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Pubblicità in Italia. Influenza USA anni 60


L’umorista Marcello Marchesi fu il più prolifico autore di testi, e in 20 anni di attività creò oltre 4000 slogan (tra cui “Falqui, basta la parola”; “Con quella bocca può dire ciò che vuole”). Nel frattempo, nel resto del mondo cominciava la “rivoluzione creativa” di Bernbach; Carosello, dopo una prima grande espansione, cominciò a costituire, per i suoi tanti vincoli, un pericolo per l’espansione pubblicitaria e aziendale in Italia, tanto che vennero prima ridotti i tempi delle scenette, poi cominciarono ad essere inseriti brevi comunicati all’interno di altri programmi televisivi.
Dopo gli anni del boom economico, il mondo pubblicitario attraversò una crisi economica e culturale, criticato dai giovani e dagli intellettuali come principale fautore del consumismo; anche per migliorare la propria immagine i pubblicitari italiani diedero vita a campagne che cominciavano a trattare di temi sociali: nel 1971 nasce Pubblicità Progresso.
Negli anni ’60 e ’70 i giovani erano i principali interlocutori della pubblicità, che si ispirava agli USA, tanto di moda in quell’epoca, e, considerando il contesto culturale dell’epoca (la “rivoluzione sessuale” degli anni ’70), cominciava ad avere chiare allusioni sessuali (slogan per la Vespa Chi vespa mangia le mele, e la campagna per i jeans Jesus).

Tratto da STORIA DELLA PUBBLICITÀ IN ITALIA di Mario Turco
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