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Divergenze di Aristotele con il pensiero di Platone

Divergenze di Aristotele con il pensiero di Platone


La giustificazione della schiavitù è data dalla gerarchia naturale delle intelligenze.
Il governo della famiglia è definito da Aristotele con il termini economia (oikos=famiglia, nomos=regola) nel cui ambito sono precisati i criteri da seguire nell’attività volta a procacciare i beni materiali necessari. La produzione della ricchezza è indicata con il termina crematistica. La prima trova un limite nelle necessità della comunità, la seconda non incontra limiti.
La comunità politica per lui si caratterizza per l’affermazione relativa alla pluralità delle forme secondarie di socialità poste dalla natura che lo stato deve mantenere in sé rispettandone l’autonomia. È in contrasto con la tesi platonica secondo cui tra l’individuo e lo stato non deve esserci alcun diaframma ma una immedesimazione di tipo organico.
Dice che il collettivismo proposto da Platone è irrealizzabile perché contrasta con la naturale struttura della società politica la quale si articola in una pluralità di forme secondarie di socialità ed è costituita da individui tutti diversi l’uno dall’altro per il diverso grado di partecipazione alla virtù. La famiglia e la proprietà sono i due istituti fondamentali dello stato, presupposto del processo di articolazione da cui s origina la società politica. Abolire la proprietà sarebbe abolire l’unico criterio per fissare la giusta ricompensa per il lavoro svolto dai singoli.
La società collettivistica non riesce neanche a realizzare l’unità: uno stato del genere si scinde in due classi contrapposte: i guerrieri che hanno la forza militare e i lavoratori che sono sottoposti ai primi.
Aristotele non è fautore di una concezione privatistica della proprietà: ritiene che la migliore proprietà sia quella privata integrata dalla comunanza dell’uso. Una proprietà in cui venga posto in risalto il fine sociale, che non sia considerata nell’unica prospettiva del singolo ma con riferimento anche alle esigenze della collettività.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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