Skip to content

La morte di Stalin 1953


A seguito della MORTE DI STALIN il 5 marzo 1953, il blocco comunista è pervaso da grande incertezza per il futuro. Il legittimo erede del dittatore, Malenkov, assume immediatamente il controllo sia del governo, come Primo ministro, sia del partito come Primo segretario. Una settimana dopo però i suoi due potenti rivali, il ministro degli Esteri Molotov e il capo della polizia segreta Berija, lo obbligano ad abbandonare la massima carica di partito in favore di CHRUSCEV. Per i successivi due anni Malenkov, Chruscev e altri colleghi sono obbligati a governare come LEADERSHIP COLLETTIVA, invece che secondo l’abituale diktat di un singolo capo. Essa inizia subito a promuovere una serie di riforme politiche (amnistia ai prigionieri politici, rilascio dei medici incarcerati da Stalin, restrizione del potere della polizia segreta) ed economiche (riduzione delle rimesse obbligatorie da parte delle fattorie collettive, aumento dei prezzi pagati ai singoli agricoltori, riduzione del prezzo degli alimentari). La maggiore flessibilità sovietica in politica estera aumenta dopo che, l’8 febbraio 1955, Chruscev riesce ad ottenere il comando del Cremino. La prima iniziativa di peso riguarda il destino politico dell’Austria: il 15 maggio 1955 viene firmato un trattato che prevede l’evacuazione di tutte e quattro le forze di occupazione del paese, che riguadagna la propria sovranità politica sotto la condizione di una perenne neutralità. Oltre ad evacuare l’Austria orientale, Chruscev il 14 maggio 1955 rinuncia ai suoi diritti previsti dall’accordo raggiunto l’anno precedente con la Repubblica popolare cinese e nello stesso mese vola a Belgrado per normalizzare le relazioni con il rinnegato regime jugoslavo. Nel 1957 Chruscev conquista definitivamente la supremazia politica. Mentre in Unione Sovietica si lavora per sviluppare una politica estera volta al dialogo e alla riduzione delle tensioni globali, Churchill si sta muovendo nella stessa direzione: il Primo ministro britannico, tornato al potere nel 1951 dopo sei anni di opposizione, è divenuto strenuo difensore della distensione. Churchill era stato fermo sostenitore delle armi nucleari, ma l’acquisizione dell’atomica da parte dell’URSS nel 1949 gli aveva fatto sorgere il timore di un possibile Armageddon che avrebbe annientato la civiltà: una volta tornato al potere conclude che i mezzi più efficaci per evitare l’olocausto nucleare siano periodici faccia a faccia tra i leader dell’Est e dell’Ovest. L’11 maggio 1953 questo veterano delle conferenze tra i grandi, propone pubblicamente la convocazione del primo summit dai tempi di Potsdam: la CONFERENZA DI GINEVRA si svolge tra il 18 e il 24 luglio 1955 e riunisce Eisenhower, Bulganin (accompagnato dal Primo segretario del Partito comunista Chruscev) e i Primi ministri di Gran Bretagna Eden (che ha definitivamente rimpiazzato Churchill nell’aprile precedente) e di Francia Faure. Non emerge niente di significativo dalle conversazioni di Ginevra, ma questa conferenza è importante non tanto per ciò che viene deciso, bensì perché rappresenta simbolicamente un importante passo avanti nella Guerra Fredda perché riapre le relazioni tra i due blocchi.
L’apoteosi del nuovo orientamento nella politica estera sovietica si raggiunge nel febbraio 1956, quando Chruscev convoca il XX Congresso del Partito comunista dell’Unione Sovietica: egli abbandona formalmente il dogma leninista dell’inevitabilità della guerra tra il mondo capitalista e quello comunista, difendendo esplicitamente la nuova politica di “coesistenza pacifica” con l’Occidente. Nella parte segreta del cosiddetto RAPPORTO CHRUSCEV egli pronuncia un roboante discorso contro i crimini di Stalin: l’arresto e l’assassinio di persone innocenti; il culto della personalità; l’insistenza su una sottomissione assoluta e indiscutibile da parte dei capi comunisti esteri che ha portato alla rottura con Tito. In aprile Chruscev scioglie il Cominform e in giugno concede un caloroso benvenuto al maresciallo Tito in visita a Mosca, pronunciando un severo discorso sulla necessità di garantire una maggiore libertà ai governi comunisti dell’Europa dell’Est. Chruscev promuove la campagna di DESTALINIZZAZIONE nella speranza di incoraggiare un’ordinata trasformazione delle relazioni tra Unione Sovietica e i suoi stati satellite sulla base del principio delle “vie alternative al socialismo”. Ma la pubblicazione del discorso di Chruscev fa ribollire i satelliti, in primis la POLONIA: nel giugno 1956 migliaia di operai della città di Poznan iniziano uno sciopero per protestare contro il potenziamento dell’industria pesante a scapito dei beni di prima necessità. In mezzo a questo tumulto crescente la leadership politica di Varsavia si orienta verso l’antistalinista Gomulka, l’unico uomo capace di tenere una linea a metà strada tra l’insurrezione anticomunista e l’intervento armato sovietico. Il 19 ottobre una delegazione sovietica guidata dallo stesso Chruscev giunge improvvisamente a Varsavia chiedendo di essere ammessa alla riunione di partito: il Partito comunista polacco rifiuta, ed elegge Gomulka a Segretario del partito. Di fronte al pericoloso movimento di truppe oltre il confine, Gomulka rassicura però i funzionari russi sulla lealtà della Polonia, dichiarando di voler seguire la campagna di destalinizzazione lanciata dallo stesso Chruscev, il quale, soddisfatto, fa bruscamente ritorno a Mosca. Pur riaffermando l’appartenenza della Polonia al Patto di Varsavia, conservando il monopolio del Partito comunista e mantenendo una rigida censura sulla stampa polacca, Gomulka riesce ad ottenere un notevole margine di manovra senza provocare la palese ingerenza sovietica negli affari interni.

Tratto da STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Alice Lavinia Oppizzi
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.