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Considerazioni sugli dei in Virgilio



Gli dei che sono rappresentati come cittadini sottoposti ai magistrati. Prima di agire i rappresentanti della repubblica mettevano in scena l'immagine di una collaborazione con gli dei. Osservazioni: 1) S non tratta l'età arcaica perchè solo circa dal II sec si han dati più complessi - 2)il rifiuto di ricostruzioni comparatistiche lo porta ad appiattire il quadro di riferimento documentario: gli dei sarebbero divenuti cittadini ligi ai magistrati a immagine di Giove che nel racconto di Ovidio accetta la parola del re-magistrato. 3) dice che siamo deformati da quasi 2 millenni di pensiero cristiano e poi trae da tertulliano le sue info, secondo cui i romani consideravano i loro dei come municipes e secondo cui a Roma un dio non era tale se non gradito dall'uomo. Quindi per questo si crede che S assuma taluni fenomeni degenerativi della religione tardo-repubblicana come autentica espressione della religiosità dei romani. Esempio: aneddoto del dialogo Giove-Numa che S assume come mito della domesticazione del dio da parte del re magistrato. Dumezil ne ha proposto un'interpretazione diversa. Numa chiede a Giove di conoscere le procedure rituali per placare la sua ira. Giove usa parole ambigue. Secondo Dumezil Giove sottopone numa a una prova e non il contrario. La prudenza di Numa è contrassegno del magistrato e del sacerdote romano quando devon interpretare segni o testi...comunque solo in questo senso la comunità degli dei non è dissociabile da quella degli uomini. Ciò comporta che la nozione di religio è legata a quelle di diligentia, prudentia, pietas. L'Eneide ci mostra il legame pietas-religio. Lo scrupolo con cui Enea compie i suoi atti rituali lo fa di volta in volta prototipo di pontefice, augure, flamine. Non è un scrupolo formale, nè quello del mago. Ma questa religio implica l'interiore convincimento di conformarsi alla volontà degli dei e fare ciò che a loro piace, implica cioè la pietas, che quindi è motivazione interna della religio. ma in Virgilio emerge anche la possibilità che gli Dei sian tenuti a una pietas verso gli uomini. Egli dice "pius" anche gli dei, invocandone la giustizia. In ciò Virgilio rielabora poeticamente alcune tendenze già presenti nella religion romana. In caso di emergenza in cui ad esempio è in gioco la sopravvivenza e il culto in un città, gli dei posson assoggettarsi alle sollecitazioni del magistrato. Anche in età augustea comunque si avverte che la miglior transazione con gli dei è simile a quella che lega il cliens fedele al potente patronus. Il romano può anche sollecitare dagli dei una pietas come forma di reciproca giustizia, ma non potrà imporla.

Tratto da STORIA DELLE RELIGIONI di Dario Gemini
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