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La letteratura artistica tra Rinascimento e Controriforma


Questo per dire che non sarebbe corretto vedere nelle espressioni della letteratura artistica rinascimentale e, soprattutto, tardo rinascimentale, una sorgente esclusivamente dottrinale o classicista. Nella stessa architettura possiamo opporre alle astrazioni filologiche di Andrea Palladio l'empirismo e l'adattabilità alla concretezza delle situazioni di Sebastiano Serlio (i cui sette libri di architettura furono i primi a parlare con scopi più pratici che teorici), di Pellegrino Tibaldi (le cui opere si ispiravano alla visione in presa diretta di quelle manieriste, in primis di Michelangelo), di Philibert de l'Orme (coi suoi ghiribizzi naturalistico – fantastici). E se si volesse trasporre la querelle dall'ambito dell'architettura a quello della pittura, basterebbe citare il trattato del manierista lombardo Giovanni Lomazzo, Trattato dell'arte della pittura, scoltura et architettura, dove si parla spesso di figura serpentinata, furia della figura, o dove si insiste sul “maggiore diletto e piacere” del colore rispetto al disegno.
Non possiamo interpretare il rigoglio quantitativo e la varietà qualitativa della letteratura teorica artistica cinquecentesca come semplice ripresa neomedievale connessa al processo socio – economico di rifeudalizzazione, pur basandosi la trattatistica cinquecentesca su una fiducia  tutta aristotelica nella trasmissibilità didattica dell'arte intesa come scienza e dottrina (concetto diverso dalla vecchia prassi di bottega che fu del Medioevo e dalla futura istintività romantica).
Nascono le Accademie delle arti del disegno, segno tangibile della volontà artistica rinascimentale di costituire un dotto apparato capace di competere efficacemente con le analoghe associazioni di poeti, letterati e filosofi.  Posando i nostri occhi sul contesto perugino, troviamo Danti e Zuccaro.  Vincenzo Danti, nel suo Primo libro del trattato delle perfette proporzioni, inserisce l'abillità unica ed individualissima di Michelangelo in uno spirito normativo del tutto estraneo al Buonarroti.  Federico Zuccaro, nel suo L'idea de' Pittori, Scultori, ed Architetti, cerca di sviluppare, invece, una teoria generale e astratta dell'arte che ne rivendichi definitivamente la nobilità.
L'ambito particolare del Veneto

Paolo Pino, nel suo Dialogo di pittura, afferma la supremazia della scuola veneta su quella fiorentina, usando come termini di paragone Tiziano e Michelangelo.

Giovan Battista Armenini, nel suo De' veri precetti della pittura, consapevole, come Vasari, della decadenza della pittura contemporanea, ripropone con maggiore sistematicità la prassi tecnica e l'impalcatura teorica del manierismo centro – italico.


Tratto da STORIA E CRITICA DELL'ARTE di Gherardo Fabretti
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