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La tradizione guidistica a Firenze nel '500


A Firenze la tradizione guidistica continua con Francesco Bocchi (1591) e il suo Bellezze della città di Firenze, poi continuato e aggiornato nel 1677 da Giovanni Cinelli, poi continuata nelle guide del Carlieri prima e, a '700 inoltrato, nel repertorio sulle chiese del Richa e nell'Osservatore del Lastri. A Venezia la situazione si normalizza con la guida di Francesco Sansovino (1556 ed edizioni successive). La guida del già più volte citato Marco Boschini (1660), pur non presentando la stessa emotività e percettività della Carta del navegar pittoresco [cercare], tradisce una più esplicità sensibilità estetica per quanto riguarda il secolo d'oro della pittura veneziana, anche se finisce per penalizzare i veneti primitivi e le maniere pittoriche non locali.  Boschini è un artista, anche se mediocre. E artisti sono molti dei compilatori di guide tra Cinque e Settecento: Baglione, Pietro Lampo, Ratti, Baldassare Orsini. Ad artisti minori, come Giacomo Barri e Luigi Scaramuccia, dobbiamo attirbuire i primi tentativi organici di guide rapide dell'intera penisola, subentrate alle più erudite ed umanistiche guide di Fichard (1536) e Leandro Alberti (1550). Ma anche quando i compilatori di guide sono eruditi e letterati, sono per solito legati al mondo degli artisti e del mercato: Malvasia, Scipione Maffei, Da Morrona. Le opere di questi personaggi sono di timbro marcatamente erudito, fatto spiegabile con l'intento di riallacciarsi all'originaria vocazione antiquaria della letteratura periegetica, ma allo stesso tempo animati da una passione documentaria nuova.

Tratto da STORIA E CRITICA DELL'ARTE di Gherardo Fabretti
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