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La rivoluzione russa del febbraio 1917


Nel marzo del 1917 i tumulti e le dimostrazioni verificatesi nella capitale a causa della carenza di pane e carbone assunsero maggior gravità, i battaglioni inviati per reprimerli finirono per fraternizzare, l’autorità collassò e il popolo cercò la guida nella duma, che ignorò un decreto di scioglimento approvato dal governo e instaurò un governo provvisorio. Nicola II abdicò in favore del fratello Michele, che a sua volta abdicò e si sottomise alla decisione del governo provvisorio; aveva così fine il dominio dei Romanov.
Il governo promissorio venne riconosciuto con favore dagli USA e dalle democrazie occidentali, anche se fin dall’inizio il nuovo regime si trovò alle prese con un rivale, il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado: esso si insediò nel palazzo della duma e cominciò ad affermare la propria autorità, emanando l’Ordine n. 1 con cui si affermava che le truppe dovevano essere guidate da comitati eletti. Altri soviet cominciarono a formarsi e al I congresso dei soviet venne eletto un comitato esecutivo che divenne il supremo organismo dei soviet.
Il governo provvisorio durò qualche mese, dando prova di liberalismo (promozione di democrazia e libertà, uguaglianza di fronte alla legge) ma anche di totale incapacità nel risolvere problemi urgenti (continuò la guerra, non varò una definitiva riforma agraria, si rivelò incapace di frenare l’inflazione), un’incapacità che derivava da autorità e poteri limitati e dalla concorrenza con il soviet. Le decisioni fondamentali dovevano essere sottoposte a un’assemblea costituente, che però non venne convocata a tempo debito, assegnando così il potere ai bolscevichi guidati da Lenin.

Lenin assunse una posizione estremistica e intransigente con le “tesi di aprile” in cui dichiarava che la rivoluzione borghese era già stata attuata in Russia e che la storia stava passando alla nuova fase socialista segnata dalla conquista del potere da parte del proletariato e dei contadini poveri. Sebbene in un primo momento Lenin fosse isolato, gli eventi volsero a suo favore (guerra e disgregazione economica): le crisi e le agitazioni portarono alle “giornate di luglio”, in cui la popolazione e i bolscevichi tentarono di impadronirsi del potere, ma la ribellione si spense quando il soviet rifiutò di avvallarla; i bolscevichi fuggirono al’estero mentre il ministro L’vov rassegnava le dimissioni. Le crisi non cessarono e il governo, per ricercare un’ampia intesa, convocò una conferenza statale, che però non fece altro che distanziare socialisti e non socialisti. La classe media si riunì attorno al generale Kornilov, che stava preparando un colpo di Stato, ma la mobilitazione della popolazione riuscì a fermarlo e a trarre vantaggio dall’episodio furono soprattutto i bolscevichi, che vennero rilasciati e assunsero il controllo sulle masse. Il governo promissorio conobbe così una nuova crisi.

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