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Pubblicità e comunicazione. Comsumo e produzione


La pubblicità oggi tenta di restituirci l’idea che qualsiasi unità modulare se ripetuta in modo rumoroso e ridondante finirà per imporsi; l’industria pubblicitaria sta tentando di estendere i principi dell’automazione ad ogni aspetto della società. Ogni annuncio è in realtà molto stupido, ma sono in realtà pensati per essere percepiti dal subconscio, sono studiati da specialisti per raggiungere l’uomo moderno assopito dalla tecnologia, e lo bombardano sempre più forte affinchè possa, senza accorgersene cadere sconfitto. Ogni soluzione pubblicitaria è ormai relegata ad appellarsi all’ambito dell’esperienza, bisogna aumentare ad ogni modo la partecipazione del pubblico, il prodotto in sé ha perso importanza. Il pubblico viene incluso nell’esperienza dell’annuncio e diventa al contempo consumatore e produttore. Si tende esclusivamente all’immagine iconica, non si spinge più nemmeno sulla “Reason Why”, la comprensione è immediata e fornitaci dall’immagine; tutti gli slogan sono giochi di parole che servono a distrarre la mente del lettore mentre la visualità ne assopisce ulteriormente le facoltà attaccandolo. Se la pubblicità è ingannevole, negativa o anti etica viene criticata, ma i pubblicitaria sanno che nessuno applaude meglio di chi protesta. La pubblicità è una forma autodistruttiva di pubblico divertimento. Con il cinema e l’alta definizione calda ogni immagine era una pubblicità, ogni oggetto portato dai divi doveva essere comprato, con la partecipazione del medium freddo televisione questo fattore si è attenuato; la radio aveva in mano solo lo strumento volgare e nauseante della canzoncina per imprimersi nell’ascoltatore.

Tratto da STORIA E STRUMENTI DELLA COMUNICAZIONE di Asia Marta Muci
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