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Politiche fiscali e minetarie del fascismo. Guerra d'Etiopia


LE POLITICHE ECONOMICHE DEL FASCISMO
Le politiche fiscali e monetarie

Questo periodo dal punto di vista delle politiche monetarie lo possiamo dividere due fasi, una dal 22 al 29 e la seconda fino alla seconda guerra mondiale.

Nella prima fase Mussolini cerca di riportare l'Italia all'interno del gold standard, e per fare questo è costretto a far diventare debito pubblico l'emissione di carta moneta fittizia, emettendo quindi titoli per la differenza fra la moneta in circolazione e l'oro disponibile. Il debito pubblico viene venduto sul mercato internazionale anche a Francia e Inghilterra cui l'Italia si avvicina anche perché il fascismo è visto come un baluardo contro il comunismo.

Poi c'è il ministro alle finanze ed esterni che attua drastici tagli alla spesa pubblica, soprattutto spese militari. Il bilancio della Stato torna in pareggio.
La Banca d'Italia interviene come negli anni precedenti per salvare le banche e le imprese in difficoltà attraverso un aumento della liquidità che con i tagli alla spesa pubblica fa aumentare l'inflazione.
Nel 1926 Mussolini fissa la quota 90 per il corso della lira rispetto alla sterlina, una sopravvalutazione per questioni di prestigio. Questo causò problemi con l'esportazione ma Mussolini azzardò perché faceva anche una politica di deflazione abbassando salari e stipendi approfittando della dittatura: è chiaro che partiti e sindacati se ci fossero stati avrebbero bloccato queste decisioni.
In questo quadro si arriva al 1929. Fino al 1936 l'Italia mantiene il gold standard e riprende la spesa pubblica a sostegno dell'economia, fra cui le spese per la guerra in Etiopia ( 1936). Si crea un nuovo disavanzo di bilancio per cui Mussolini esce definitivamente dal gold standard. Viene fatta la giornata della fede, dove si invitano i cittadini a donare l'oro.

In questo quadro l'Italia arriva alla seconda guerra mondiale.

Mussolini cerca di mantenere la linea del gold standard anche se ci sono dei costi per i rapporti tra le diverse valute. Ad es. quota 30 danneggia le esportazioni. Il quadro cambia quando anche in Italia si è costretti ad abbandonare il gold standard.
Da un lato il sistema non riusciva più a  sostenere la conversione, in più c'era la guerra in Etiopia: ci fu una politica di riarmo e quindi spesa pubblica.

Cosa accadde nella politica economica italiana nel periodo fascista?
Il regime spesso si identifica nell'agricoltura (bonifiche, battaglia del grano) perché si voleva evitare la concentrazione di persone come nelle grandi città. In realtà non è del tutto corretto perché fece molto anche per l'industria con riflessi positivi nell'agricoltura  (ad es. le bonifiche nell'Agropontino rendono necessari macchinari, concimi).

Tratto da STORIA ECONOMICA CONTEMPORANEA di Barbara Pavoni
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