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Le rivoluzioni russe e l’Unione Sovietica

La Russia imperiale entrò nella prima guerra mondiale prevedendo una rapida vittoria sulle potenze centrali, ma tale illusione fu infranta nel marzo 1917, quando scoppiarono a Pietroburgo scioperi e sommosse al quale si unirono alcuni soldati. Il 12 marzo i dirigenti degli scioperanti e dei soldati si riunirono ai rappresentanti dei vari poteri socialisti in un Soviet dei rappresentanti degli operai e dei soldati. Quello stesso giorno un comitato della Duma decise di formare un governo provvisorio che comprendeva una eterogenea raccolta di aristocratici, intellettuali e parlamentari e doveva dividere il potere con il soviet di Pietrogrado; il nuovo regime proclamò la libertà di parola, di stampa e religione, decise di convocare un’assemblea per determinare la forma permanente di governo per la Russia e di continuare la guerra con la Germania che gli determinò la sua rovina- Lenin, leader della fazione bolscevica dei partiti socialisti russi, fece ritorno a Petrogrado nell’aprile 1917 e cominciò una campagna inerosabile contro il governo provvisorio: quest’ultimo lacerato da dispute interne e incapace di affermare la propria autorità, offrì scarsa resistenza quando il 25 ottobre del 1915 una folla che si definiva di Guardie rosse, occupò il Palazzo d’Inverno, sede del governo. Il giorno seguente Lenin formava un nuovo governo, chiamato Consiglio dei commissari del popolo.
Nel marzo 1918, il governo pose fine alla guerra con la Germania col trattato di Brest-Litorsk, ma dovette affrontare l’opposizione dell’armate Bianche; nel tentativo di sopravvivere e mantenere il potere i bolscevichi introdussero una drastica politica ed un governo a partito unico, la “dittatura del proletariato”, di cui Lenin era la voce. Nelle elezioni per l’assemblea costituente, i socialisti rivoluzionari, avversari dei bolscevichi, ottennero una larga maggioranza ma quando l’assemblea si riunì, Lenin mandò truppe per scioglierla dopo la prima sessione. Nel 1922 Lenin decise di creare una federazione, l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (Urss) che comprendeva la Repubblica socialista federativa sovietica russa, le repubbliche dell’Ucraina, della Russia Bianca e della Transcaucasia. Nel marzo 1921, al momento della firma del trattato di pace con la Polonia, i comunisti non era più minacciati da un’opposizione attiva, ma l’economia però era nel caos. Di fronte alla prospettiva della paralisi economica e all’eventuale rivolta contadina, Lenin capovolse gli indirizzi precedenti con la cosiddetta nuova politica economica in cui l’imposta in natura sulla produzione agricola sostituì le requisizioni obbligatorie e i contadini potevano vendere le eccedenze ai liberi prezzi di mercato, le piccole industrie furono ripristinate e i settori dominanti dell’economia rimasero di proprietà statale. Dopo la morte di Lenin furono 2 i maggiori contendenti: Trackij e Stalin, e nel1928 il controllo di Stalin sul partito e sul paese era assoluto. Il programma staliniano di “socialismo in un solo paese”, implicava un massiccio rafforzamento dell’industria russa per rendere il paese autosufficiente e potente nei confronti di un mondo ostile; nel 1929 lanciò il primo piano quinquennale definito “seconda rivoluzione bolscevica”, in cui si insistette che i contadini dovevano essere organizzati in aziende agricole statali, ma essi si opposero a questa collettivizzazione. Nel 1933 il governo inaugurà il secondo piano quinquennale in cui i beni di consumo dovevano essere particolarmente privilegiati. Il terzo piano fu invece interrotto dall’invasione tedesca del 1941.

Tratto da STORIA ECONOMICA di Marco D'Andrea
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