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La crisi finanziaria e politica della monarchia


Tra il 1754 e il 1789 si succedettero in Francia ben 19 direttori delle finanze,a causa dei fallimenti derivati dai provvedimenti presi da questi politici.
L'economia francese era in crisi per via dell'insufficienza delle entrate statali riguardo al carico delle spese pubbliche e l'unica via verso un risanamento finanziario era costringere o convincere i ceti privilegiati a contribuire in proporzione alle loro ricchezze.
Due furono le strategie messe in atto per uscire dalla crisi:

la prima tentata da Turgot  => consisteva nello spostare il peso maggiore delle imposte sulla proprietà terriera e nel puntare su un incremento delle entrate che sarebbe stato il naturale effetto dello sviluppo economico.
La seconda che mirava a una riduzione delle spese e degli sprechi,fu la via imboccata da J.Necker(banchiere di Ginevra)che venne posto al timone delle finanze francesi nell'ottobre 1776. Egli abolì molti uffici,ridusse le spese della corte,unificò varie casse,riformò e rese più redditizia l'amministrazione del demanio regio;evitò inoltre di inasprire le tasse e ricorse al credito caricando i bilanci futuri di nuovi aggravi per il pagamento degli interessi.
Dopo il suo licenziamento e anni di immobilismo,il nuovo controllore generale Charles-Alexandre de Calonne,decise nel 1786 di porre il sovrano di fronte alla realtà:il deficit superava i 100 milioni e metà del bilancio era usato come pagamento per il sanamento del debito pubblico. L'unica soluzione era adottare riforme radicali,che prevedevano un'imposta fondiaria detta "sovvenzione territoriale",proporzionale alla rendita,pagabile in natura e gravante senza eccezioni su tutti i proprietari terrieri,nobili ed ecclesiastici compresi;prevedeva anche la liberalizzazione commerciale e l'eliminazione di dogane interne.
Nel 1787 venne convocata a Versailles un'assemblea di notabili che si opposero al programma di riforme proposte da de Calonne.
Il re dunque decise di sostituire de Calonne con l'arcivescovo di Tolosa de Brienne che mantenne la sovvenzione territoriale ideata dal precedente ministro,ma non evitò che l'assemblea si sciogliesse nel maggio dello stesso anno.
Sciolta l'assemblea,fu il Parlamento parigino a prendere la guida dell'opposizione rifiutando le proposte dell'arcivescovo e nell'opinione pubblica oramai era costante il riferimento agli Stati Generali come all'unica istanza che poteva discutere riguardo al futuro economico del paese.
Così il responsabile delle finanze convocò gli Stati Generali per il primo di maggio dell'anno successivo e poi si dimise,costringendo Luigi XVI a richiamare Necker.
Il 25 settembre il Parlamento della capitale francese dichiarò le modalità che dovevano essere rispettate dall'assemblea come l'ultima volta che era stata convocata(nel 1614),con tutti i rappresentanti dei 3 ordini riuniti.

Tratto da STORIA MODERNA - 1492-1948 di Selma Aslaoui
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