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Poveri e marginali nell’Europa d’antico regime


Per considerare gli strati inferiori è bene rifarci alla distinzione, proposta, tra gli altri, da JEAN-PIERRE GUTTON, tra poveri “strutturali”, ovvero coloro che anche in tempi normali vivono in tutto o in parte di elemosine, e poveri “congiunturali”, ovvero tutti coloro che ricavavano di che vivere o appena dal loro lavoro e che sono quindi alla mercè del sopraggiungere di un’infermità, della vecchiaia, della disoccupazione o di una carestia.
Durante il Medioevo il povero era considerato come una controfigura del Cristo, ma nell’età moderna egli appare sempre più una minaccia per l’ordine costituito e per la salute pubblica ed è considerato come un potenziale delinquente da scacciare o da reprimere. Questa evoluzione è causata dal mutamento  di valori e prospettive dell’età del Rinascimento  e della Riforma protestante e aumento del pauperismo conseguente all’aumento demografico e all’allargarsi della forbice tra prezzi e salari.

Al povero residente, che nella città o nel villaggio aveva il suo posto riconosciuto, tende a sostituirsi il vagabondo, il marginale, privo di radici che vive di espedienti e che è spesso dedito alla frode o al furto ed è sospettato di portare malattie e di fomentare rivolte e tumulti. Nei loro confronti, prima le città e poi gli Stati, cercarono delle soluzioni, prendendo dei provvedimenti mano a mano più severi che comprendono l’espulsione dei poveri forestieri, il divieto di accattonaggio, sostituito da forme di assistenza su base cittadina o parrocchiale (finanziato con speciali tasse), e l’obbligo di lavoro per i poveri validi. Esempio pratico di queste disposizioni è l’editto regio del 1662 emanato in Francia che stabilì che in ogni città e borgo del paese si dovesse aprire un ospizio generale. Naturalmente né i metodi repressivi né le misure repressive riuscirono a risolvere il problema, che era molto ampio, per cui le torme cienciose dei vagabondi e dei mendicanti, ai quali si mescolavano veri e finti storpi, prostitute, falsi pellegrini, venditori ambulanti ecc.., continuarono a caratterizzare il panorama sociale dell’antico regime.
Lo sviluppo tra Settecento e Ottocento del sistema di fabbrica, da un lato trasformò queste masse nella nuova classe operaia, da un lato, e dall’altro contribuì al formarsi di un nuovo “proletariato straccione” a causa dell’incremento demografico accelerato e dei fenomeni di disoccupazione e di crisi che esso produsse.

Tratto da STORIA MODERNA - 1492-1948 di Selma Aslaoui
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