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Religione e burocrazia sotto Filippo II


A quell’epoca era convinzione che l’unità religiosa fosse la condizione e il presupposto dell’unità politica e la migliore salvaguardia contro le discordie civili. Inoltre l’intransigenza religiosa rispondeva perfettamente ad un’aspirazione del popolo castigliano, eredità della Reconquista (in cui la limpidezza della fede corrispondeva alla limpieza de sangre).
La sede della corte fu trasferita da Valladolid a Madrid, al centro della Spagna in cui si fece costruire una residenza estiva : l’Escorial, metà palazzo e metà monastero e dove Filippo dirigeva tutte le pratiche del regno. Di qui una grande lentezza burocratica.   Questo accentramento non va confuso col centralismo delle monarchie assolute dei secoli XVII e XVIII: Filippo rimase fedele alla concezione di Carlo V per la quale ogni Paese doveva mantenere i propri ordinamenti e le proprie individualità, ed essere uniti solo nella figura del sovrano.
Venne esteso e perfezionato il sistema dei Consigli composti da giuristi ed ecclesiasti  Consiglio di Stato : politica estera, Consiglio dell’Inquisizione, Consiglio di Azienda :finanze, inoltre vi erano Consigli preposti a diversi compelssi territoriali in cui sedevano rappresentanti dei Paesi interessati.
Nel 1580 si estingue la dinastia degli Aviz in quanto il Portogallo con i suoi possedimenti coloniali fu annesso alla corona spagnola, esso mantenne la sua forma di governo e le sue leggi, sotto un nuovo Consiglio formato solo da Portoghesi. La quota dei metalli preziosi americani spettante alla corona non superò mai il 20-25% delle entrate complessive, il resto era costituito da imposte dirette, indirette e dai contributi del clero.  Il sistema tributario penalizzava i ceti produttivi e privilegiava le rendite parassitarie, e lungo la seconda metà del Cinquecento la popolaione venne sottoposta a sempre più grandi sacrifici dalle richieste del “re prudente”; inoltre i soldi prelevati erano spesso spesi lontano dalla patria, a causa degli impegni militari della monarchia, e andavano così ad arricchire altri Paesi.
 In quest’epoca ci fu una decadenza di alcune attività industriali prima fiorenti, le sete andaluse e le lane di Segovia e Burgos, e il commercio internazionale era quasi tutto nelle mani di stranieri. Ma l’agricoltura, già sfavorita dalle condizioni geologiche e climatiche, venne penalizzata per favorire l’allevamento transumante di pecore. Dal  1570 la Spagna divenne un Paese importatore di cereali e l’ultimo decennio del 1500 fu segnato da gravi pestilenze e carestie che avviarono un secolare declino della popolazione e dell’economia iberica in particolare quella castigliana.

Tratto da STORIA MODERNA - 1492-1948 di Selma Aslaoui
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