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La crisi del 1600


Durante la prima metà del Seicento si concluse in tutta l'Europa la fase espansiva del lungo secolo XVI. La vita economica europea entra adesso in una lunga fase caratterizzata da contrazioni, stagnazioni e crisi e il fenomeno è immediatamente notabile nella contrazione del volume degli scambi commerciali tra il 1618 e il 1630: l'importazione dei metalli preziosi dalle Indie Occidentali si riduce enormemente, la paralisi del commercio mediterraneo si aggrava, le esportazioni di grano dall'Europa orientale subiscono notevoli cali. Non era però il commercio la causa dei fenomeni di crisi, e sostanzialmente non era nemmeno quello il loro campo prediletto d'azione.
Non si spiegherebbe, infatti, come proprio nel 1600 gli olandesi costruirono il loro impero commerciale mondiale e gli inglesi gettarono le basi del proprio, mostrando al resto del mondo come per l'appunto in tempi di crisi e di prezzi agricoli discendenti o stagnanti si poteva investire nel commercio e trarne degli utili; a patto che si abbandonassero le vie e le aree tradizionali e si sfruttassero con sistematicità e coerenza le nuove.
La stagnazione e la crisi dunque regnarono ma non nell'ambito commerciale. Notevole fu l'arresto dell'incremento demografico già nel primo terzo del Seicento, che aveva caratterizzato il periodo precedente invece e il fenomeno si notò maggiormente nelle regioni europee meridionali. Sulle cause di questa enorme inversione di tendenza che dominò per 150 anni gli storici non si sono ancora fatti una idea precisa. Là dove le cause possono essere attribuite alla guerra e alle sue conseguenze le cose sono relativamente semplici ma non si può dimenticare, d'altro canto, che l'attività bellica ebbe pur sempre carattere regionale.
Non è nemmeno facile chiamare in causa la sovrappopolazione e dunque supporre che esistessero le premesse per una crisi malthusiana ma è anche vero che la crescita demografica europea all'inizio del Seicento aveva assunto proporzioni tali che misure limitative sul genere di quelle considerate tipiche del meccanismo demografico preindustriale divennero indispensabili proprio nei luoghi dove la guerra non aveva contribuito a sfoltire la popolazione.
In Inghilterra è ad esempio dimostrato che dopo la metà del secolo si praticò la pianificazione familiare, anche per il verosimile desiderio del capofamiglia di conservare o migliorare con la limitazione delle nascite uno standard di vita raggiunto con fatica. In Francia la situazione fu meno favorevole, considerato che chiare tendenze alla pianificazione familiare non emergono prima del tardo Settecento. In precedenza, all'epoca di Luigi XIII e XIV alla regolamentazione avevano provveduto soprattutto le brevi ma violente carestie e le impennate dei prezzi, nonché le guerre e le epidemie.
Nell'ambito dell'agricoltura la produzione di cereali regredì sensibilmente e numerose terre coltivate tornarono a pascolo e a prato. Tuttavia la crisi agricola del 1600 non è assolutamente paragonabile a quella del tardo medioevo. Qui, infatti, ci fu paralisi nella domanda anelastica degli alimenti di base mentre adesso si unì l'aumento della domanda elastica di prodotti agricoli specializzati.

Tratto da STORIA MODERNA di Gherardo Fabretti
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