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Hume - Alcuni aspetti del confronto tra politeismo e monoteismo

La questione della tolleranza

Inconveniente del politeismo: autorizzare pratiche e opinioni barbare e corrotte. Ma un vantaggio dell'idolatria: limitando i poteri delle sue divinità ammette naturalmente gli dei di altre sette e popoli e concilia tutti.
Il teismo è l'opposto per vantaggi e svantaggi: il culto di altre divinità viene considerato empio, anche se avere un solo dio limita le pratiche corrotte. Le varie sette, quando ciascuno è convinto della bontà della propria, finiscono per scontrarsi. L'intolleranza di quasi tutte le religioni che han mantenuto l'unità di Dio è notevole quanto la tolleranza dei politeisti.
Il cristianesimo tollerante c'è solo grazie ai magistrati civili. Comunque secondo Hume di rado la corruzione del politeismo e dell'idolatria è più perniciosa di quella di un teismo portato ad effetti fanatici.

La questione della mortificazione

La corruzione delle cose migliori genera le peggiori. Quando la divinità è rappresentata infinitamente superiore al genere umano questa credenza, unita a terrori superstiziosi, può sommergere lo spirito umano nell'avvilimento e rappresentargli virtù come mortificazione e penitenza. Siamo più a nostro agio invece quando sappiamo ad esempio che un dio è stato promosso da un rango inferiore a uno superiore. Gli eroi del paganesimo (Ercole, Romolo ecc) corrispondono esattamente ai santi romani (Francesco) e Maomettani. Prima per conquistare onori celesti si distruggevano i mostri, ora ci si avvilisce ed umilia. Il Machiavelli osservò che le dottrine della religione cristiana che raccomandano solo coraggio passivo e sofferenza avviliscono lo spirito degli uomini.

La filosofia al servizio della superstizione?

La corruzione delle cose migliori genera le peggiori. Esaminando bene le antiche mitologie pagane vediamo che non contengono quelle assurdità che poteva sembrare contenessero. Il loro mondo sembra coerente internamente. Tutta la loro teologia consiste più in narrazioni tradizionali e pratiche superstiziose che non in argomenti filosofici. Ma dove il teismo è principio di una religione popolare, la filosofia può incorporarsi a tale sistema teologico. La filosofia in questi casi si lascia pervertire e si mette al servizio della superstizione, correggendo le sue assurde incoerenze. Dal ragionevole si tende a passare all'assurdo.

Tratto da STORIA NATURALE DELLA RELIGIONE di Dario Gemini
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