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Risposta "altro"


La categoria di risposta “altro” viene inserita se si pensa che le categorie esistenti non esauriscano le possibili risposte. La domanda chiusa diventa in parte una domanda aperta: le risposte dovranno essere analizzate e raggruppate in ulteriori categorie pertinenti (il ricercatore può decidere di non tenerne conto nell’analisi dei dati).
Domande sostanziali, le cui risposte costituiscono i dati a cui è interessato il ricercatore;
Domande con scopi interattivi e asserzioni introduttive: lo scopo è mettere a suo agio l’intervistato, atmosfera di fiducia; spesso aperte, sono precedute da una o più asserzioni introduttive, per chiarire il compito e/o il cambio di argomento.
Domande filtro: servono a discriminare tra gli intervistati, a selezionarli rispetto ad una qualche caratteristica. Formato dicotomico; devono essere chiare le istruzioni circa qual è la domanda che l’intervistatore deve porre a seconda della risposta data dall’intervistato. Scopi: individuare a quali intervistati è rilevante porre certe domande per evitare di “appesantire” l’intervista, evitare di raccogliere pseudopinioni oppure dati errati; la domanda deve essere fraseggiata in modo che il soggetto percepisca come “normale” non avere un’opinione; l’uso di domande filtro provoca sia una diminuzione nel numero di risposte, sia una modificazione nel tipo di opinioni o atteggiamenti e che questi fenomeni non sempre riflettono reale ignoranza.
Domande quasi filtrate: per discriminare i soggetti che hanno un’opinione da quelli che non ce l’hanno, vengono usate le alternative di risposta “nessuna opinione” e “non so”;
Domande filtrate: prima di porre la domanda vera e propria, si chiede ai soggetti se hanno una opinione sul problema (utili nei questionari, discriminano gli ignoranti e chi non ha un atteggiamento in merito da chi ha le conoscenze necessarie o un’opinione).
Domande buffer: sono “distrattori”, con lo scopo di distogliere temporaneamente l’attenzione dell’intervistato dalle domande precedenti in modo che ne dimentichi il contenuto.

Un altro criterio in base al quale suddividere le domande è il numero di risposte che il soggetto deve e può dare. Con la domanda a risposta multipla, il soggetto deve scegliere almeno una delle alternative presentate (da una lista, in cui la natura degli oggetti deve essere omogenea), dando risposte che non si escludono a vicenda. Gli oggetti elencati devono essere esaustivi e situarsi ad uno stesso livello di categorizzazione della variabile, in modo che una categoria non ne includa un’altra. All’intervistato può essere assegnato un compito di rank ordering, in cui egli assegna un ordine di importanza o di preferenza alle alternative per lui rilevanti. Il numero di item elencati non deve superare 4/7 item.
Nella modalità orale, se la lista è troppo lunga il soggetto si stanca di ascoltare o dimentica, aumentando la probabilità che risponda a caso (effetto primacy: sceglie tra le prime perché ha posto maggiore attenzione, effetto recency: sceglie tra le ultime perché le ricorda meglio).
Per facilitare il compito sia dal punto di vista cognitivo sia da quello motivazionale è possibile suddividere il compito in due o più sottocompiti distinti o trasformare la D a risposta multipla in più D a risposta forzata.
La domanda a risposta dicotomica è un sottotipo della domanda a scelta forzata.

Tratto da TECNICHE DELL'INTERVISTA E DEL QUESTIONARIO di Alessio Bellato
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