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Uso sociale tecnopolitica contro interattività passiva


L’uso sociale delle nuove tecnologie
L’uso di queste sperimentazioni, come precedentemente accennato, mira alla creazione di una cittadinanza attiva; si sostiene che con il passaggio da una comunicazione unidirezionale a una interattiva si supererebbe la condizione di passività del cittadino. In realtà il processo non è lineare, e vi sono alcune insidie. Emerge innanzitutto il potere della domanda più che quello della risposta: in referendum o plebisciti potrebbero esserci soluzioni diverse rispetto a quelle proposte ai cittadini; se queste non vengono indicate, l’area decisionale risulta ristretta e il potere di scelta risulta sostanzialmente limitato. Il passaggio dall’unidirezionalità all’interattività non garantisce allora una crescita della democrazia, e anzi può crescere l’uso di un consenso distorto per attribuire legittimazione democratica a soluzioni guidate dall’alto; l’interattività può diventare semplice ratifica.
Si pone allora la questione sull’uso sociale delle nuove tecnologie, considerato dal punto di vista dei destinatari. L’utente può essere allora consumatore di mezzi e messaggi, produttore di un’opinione individuale, attore sulla scena domestica, cittadino nella società civile; e si distingue come ricevitore di messaggi, utilizzatore di mezzi, utente e soggetto consumatore o elettore.
Questi diversi profili mettono in evidenza come l’utente ricorra a una serie di strategie di risposta diverse a seconda dei messaggi a cui si interfaccia.

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