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Polarità opposte in azione

Polarità opposte in azione    


Per molto tempo è stata utilizzata la prescrizione come metodo efficace per mantenere una chiara direttività in seduta e per far sentire la presenza terapeutica negli intervalli tra le sedute, per avere un riscontro sulla diligenza della famiglia nell’eseguire le prescrizioni o per sfidarla sul suo stesso territorio tramite ingiunzioni paradossali.    
Oggi la modalità prescrittiva è cambiata e ha subito uno spostamento di livello: da un piano comportamentale, di risoluzione del sintomo, l’azione in terapia come negli intervalli tra le sedute diventa un mezzo creativo per andare a scoprire conflittualità nascoste e profonde, di cui il sintomo del paziente designato rappresenta solo un punto di riferimento. Non ci interessa tanto vedere l’insieme familiare, quanto “fotografare” alcuni particolari, alcune sequenze di rapporto. Che vogliamo poi ingrandire e ritualizzare nel corso della terapia.        
L’efficacia del rito in terapia sembra legata al fatto che esso non conduce a un codice apprendibile una volta per tutte, ma rappresenta uno stimolo costante e un potenziale apportatore di informazione nuova. Esso diventa uno strumento per ridare un senso al mondo personale dell’individuo.   

Tratto da TEMPO E MITO IN PSICOTERAPIA FAMILIARE di Antonino Cascione
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