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L'intenzione d'autore nell'interpretazione dei testi


Il metodo dei passi paralleli presuppone non solo che l'intenzione d'autore sia un criterio valido per interpretare i testi, ma anche che l'intenzione d'autore sia coerente. Lo ricorda Chladenius. Se non si presuppone coerenza nel testo, vale a dire, se non c'è intenzione,un parallelismo è un indizio troppo debole, una coincidenza aleatoria: non ci si può basare sulla probabilità che òa medesima parola abbia lo stesso senso in due occorrenze diverse.
Il parallelismo di due passi sarà utile se, e soltanto se, essi rimandano ad una intenzione coerente. Baudelaire rivendicava il diritto a contraddirsi, anche verso dopo verso, così se un autore cambia parere da un istante ad un altro, da una frase all'altra, i parallelismi di parola diventano molto incerti.
Questo metodo dunqye presuppone la coerenza, o, in mancanza di essa, la contraddizione, che è a sua volta coerenza perchè ha la caratteristica di poter essere eliminata da una coerenza superiore. Ma se non ci fossero né l'una né l'altra? Né coerenza né contraddizione? Sempre Chladenius esaminava altri due ostacoli alla validità del metodo dei passi paralleli: i generi e i tropi.
Con illusione dei generi intendeva dire che non ci si attende da un'opera letteraria la stessa coerenza che da un trattato filosofico. Con illusione metaforica si riferiva all'errore che consiste nel dedurre che “venendo la parola presa in un altro o più punti in siffatto senso figurato, lo stesso debba essa avere anche in un altro luogo”. È il solito errore che porta alla iperinterpretazione, o al controsenso; lo stesso errore che Riffaterre rimproverava a Jakobson e Lèvi – Strauss. Insomma, gatto non vuol dire sempre donna, specchio non vuol dire sempre memoria e così via...
Il metodo dei passi paralleli è lo strumento per eccellenza della critica della coscienza, della critica tematica e della psicocritica: si tratta sempre, a partire da passi paralleli, di cogliere un reticolo latente, profondo, subcosciente o incosciente. È possibile citare un'analisti letteraria che stigmatizzi fino in fondo il metodo dei passi paralleli? Verrebbe da citare Roland Barthes e il suo S/Z, il cosiddetto libro dell'esecuzione dell'autore. Barthes fa una scelta di lettura rigorosamente lineare, senza retrospettive, proscrivendo ogni parallelismo sia nell'autore sia nei contemporanei. La novella di Balzac sembra essere letta restando indifferenti all'opera di Balzac, eppure, nel cuore del libro, a metà della lettura, Barthes stabilisce una relazione con Il capolavoro sconosciuto, tra Frenhofer e Sarrasin, il pittore e lo scultore. È l'unico ricorso al parallelismo in tutto il libro, così come tra loro due e l'artista realista, altrimenti chiamato Balzac, e ancora tra Balzac e la critica tradizionale, quella che cioè si basa esclusivamente sul metodo dei passi paralleli. Barthes per liberarsi del metodo dei passi paralleli ha fatto ricorso proprio ad uno degli esempi più carattertistici di passo parallelo, facendo riferimento ad un altro testo di Balzac, alludendo implicitamente all'intenzione d'autore. La perifrasi “scrittore realista” non dissimula a sufficienza la contraddizione. Nessun critico rinuncia dunque ad una ipotesi, seppur minima, sull'intenzione d'autore, intesa come coerenza testuale o come contraddizione, come si diceva prima. Nessuno tratta fino in fondo la letteratura come un testo aleatorio, come langue, non come parole, discorso o atti linguistici,

Tratto da TEORIA DELLA LETTERATURA di Gherardo Fabretti
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