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Anarchia e gerarchia

Per quale ragione gli Stati dovrebbero essere considerati le unità del sistema? 
Coloro che mettono in questione la visione stato-centrica lo fanno per 2 ragioni principali: 
− gli Stati non sono il solo attore importante della scena internazionale 
− l’importanza degli Stati è in declino e quella degli altri attori è in ascesa. 

Tuttavia, secondo Waltz, nessuna di queste ragioni è cogente: gli Stati non sono e non sono mai stati i soli attori internazionali, MA, per definire la struttura di un sistema si sceglie solo uno o alcuni dei possibili elementi compresi nel sistema. 
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Fin tanto che i maggiori Stati sono anche gli attori più importanti, la struttura politico-internazionale viene da essi definita. Questa affermazione teorica è confermata dalla pratica, dal momento che gli Stati creano la scena in cui rappresentano i loro drammi e i loro affari quotidiani insieme agli attori non-Stati ⇒ Waltz ribadisce che gli Stati sono e resteranno a lungo le unità che danno vita alla struttura dei sistemi politico-internazionali attraverso le relazioni fra loro. 
Chiamare poi gli Stati “unità uguali” significa che ognuno di essi è uguale a tutti gli altri nel suo essere un’unità politica autonoma ⇒ è un altro modo per dire che gli Stati sono sovrani. 
L’errore sta nel credere che la sovranità degli Stati si identifichi con la loro capacità di agire liberamente. Dire che gli Stati sono sovrani non significa affatto dire che siano liberi dall’influenza degli altri o che siano sempre in grado di ottenere ciò che vogliono. Gli Stati sovrani possono subire pressioni da tutte le parti, essere costretti ad agire in modi che preferirebbero evitare. 
NB: la sovranità degli Stati non ha mai comportato il loro isolamento dagli effetti degli atti di altri Stati. 
Dire che uno Stato è sovrano = esso decide da sé come affrontare i problemi interni ed esterni, inclusa la possibilità di cercare l’assistenza di altri e, così facendo, di limitare la propria libertà. 
NB: gli Stati sono uguali nelle funzioni, non nella capacità di svolgerle ⇒ le differenze sono di capacità, non di funzione. Gli Stati svolgono, o cercano di svolgere, funzioni simili per scopi simili ⇒ ogni Stato copia l’attività degli altri Stati. 
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Secondo la teoria delineata da Waltz, la politica internazionale dovrebbe essere vista come segue: 

Dove 
− N1, N2, N3 sono Stati che generano internamente effetti esterni; 
− X1, X2, X3 sono Stati che agiscono esternamente e interagiscono tra loro; 
− Il cerchio rappresenta la struttura di un sistema politico internazionale e, come indicano le frecce, influenza sia le interazioni fra Stati che le loro caratteristiche. 

Poiché gli Stati si limitano a vicenda, la politica internazionale può essere vista in termini organizzativi rudimentali. La struttura è il concetto che rende possibile prevedere gli effetti organizzativi e il tipo di relazione e di influenza reciproca fra la struttura stessa e le unità. 
In seguito, Waltz esamina le caratteristiche dei sistemi anarchici e ciò che da essi occorre attendersi, attraverso alcune comparazioni fra comportamento e funzionamento in regime anarchico e gerarchico: 

VIOLENZA INTERNA ED INTERNAZIONALE 
Regime anarchico 
Dato che alcuni Stati potrebbero in ogni momento usare la forza, tutti gli Stati sono costretti ad essere preparati a questa eventualità o sono altrimenti condannati a vivere alla mercé dei loro vicini militarmente più forti ⇒ fra gli Stati, lo stato di natura è uno stato di guerra. 
NB: ciò non va inteso nel senso di una presenza continua della guerra fra le nazioni, quanto piuttosto come situazione in cui ogni singolo Stato può decidere autonomamente sul ricorso alla forza e in cui la guerra può scoppiare in qualsiasi momento. 
⇓ La minaccia della violenza e l’uso ricorrente della forza sono considerati l’elemento distintivo degli affari internazionali rispetto a quelli nazionali. 

VIOLENZA INTERNA ED INTERNAZIONALE 
Regime gerarchico 
Dato che alcuni Stati potrebbero in ogni momento usare la forza, tutti gli Stati sono costretti ad essere preparati a questa eventualità o sono altrimenti condannati a vivere alla mercé dei loro vicini militarmente più forti ⇒ fra gli Stati, lo stato di natura è uno stato di guerra. 
NB: ciò non va inteso nel senso di una presenza continua della guerra fra le nazioni, quanto piuttosto come situazione in cui ogni singolo Stato può decidere autonomamente sul ricorso alla forza e in cui la guerra può scoppiare in qualsiasi momento. 
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La minaccia della violenza e l’uso ricorrente della forza sono considerati l’elemento distintivo degli affari internazionali rispetto a quelli nazionali. 

L’uso della forza o il costante timore del suo uso non sono cause sufficienti per distinguere gli affari interni da quelli internazionali; sia a livello nazionale che internazionale, il contatto genera conflitto, che a volte sfocia nella violenza ⇒ la differenza fra la politica nazionale e internazionale non si trova nell’uso della forza, ma nella diversità dei modi di organizzarsi per impiegarla: un regime effettivo ha il monopolio dell’uso legittimo della forza = la forza politica è organizzata con lo scopo di prevenire e contrapporsi all’uso privato della forza ⇒ un sistema nazionale non si fonda sull’auto-difesa come un sistema internazionale. 

INTERDIPENDENZA E INTEGRAZIONE 
Le diversità fra le strutture nazionali e quelle internazionali si riflettono nel modo in cui le unità di ogni sistema definiscono i propri fini e sviluppano i mezzi per il loro raggiungimento. 
Waltz usa 2 termini distinti: 
− Integrazione per descrivere la condizione interna alle nazioni 
− Interdipendenza per descrivere la condizione che caratterizza i loro rapporti. 

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L’integrazione tiene strettamente unite le singole parti di uno Stato. 
L’interdipendenza fra le nazioni le collega, invece, in modo elastico. 
Le strutture stimolano certi comportamenti e penalizzano coloro che non rispondono a tali stimoli ⇒ ogni Stato agisce nel proprio interesse in modo assai simile a come agiscono gli altri Stati, impedendo i vantaggi che deriverebbero dalla divisione del lavoro politico ed economico. Le spese per la difesa, pur essendo improduttive per tutti, appaiono inevitabili. 
Il successo è costituito dal mantenimento dell’autonomia, piuttosto che dall’aumento del benessere: gli Stati competono fra loro, ma non lo fanno contribuendo con i propri sforzi individuali alla produzione congiunta di beni per il benessere reciproco. 

Regime anarchico 
Negli ambiti anarchici sono le unità uguali ad agire in modo congiunto: le unità sono funzionalmente simili e tendono a rimanere tali ⇒ unità uguali agiscono per mantenere una indipendenza e possono anche sforzarsi di raggiungere l’autarchia. 
Sebbene gli Stati siano unità funzionalmente uguali, essi differiscono ampiamente in potenzialità: è su tali differenze che si sviluppa in parte la divisione del lavoro fra essi. 
Benché l’integrazione fra le nazioni sia spesso oggetto di discussione, essa ha luogo solo molto raramente. 
La struttura politica internazionale limita la cooperazione fra gli Stati in 3 modi: 
1. quando gli Stati si confrontano con la possibilità di cooperare per il bene reciproco, l’insicurezza li spinge a concentrare le proprie preoccupazioni sulla ripartizione del guadagno = essi si sentono costretti non a chiedere “guadagneremo tutti?”, ma “chi guadagnerà di più?”. 
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Anche la prospettiva di ampi guadagni in termini assoluti per entrambe le parti, non produce la cooperazione fra esse sin tanto che esistono timori sul modo in cui l’altro utilizzerà le aumentate possibilità. 
NB: gli impedimenti alla collaborazione non derivano dal carattere o dalle intenzioni immediate delle parti, ma è la condizione di sicurezza, o almeno di incertezza riguardo alle intenzioni e le azioni future dell’altro, a lavorare contro la cooperazione. 
2. pensiamo al gioco del dilemma del prigioniero: 
Regime gerarchico 
Negli ambiti gerarchici vi è l’interazione di unità dissimili: le unità sono differenziate e hanno una tendenza ad accrescere il livello della loro specializzazione ⇒ le unità differenziate diventano strettamente interdipendenti in misura sempre maggiore tanto più va avanti il processo di specializzazione.

STRUTTURE E STRATEGIE 
Le strutture fanno sì che le azioni abbiano conseguenze diverse da quelle volute. Questo è sicuramente visibile alla maggior parte degli attori. 
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Potremmo concludere che il nostro comportamento produce risultati non voluti, ma siamo in grado di vedere che questi sono esempi di ciò che Alfred E. Kahn descrive come “grandi” cambiamenti causati dalla somma di “piccole” decisioni = in tali situazioni, gli individui sono vittime della “tirannia delle piccole decisioni” = se 100 consumatori scelgono x e ciò comporta che il mercato prenda la decisione X (= 100x), non è necessariamente vero che quegli stessi consumatori avrebbero optato per quel risultato se quella decisione maggiore fosse stata sottoposta al loro esplicito giudizio. 
L’alternativa è un’organizzazione che consenta di superare alcuni degli effetti del mercato, modificando la sua struttura. 
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Fin tanto che si lascia inalterata la struttura, non è possibile che dei mutamenti nelle intenzioni o nelle azioni degli attori particolari producano risultati desiderabili. Le strutture possono essere cambiate solo cambiando la distribuzione delle potenzialità fra le unità.
L’altra possibilità è costituita dall’imposizione di prescrizioni collettive laddove prima erano gli individui a decidere per se stessi. 
NB: le costrizioni strutturali non possono essere ignorate, anche se molti non riescono a comprenderle: la possibilità di azione efficace dipende dalla capacità di fornire i mezzi necessari e ancor più dall’esistenza di condizioni che permettano agli Stati e alle altre organizzazioni di seguire politiche e strategie appropriate.

I PREGI DELL’ANARCHIA 
Regime anarchico 
L’auto-difesa è il principio necessario dell’azione in ordine anarchico. 
Se una situazione di auto-difesa comporta alti rischi (di guerra), essa è anche una situazione in cui i costi organizzativi sono bassi. 
Dentro un’economia o un ordine internazionale, i rischi possono essere evitati o diminuiti con il passaggio da una situazione di azioni coordinate ad una di superiorità-subordinazione = istituendo enti con autorità effettiva e promulgando un sistema di regole. 
Le organizzazioni hanno almeno 2 scopi: 
− svolgere le proprie funzioni istituzionali 
− conservare se stesse come organizzazioni (molte delle loro attività sono rivolte verso questo obiettivo). 
Come organizzazione gli Stati lottano per conservare se stessi e devono a volte ricorrere all’uso della forza contro elementi e aree dissidenti. 
Per contro, le unità in un ordine anarchico agiscono nel proprio interesse e non per conservare un’organizzazione e per favorire il proprio successo al suo interno ⇒ la forza è usata nell’interesse individuale. 
A livello internazionale la forza è impegnata da uno Stato per la propria protezione e vantaggio. 
La politica internazionale è il regno del potere, del conflitto, della mediazione. 
La realtà internazionale è descritta come anarchica, orizzontale, decentralizzata, omogenea, non diretta e capace di mutua adattabilità.
In politica internazionale la forza non serve solo come ultima ratio, ma anche come prima e costante.
I PREGI DELL’ANARCHIA 
Regime gerarchico 
Assieme ai vantaggi degli ordini gerarchici vi sono anche dei costi. Inoltre, i mezzi di controllo divengono un oggetto di lotta. 
Gli Stati non possono affidare poteri direttivi ad un organismo centrale a meno che tale organismo non sia in grado di proteggere i propri membri; maggiore è la potenza dei membri, e più grande tale potenza appare come una minaccia per gli altri, e più grande deve essere il potere riposto nel centro. MA più grande è il potere del centro e più forte è l’incentivo a iniziare un conflitto per averne il controllo. 
La politica nazionale è il regno dell’autorità, dell’amministrazione, della legge. 
La realtà nazionale è descritta come gerarchica, verticale, centralizzata, eterogenea, diretta e artificiale.
La forza viene considerata come l’ultima ratio.

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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