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Il “carattere nazionale” nelle Storie di Tucidide

Waltz ha affermato che Tucidide rappresenta il particolare punto di vista, secondo cui le differenze del carattere nazionale non devono essere considerate rilevanti per la teoria neorealista. Nelle Storie, gli Ateniesi affermano che gli essere umani agiscono sempre nello stesso modo in questioni riguardanti il potere e il dominio, indipendentemente dalle origini o dalla cultura nazionale. MA, osserva Bagby, contrariamente a quanto affermato dagli Ateniesi, attraverso le Storie Tucidide mostra che gli Ateniesi e i loro nemici rivelano una complessità di caratteri tale da non poter essere considerata irrilevante. Non a caso, Tucidide sottolinea più volte l’atteggiamento di Sparta che, pur essendo consapevole della crescita della potenza ateniese, preferisce nascondere la testa nella sabbia finché l’insistenza degli alleati la spinge ad agire. Famoso è il paragone dei caratteri nazionali ateniese e spartano delineato dai Corinzi di fronte all’Assemblea spartana (I.70): 
Sono innovatori essi (gli Ateniesi), acuti e mobilissimi nei progetti, dinamici a convertirli in realizzazioni pratiche: e voi (gli Spartani), sempre a cercar di conservare appena quanto possedete; mai un disegno ardito, uno slancio mentale… Accesi quelli d’audacia oltre il loro potere, temerari al di là di ogni logica, forti sempre delle loro speranze, in ogni cimento: e a voi compete d’ottener invece, di regola, risultati scadenti in rapporto all’impegno che avreste potuto profondere; sfiduciati anche quando la riflessione v’assicura che le circostanze sono favorevoli saldamente. 
A conferma di ciò, Tucidide fornisce continuamente all’interno delle Storie esempi della natura insicura degli Spartani: 
− sono descritti come timidi in battaglia rispetto agli Ateniesi; 
− sono lenti a correre in aiuto di Stati amici sotto attacco; 
− non soccorrono Melo, proprio come avevano predetto gli stessi Ateniesi; 

tanto che ad un certo punto, Tucidide stesso afferma che gli Spartani fecero la più gran fortuna degli Ateniesi, con il loro stile di condurre la guerra (VIII.96). 

Si può sostenere che la decisione di intraprendere la spedizione in Sicilia sia frutto del carattere ateniese? 
Sostenere che la spedizione sia frutto del carattere degli Ateniesi, audaci e mai contenti, non è corretto, perché c’è tutta una serie di motivi, di ordine strategico ed economico, che contribuiscono alla decisione finale. In altre parole, il carattere nazionale è uno degli elementi, che contribuisce forse a spiegare meglio la decisione ateniese, ma da solo non è sufficiente. 
Si pensi anche a Sparta, incerta ed insicura, che aspetta fino all’ultimo momento per dichiarare guerra ad Atene, ma una volta dentro, combatte fino in fondo, per 27 anni ⇒ anche il carattere spartano contribuisce a capire meglio certi dettagli, in particolare come Sparta conduce la guerra, MA sarebbe errato affermare che il carattere spartano condiziona in maniera determinante il suo atteggiamento di grande potenza. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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