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Il realismo di J. H. Herz

Il realismo di  J. H. Herz

Secondo J. H. Herz, la situazione critica che ha caratterizzato il mondo bipolarizzato e nuclearizzato non è che la manifestazione estrema di un dilemma che le società umane devono affrontare sin dalle origini della storia. 
Infatti, ovunque sia esistita una società anarchica, è sorto quello che può essere chiamato il “dilemma della sicurezza” degli uomini, dei gruppi o dei loro leader. Essi si preoccupano della loro sicurezza, perché temono di essere attaccati, sottomessi, dominati, o annientati da altri gruppi o individui. Sforzandosi di garantirsi la sicurezza da simili attacchi, essi sono portati ad acquisire sempre più potere, in modo da contenere l’impatto della potenza degli altri. Questo, a sua volta, rende gli altri più insicuri e li costringe a prepararsi per il peggio ⇒ finché nessuno si sente completamente sicuro in un simile mondo di unità in competizione reciproca, la competizione per il potere continua, creando quel circolo vizioso di sicurezza – accumulazione di potere ⇒ questo non ha niente a che fare né con la natura umana (Morgenthau) né con il tipo di regime (Kennan), ma con il contesto più ampio in cui gli Stati si trovano ad interagire. 
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La tradizione realista di questi anni è ricchissima, ma teoricamente confusa. 
Ricordando i 3 livelli di Waltz (uomo, Stato, sistema internazionale), possiamo certamente affermare che il liberalismo è una teoria di secondo livello (si pensi a Kant); il realismo, invece, non è affatto altrettanto univoco per quanto riguarda il criterio di analisi: ci sono realisti che partono dalla natura umana (Morgenthau, per alcuni lo stesso Tucidide, Machiavelli), altri realisti che partono dallo Stato (Kennan, Kissinger), altri ancora che partono dal sistema internazionale (Herz, per alcuni Tucidide, lo stato di natura per Hobbes). 
NB: questa situazione di homo homini lupus non preclude la cooperazione sociale, ma anche la cooperazione e la solidarietà tendono a divenire elementi all’interno del conflitto stesso, dal momento che una delle loro funzioni è il consolidamento e il rafforzamento di un particolare gruppo. 
Le 2 principali reazioni a questo dilemma sono, secondo Herz: 
− Realismo politico: riconosce i fenomeni che sono connessi al desiderio di sicurezza e la competizione per il potere, e prende in considerazione le loro conseguenze ⇒ il pensiero realista è determinato da un’introspezione dell’impatto della sicurezza e le risultanti tendenze politiche, oligarchiche, autoritarie nella società e nella politica. 
− Idealismo politico: di solito parte da assunti più “razionalistici”, cioè che esiste una certa armonia, o può essere realizzata, tra le preoccupazioni individuali e il bene generale, tra gli interessi, i diritti e i doveri di uomini e gruppi nella società ⇒ il pensiero idealista tende a concentrarsi sulle condizioni e sulle soluzioni che si pensa possano sopraffare gli istinti egoistici e gli atteggiamenti di individui e gruppi a favore di considerazioni che vanno oltre la mera sicurezza e l’auto-interesse. 

Con la nascita degli Stati-nazione sovrani, emerse l’idea (e l’ideale) di un sistema di nazionalità uguali, libere e auto-determinanti, ciascuna organizzata nel suo Stato, e tutte in grado di vivere in modo pacifico in rapporti reciproci armoniosi. 
Questo nazionalismo “idealista” si contrappone al nazionalismo che si è sviluppato con la nascita di politiche nazionali esclusive, aggressive, espansionistiche ed imperialistiche, realismo che Herz chiama “integrale”. Esso rappresenta il realismo politico ai suoi estremi. 
Dall’altra parte, il nazionalismo idealista (che amalgama in sé elementi pacifisti-umanitari e liberal-democratici) ha dimostrato di essere utopico nelle sue aspettative di una società internazionale ideale, che va contro le reali tendenze della politica internazionale. 
Nella realtà, infatti, le nazionalità diventano inevitabilmente unità in competizione nel momento in cui abbandonano il loro stato di innocenza e si stabiliscono come Stato-nazione ⇒ il nazionalismo si associa all’idea di disuguaglianza e superiorità nazionale o razziale. 
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Di fronte al dilemma della sicurezza, i tentativi di ridurre il potere attraverso accordi reciproci (ad esempio sul disarmo) sono destinati a fallire. 
Herz, tuttavia, ribadisce che i 2 estremi analizzati – l’idealismo utopico e il cinico realismo – non sono gli unici approcci possibili al problema della politica. Certo, essi si sono susseguiti nel corso della storia, in modo assolutamente concatenato. Ma è possibile anche realizzare una loro sintesi, una combinazione di realismo politico e idealismo politico. Herz suggerisce di chiamare una simile sintesi liberalismo realista, in cui 
− il termine “realista” indica che il sistema o la politica sotto esame deve partire ed accettare le percezioni fattuali del realismo politico come la sua base; 
− il termine “liberalismo” indica il tipo di scopi e ideali che dovranno essere la guida di tali atteggiamenti “realisti”. 

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In questo senso, il liberalismo realista diventa una sorta di teoria e pratica di ideali realizzabili. 
Inoltre, sebbene una simile sintesi verrà molto probabilmente criticata sia dai realisti che dagli idealisti, essa potrà comunque portare ad una loro attenuazione, rendendo il primo più umano e il secondo meno chimerico. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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