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L’assedio di Platea

L’assedio di Platea 

Sparta chiede a Platea di unirsi all’alleanza del Peloponneso (cap.72, collaborate a far liberi gli altri) o, quantomeno, di rimanere neutrale (cap.72, senza schierarvi né con gli uni né con gli altri). 
I Plateesi rispondono che preferiscono comunque chiedere il consenso di Atene: è un caso eccezionale, dal momento che, in seguito nelle Storie, si noterà che, non appena una città ha la possibilità di defezionare da Atene, coglie al volo l’occasione, senza interpellare la stessa Atene. Platea ha paura di Atene, tanto che minaccia di opporsi con la forza a Sparta: questo perché, nell’episodio iniziale di Platea, Atene teneva ancora in ostaggio le donne, i piccoli e gli uomini invalidi (cap.6) ⇒ i messaggeri di Platea… tornarono a rispondere che era loro impossibile dar corso alla sua richiesta senza il consenso di Atene (dove si trovavano in quel momento le loro donne con i figli), mostrandosi in ansia per l’esistenza futura della città (cap.72) ⇒ i Plateesi sono di fronte al doppio rischio di mettere in pericolo la vita degli ostaggi e, dall’altra parte, è in gioco l’esistenza stessa della città. 
− capp. 79-94 – Le vittorie navali di Formione 
− capp. 95-103 – Operazioni militari in Tracia e in Macedonia 

Al cap.65 viene descritta una strategia che pare essere esclusivamente difensiva, come proposto da Pericle. Invece, in questi capitoli conclusivi, si nota che gli Ateniesi non si limitano alla difesa dell’Attica, ma si dedicano anche ad altre operazioni: 
− saccheggio durante le campagne navali 
− spostamento di popolazioni 
− creazione di nuove colonie 
− occupazione di alcuni territori, 

tutte operazioni che non sembrano concordare con la strategia proposta da Pericle anzi, nel cap.31, è lo stesso Pericle a guidare una serie di operazioni simili (invasione della Megaride, missione navale nelle acque del Peloponneso), tanto che si concentrò allora il più imponente schieramento di truppe mai posto in campo da Atene (cap.31), un atteggiamento decisamente non difensivo. Concetto ribadito dallo stesso Pericle nel discorso funebre, quando afferma che nessun nemico si è mai trovato di fronte le nostre forze armate complete (cap.39). 
Dallo stesso punto di vista va analizzato il comportamento ateniese in Tracia, dove gli Ateniesi dovevano contribuire allo sforzo contro i Calcidesi con una squadra navale e un esercito il più possibile agguerrito (cap.95). 
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Come conciliare questi comportamenti opposti? 
Secondo alcuni studiosi, quando Pericle parla di “strategia difensiva” si riferisce sostanzialmente all’atteggiamento da tenere attorno ad Atene ⇒ evitare di uscire dalle mura della città, lasciandosi coinvolgere in una battaglia a campo aperto. Questo discorso, però, non ha valenza generale per il comportamento da tenere in tutta l’Attica e oltre ⇒ non impedisce allo stesso Pericle di guidare campagne aggressive esterne e gli Ateniesi in Tracia. 
L’obiettivo finale della strategia difensiva era il mantenimento dell’impero, attraverso una negoziazione, che di certo si sarebbe risolta a favore di Atene. Questo perché, dato che Sparta si era presentata come il liberatore della Grecia, l’unico risultato possibile è la conquista, dunque la distruzione di Atene ⇒ una pace negoziata significherebbe per Sparta perdere tutta la fiducia e il sostegno che la circondano. Ma, se Atene segue i consigli di Pericle, adottando la strategia migliore, Sparta non sarà in grado di vincerla militarmente ⇒ sarebbe costretta a scendere a patti con Atene, rovinando così la propria reputazione. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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