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L'Europa rispetto alla NATO post-guerra fredda

Fondamentalmente, essi possono scegliere tra 2 alternative: 
1. ribadire la centralità della NATO nei rapporti con l’America ⇒ spesso questa opzione si traduce, in pratica, nel sostegno alla politica americana, a dimostrazione della continua fedeltà europei al legame transatlantico; 

oppure 
2. tentare di costruire un’Unione Europea ancora più unita e forte ⇒ spesso questa opzione si traduce nella pratica in un’opposizione alla linea politica americana, principalmente a prova del tentativo di costruire una sola voce comune su certi temi. 

Come Howard, anche Daaler paragona la NATO ad un matrimonio, e si chiede quale sarà il suo futuro. Egli afferma che l’Amministrazione Bush rappresenta un punto di svolta decisivo nelle relazioni euro-americane. Nulla, in realtà, fa pensare alla fine dell’alleanza, ma di certo le scelte politiche, e soprattutto lo stile personale, del Presidente americano hanno aggravato le fratture nei rapporti transatlantici, già profondamente segnati dall’11 settembre. La linea politica scelta da Bush per affrontare il terrorismo internazionale è più che evidente: O con noi, o con i terroristi ⇒ esiste solo una strategia giusta – quella americana – e il valore degli altri Stati viene valutato in base alla loro lealtà agli USA. Di qui anche la distinzione, fatta da Rumsfeld, tra 
− “vecchia” Europa = Francia e Germania, che si oppongono alla politica americana in Iraq 
− “nuova” Europa, che sostiene la politica americana in Iraq. 

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Essenzialmente, queste differenze di linea politica tra USA ed Europa non sono una novità, ma sono sempre esistite all’interno della NATO. La novità, invece, è l’atteggiamento di tolleranza zero adottato oggi da Washington nei confronti di coloro che hanno una visione del mondo diversa da quella americana: oggi, terrorismo, Stati canaglia e armi di distruzione di massa sono l’unico interesse americano. Nient’altro conta. 
Un consiglio: Daaler ritiene che gli sviluppi futuri dipendano principalmente dagli USA, in quanto partner principale, e riporta le conclusioni tratte da R. Kagan: gli Stati Uniti dovrebbero cominciare a dimostrare maggiore comprensione per la sensibilità altrui e maggiore generosità d’animo, come quella che ha caratterizzato la politica estera americana durante la Guerra Fredda. 
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Il punto di rottura non è ancora vicino, ma potrebbe esserlo più di quanto non si possa pensare. Lo scenario migliore a cui si potrebbe pensare, secondo Daaler sarebbe quello in cui Americani ed Europei realizzano la necessità di rinnovare i loro rapporti ⇒ gli Europei dovrebbero investire risorse per affiancare al loro soft power un effettivo hard power, mentre gli USA dovrebbero tornare a credere nell’importanza delle alleanze. 
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Potrebbe emergere una nuova alleanza tra uguali, in grado di affrontare le nuove sfide, dal terrorismo alle armi di distruzione di massa, alla sicurezza energetica, ai cambiamenti climatici, alle malattie infettive, la cui strategia finale è il risultato di una scelta comune. 
Ma, ovviamente, chi si trova in una posizione di predominio, farà di tutto per mantenerla. Abbiamo già accennato a questo elemento, affermando che, negli anni ’90, gli USA hanno consapevolmente attuato le strategie di Blau per consolidare la loro posizione suprema: 

Strategia di Blau 
SCORAGGIARE LA FORMAZIONE DI ALTRE COALIZIONI O ALLEANZE 
Attuazione pratica da parte degli USA 
Nel 1989, gli obiettivi principali dell’alleanza erano di preservare la stessa NATO e di tenere unita la Germania all’interno dell’alleanza. 
Nel Summit del 1990 vengono lanciate 4 iniziative: 
1. rafforzamento della presenza americana in Europa 
2. una dichiarazione congiunta con il Patto di Varsavia
3. invito agli ormai ex-membri dell’Unione Sovietica ad avere rapporti amichevoli con la NATO; 
Queste 3 iniziative hanno la funzione di rendere la NATO più rilevante in Europa, in un momento in cui gli alleati europei, e in particolare la Francia, cominciano a pensare ad un progetto di unione europea, nel quale gli USA verrebbero relegati ad un ruolo secondario. La principale opposizione in Europa a questo progetto veniva, naturalmente, dalla Gran Bretagna, che preferiva mantenere in primo piano il ruolo americano. 
4. la trasformazione della CED in un vero e proprio organismo operativo, la OSCE. 

Si giunge così al Summit di Saint Malo del 1998, nel quale, almeno sulla carta, Francia e Gran Bretagna sembrano convergere sul progetto di difesa europea. MA questa volta l’alto là viene dall’America, con il Segretario di Stato M. Albright che pose le “3D” condizionali: 
− no decoupling = non deve esserci un distacco tra Europa e Stati Uniti ⇒ gli USA non devono essere esclusi dal sistema di difesa europeo 
− no discrimination = non bisogna escludere dal progetto di difesa membri NATO, che però non sono membri dell’Unione Europea ⇒ la Turchia 
− no duplication = non bisogna sprecare risorse per costruire strutture e sistemi d’arma che già esistono ⇒ i paesi europei non dovrebbero avere strutture nucleari autonome, perché, quando servono, ci sono già quelle degli USA (⇒ vanno usate con il loro permesso). 

Strategia di Blau 
2. MONOPOLIZZARE I SERVIZI OFFERTI
Viene monopolizzata la protezione nucleare nelle mani americane. 
Nel 1991 viene riformulato il Concetto strategico della NATO: 
− ora l’area di interesse dell’Alleanza è tutto il continente europeo e non più solo l’Europa occidentale; 
− le minacce alla sicurezza vengono definite in termini molto più ampi. 

Si comincia a parlare di operazioni out of area (o out of business) ⇒ vengono “inventate” nuove missioni, per dare una nuova ragione d’essere all’Alleanza. 
NB: tra queste nuove missioni NON configuravano le operazioni di peacekeeping. Ma, nel giro di pochi anni, questo aspetto cambia, quando la NATO assume il comando delle forze in Bosnia (1995) ⇒ la NATO si assume il compito di riportare la pace nei Balcani. 
Volendo leggere questi eventi secondo l’analisi di Blau, dobbiamo notare che, nel 1992-93, quando scoppia la crisi nei Balcani, gli USA adottano un atteggiamento di distacco (“è un problema loro”). 
Ma, nel giro di pochi anni, cambiano completamente idea ed entrano in gioco con la NATO. 
Perché? 
Fondamentalmente possiamo dire che l’obiettivo di riportare la pace diventa la nuova ragione d’essere della NATO, monopolizzando il servizio (= solo la NATO è in grado di riportare la pace nei Balcani). 
La cosa più interessante da notare è che gli USA intervengono dopo che le iniziative europee erano miseramente fallite, ma proprio per il rifiuto americano di lasciare che gli alleati europei istituissero forze militari proprie. 
Anche i successivi accordi di Dayton sono particolarmente interessanti in questa analisi: viene infatti creato uno Stato multietnico, comprendente popolazioni che avevano dimostrato in ogni modo di non voler vivere insieme, appoggiato e garantito dalla NATO. 
MA la questione balcanica non è ancora risolta. 
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Volendo essere cinici, potremmo vedere in questa situazione così fragile ed instabile, che promette di esplodere nuovamente da un momento all’altro, una valida giustificazione per il continuo coinvolgimento americano nelle vicende politiche europee, imponendo anche soluzione che spesso sono difficili da definire conformi agli interessi europei.

Strategia di Blau 
3. DIFFONDERE VALORI COMUNI
È la questione dell’allargamento della NATO verso est, posto in essere per motivi di sicurezza, ma anche di diffusione della democrazia ⇒ continua proiezione della potenza americana verso oriente, che costituisce una vera e propria rivoluzione geopolitica.

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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