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La varietà di alleanze nelle Storie di Tucidide

La varietà di alleanze nelle "Storie" di Tucidide

Un’altra caratteristica era la varietà di alleanze ed accordi. Infatti, essi andavano da un semplice accordo tra 2 Stati, all’alleanza sotto un egemone (ad esempio: la Lega Delio-attica o la Lega del Peloponneso), ad un accordo tra 2 alleanze sotto un egemone (ad esempio: la Pace di Nicia del 421 a.C.), ad un accordo tra uno Stato e un’alleanza sotto un egemone (ad esempio: i vari trattati stipulati nel 413-411 a.C. tra la Persia e la Lega spartana). 
Inoltre, lo scopo di queste alleanze poteva essere generale (ad esempio: la Lega del Peloponneso) o strettamente limitato a scopi difensivi (ad esempio: l’alleanza tra Corcira e la Lega Delio-attica del 432 a.C. o l’alleanza tra Sparta ed Atene del 421 a.C.). 
Volendo contestualizzare tali alleanze all’interno del dibattito moderno tra balancing e bandwagoning, Strauss ritiene che un buon esempio di alleanza creata per scopi di balancing contro una minaccia è l’alleanza che Corcira richiede ad Atene e ai suoi alleati nel 432 a.C., per proteggersi da Corinto (I.32, ora muovono contro di noi dal Peloponneso e dal resto della Grecia con una potenza bellica ben più considerevole, da cui noi vediamo che non ci è possibile scampare, se restiamo isolati, con le nostre uniche risorse. Inoltre, è ben grave il pericolo per noi se cadremo in loro potere: perciò è indispensabile che noi chiediamo l’aiuto vostro o di chiunque altro). 
Altri esempi di alleanze o accordi informali per bilanciare una minaccia sono: 
− l’alleanza tra Argo e Atene stipulata nel 420 a.C., soprattutto per il timore che Argo aveva di Sparta (V.44, i legami antichi d’amicizia, il regime democratico simile al proprio, la solita potenza della sua marina facevano di Atene una sicurezza ai loro occhi, nel caso che lo scoppio di una guerra imponesse di richiederne il sostegno bellico); 
− nel discorso in cui anticipa l’arrivo dell’armata ateniese, Ermocrate formula una politica molto simile al balancing. Egli afferma di non temere gli Ateniesi, poiché ci infliggeranno qualche perdita, ma intanto si dovranno esporre a un’uguale tempesta di colpi; né la circostanza che ci assalgano con un poderoso apparato costituisce per noi un punto a sfavore; anzi, ripensando alla lega con gli altri della Sicilia, questo particolare ci tornerà utile (l’improvviso turbamento farà più risoluti gli alleati a prestar man forte alla nostra reazione) (VI.33) ⇒ per Ermocrate, una politica di bandwagoning non sarebbe, almeno in Sicilia, un pericolo, dato che un’aggressione esterna porterebbe inevitabilmente all’unione delle potenziali vittime; 
− uno degli attori più interessante da questo punto di vista è sicuramente la Persia che, dopo il 413 a.C. emerse in sostegno dello sforzo bellico spartano. In particolare, riporta Tucidide, Tissaferne voleva negoziare un accordo con Sparta perché desiderava che la bilancia delle potenze greche si mantenesse stabile (VIII.57) ⇒ la politica persiana non era semplicemente una questione di aggressione o di desiderio di controllare le coste dell’Asia Minore, ma era soprattutto una questione di autodifesa: la Grecia unita sotto un egemone rappresentava una potenziale minaccia per l’Impero persiano (minaccia diventata realistica in seguito con Alessandro il Grande). 

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Seppure in maniera assolutamente imperfetta, il balance of power operava abbastanza automaticamente anche nel mondo dell’Antica Grecia, dal momento che era difficile per una polis diventare egemone perché le altre polis saranno più propense ad adottare una politica di balancing piuttosto che di bandwagon. In questo senso, la Persia giocò un ruolo cruciale nell’incoraggiare questa tendenza al balancing. 
Dall’altro lato, però, Strauss porta anche alcuni esempi che dimostrano come anche l’atteggiamento del bandwagoning fosse presente nell’Antica Grecia, sebbene meno frequente del balancing. 
In generale, gli esempi riportati da Strauss tendono a sottolineare come il bandwagoning fosse preferito al balancing principalmente per paura: 
− Argo tentò di creare, nel 421 a.C., una nuova alleanza, in parte per timore di una futura guerra con Sparta, in parte per l’ambizione di diventare l’egemone del Peloponneso (V.28, si percepiva ormai come Sparta affilasse le armi contro di loro, ma soprattutto poiché si concretava la speranza di un impero argivo esteso a tutto il Peloponneso). Nel momento in cui le operazioni diplomatiche di Argo cominciarono a trovare i primi sostegni, Sparta decise di agire (V.57) ⇒ gli Spartani temevano le defezioni degli alleati. In altre parole, il timore che Argo potesse adottare una politica di bandwagoning spinse gli Spartani all’azione militare. 
Tucidide afferma in primo luogo che, dal punto di vista degli altri Stati, entrare nell’alleanza con Argo sarebbe steta più che altro un’azione di balancing: questa clausola rendeva inquieto il Peloponneso, e gli incuteva il sospetto che Sparta trafficasse con Atene, spinta da ambizioni dispotiche sull’intero paese ⇒ la maggioranza per questa apprensione si affrettava, città per città, a negoziare con Argo i preliminari di un’intesa (V.29). Tuttavia, Tucidide parla anche di una seconda motivazione che avrebbe spinto gli altri Stati ad unirsi ad Argo, ed è proprio una politica di bandwagoning: infatti, a conclusione della guerra archidamica, Sparta era caduta molto in basso nella stima del mondo greco, mentre la potenza di Argo, superbo frutto di una neutralità bilanciata tra le forze in urto, troneggiava dominatrice in tutti i campi (V.28); 
− uno dei motivi – non l’unico, e sicuramente non il più importante – che spinse gli Ateniesi ad intraprendere la campagna in Sicilia nel 415 a.C. era il timore che Siracusa potesse creare un’alleanza da cui il Peloponneso avrebbe ricevuto aiuti (VI.18, la nostra intesa poggia su un assunto strategico diverso: non ricevere in cambio dagli alleati siciliani forze per alimentare direttamente il conflitto in Grecia, ma disturbare laggiù i nostri nemici e legar loro le mani perché non ci assalgano in patria); 
− Strauss avanza anche una provocazione, affermando che probabilmente uno dei motivi che hanno spinto Sparta a dichiarare guerra nel 432 a.C. era il timore che gli alleati spartani potessero adottare una politica di bandwagoning con il nemico ateniese. In particolare, sono i Corinzi ad avanzare una simile minaccia di fronte all’Assemblea spartana, qualora Sparta si dimostrasse ancora una volta esitante ad agire (I.71, non vogliate spingere noi pure a legarci, presi dallo sconforto, a un’alleanza diversa dalla vostra); 
− è possibile anche che la politica di bandwagoning fosse alla base della costituzione della Lega Delio-attica dopo il 477 a.C.: certamente le ragioni principali sono quelle elencate da Tucidide (I.95-97: il timore della Persia e il desiderio di vendetta e di guadagno a spese degli Spartani), ma una scelta guidata dal bandwagoning potrebbe essere quella delle piccole polis, affascinate dal potere e dal prestigio di Atene. 

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Nella Grecia classica, la metafora della vita sociale era quella del dominio = la vita era come la scelta tra il dominare e l’essere dominati ⇒ la vita politica era spesso vista come un gioco a somma-zero, in cui la vittoria di uno era necessariamente la sconfitta di un altro. 
- La guerra del Peloponneso viene presentata non solo come scontro di potenza, ma anche come scontro tra ideologia, soprattutto tra democrazia ed oligarchia – motivo per cui, durante la Guerra Fredda, molti si ispirarono all’opera tucididea per comprendere la situazione contemporanea. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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