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Le armi nucleari aumentano o diminuiscono le probabilità di guerra?

Le armi nucleari aumentano o diminuiscono le probabilità di guerra? 

Una guerra tra Stati nucleari potrebbe arrivare ad una escalation troppo pericolosa, che prometterebbe la distruzione totale reciproca ⇒ la guerra resta comunque una possibilità, ma la vittoria è troppo pericolosa da raggiungere ⇒ poiché gli Stati nucleari possono ottenere solo piccoli guadagni, hanno pochi incentivi ad entrare in guerra. 
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La presenza di armi nucleari rende gli Stati estremamente cauti. Si pensi a Kennedy e Kruschev durante la crisi missilistica di Cuba. 
Inoltre, l’efficacia della deterrenza dipende molto dalle capacità e dalla credibilità degli avversari. Si può presupporre che la volontà del potenziale attaccato sia maggiore di quella dell’attaccante ⇒ sapendo questo, l’attaccante sarà fortemente inibito dall’attaccare. 
Molte guerre, poi, sono state evitate grazie ad una corretta previsione dell’esito della potenziale guerra. Errori di calcolo, viceversa, possono portare più facilmente allo scoppio di una guerra. 
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Sotto questo aspetto, la differenza tra mondo convenzionale e mondo nucleare è di fondamentale importanza: 
− in un mondo convenzionale, gli Stati sono molto spesso portati ad agire in vista di possibili e sperati – ma comunque non certi – vantaggi futuri. Ad esempio, nel 1914, né la Germania né la Francia si adoperarono al massimo per evitare una guerra, dal momento che entrambe speravano di raggiungere facilmente e velocemente la vittoria in caso di conflitto ⇒ in un mondo convenzionale, gli Stati entrano “facilmente” in guerra tra loro, consapevoli del fatto che anche in caso di sconfitta le loro sofferenze saranno comunque limitate; 
− in un mondo nucleare, invece, gli Stati sanno che, una volta in guerra, le sofferenze che dovranno affrontare saranno illimitate ⇒ l’unica incertezza non è tra vittoria e sconfitta, ma tra sopravvivenza ed estinzione. 

I dubbi circa gli effetti delle armi nucleari sono spesso collegati al dubbio di chi farà parte del club del nucleare. 
A tale riguardo, Waltz cerca di rispondere ad alcune delle principali preoccupazioni: 

DUBBIO 
Alcuni potenziali paesi nucleari presentano un apparato interno non molto forte né sufficientemente stabile da garantire il controllo delle armi e del loro eventuale uso. 
Sebbene sia alquanto improbabile che un paese internamente instabile intraprenda un programma nucleare, può tuttavia succedere che simili programmi vengano iniziati da un paese stabile e siano poi continuati anche durante periodi di instabilità interna ⇒ può presentarsi il rischio di una guerra civile nucleare. 

RISPOSTA DI WALTZ 
Secondo Waltz, nei paesi in cui il controllo politico è difficile da mantenere, è poco probabile che i governi decidano di iniziare un programma nucleare che richiede un lungo periodo per essere realizzato. 
Inoltre, in questi paesi, i militari possono o sostenere o rovesciare il governo; in ogni caso, le armi nucleari non sono di alcuna utilità. 
È alquanto improbabile che le armi nucleari vengano usate a livello interno. 

In ogni caso, afferma Waltz, il nuovo mondo sarà diverso dal vecchio mondo nucleare, fondamentalmente per i seguenti motivi: 
1. i nuovi Stati nucleari potrebbero sorgere come coppie di avversari, spesso di confinanti ⇒ la rivalità tra loro sarebbe maggiore di quanto non fosse quella tra le 2 superpotenze durante la Guerra Fredda; 
2. molti temono che gli Stati radicali a livello interno possano esserlo anche in politica estera, dunque facilmente predisposti ad usare le armi nucleari eventualmente in loro possesso. Tuttavia, afferma Waltz, questo collegamento non è né ovvio né necessario: pochi Stati si sono dimostrati radicali nella conduzione della loro politica estera e pochi, se anche l’hanno adottata, l’hanno mantenuta per molto tempo (si pensi all’Unione Sovietica e alla Repubblica Popolare Cinese). Questo perché gli Stati possono permettersi di adottare una politica estera estremamente radicale solo se sono estremamente potenti, caratteristica che decisamente non è presente in nessuno dei nuovi Stati nucleari. NB: le armi nucleari inducono alla cautela in qualunque Stato le possegga; 
3. secondo Waltz, ricollegandosi al primo elemento, il vero rischio non è che i nuovi Stati nucleari sorgano in coppie di avversari, quanto piuttosto che non lo siano: infatti, la situazione delle coppie è facilmente riconducibile alla situazione di Guerra Fredda tra USA e Unione Sovietica. In caso contrario, invece, la situazione si complica, dal momento che diventa più difficile stabilire chi fa da deterrente a chi; 
4. si teme anche che le armi nucleari nei nuovi paesi possano cadere nelle mani dei militari, il cui atteggiamento è decisamente più offensivo di quello dei civili. Ma, afferma Waltz, è un timore vecchio, e, anzi, i militari possono rivelarsi molto più cauti nel gestire le armi nucleari dei civili: essi, infatti, preferiscono combattere quando le condizioni della guerra sono certe. E, dato che le armi nucleari non fanno che rendere tali condizioni ancora più incerte, le probabilità che siano i militari ad intraprendere una guerra nucleare sono decisamente basse. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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