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"Storie" di Tucidide Libro VI : La spedizione in Sicilia

"Storie" di Tucidide Libro VI : La spedizione in Sicilia 

La spedizione in Sicilia rappresenta l’azione imperialistica ateniese per eccellenza, una vicenda a cui Tucidide dedica ampio spazio (2 libri): un’introduzione ad hoc + 192 capitoli + importanti analisi politiche, presenti in 7 grandi discorsi (3 antilogie sul tema dell’imperialismo e della sua crisi + 1 discorso): 
1. il punto di vista di Atene: dibattito tra Nicia e Alcibiade 

In questo dibattito, la discussione si articola attorno a 2 rischi: andare o non andare. Nicia, ancora una volta, sostiene il partito della prudenza, per salvaguardare l’impero. Per contro, Alcibiade difende il principio di conquista = il principio che ha permesso di costruire l’impero, oltre ad essere una necessità. 
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L’accento non è posto tanto sulla spedizione in sé, ma sul meccanismo stesso dell’imperialismo. 
2. il punto di vista degli avversari di Atene (in particolare Siracusa): dibattito tra Ermocrate e Atenagora 

Questo dibattito si incentra sulla discussione su 2 ulteriori rischi: non reagire o reagire troppo. Ermocrate riprende il suo discorso del IV Libro a Gela, auspicando l’unione di tutti i Sicelioti contro Atene, denunciando le sue mire di conquista su tutta la Sicilia. Atenagora, invece, è molto scettico e non crede che gli Ateniesi siano così pazzi da intraprendere una simile impresa. 
3. questi 2 punti di vista si confrontano nel dibattito a Camarina: dibattito tra Ermocrate ed Eufemo 

In questo dibattito, Ermocrate fa un vero e proprio processo all’imperialismo ateniese. Eufemo inizia il suo discorso, giustificando l’impero, riprendendo i classici temi già nominati nella storie: le guerre persiane, la rivalità con Sparta, l’odio dei soggetti… 
4. il discorso di Alcibiade a Sparta 

Dopo esserci rifugiato a Sparta, Alcibiade getta luce sulla politica ateniese e, allo stesso tempo, indica i mezzi più efficaci per contrastare tale politica ⇒ la spedizione in Sicilia viene a perdersi in un disegno imperiale di grande portata (piano di dominio su tutto il mondo greco). I consigli di Alcibiade spianeranno la strada al disastro che si abbatterà sugli Ateniesi, come narrato nel VII Libro ⇒ le conquiste pianificate da Atene hanno come risultato il rischio di mettere in pericolo le conquiste già consolidate, mettendo in luce le opportunità, ma anche i pericoli e gli svantaggi di una politica imperialista. 
Il cap.1 è una sorta di premessa in puro stile tucidideo, proponendo un giudizio molto secco su cosa fanno e su cosa in realtà hanno in mente di fare gli Ateniesi: puntare sulla Sicilia e conquistarla, se possibile. 
Secondo Tucidide, questa è un’operazione avventata, perché era mistero la grandezza di quest’isola e il numero preciso delle sue genti. 
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S’ignorava d’addossarsi uno sforzo bellico non troppo più lieve di quello spiegato contro il Peloponneso. 
I capp. 2-5 sono un breve excursus storico sulle vicende siciliane. 
Al cap.6 Tucidide si riallaccia a quanto introdotto nel cap.1: lo scopo più autentico era la conquista totale: segreto però, sotto il bel velo di un impeto virtuoso ad assistere le genti di ceppo affine e gli alleati di più recente acquisto ⇒ con il pretesto di assistere gli alleati, Atene si accinge a conquistare tutta l’isola. Il meccanismo di intervento viene innescato ancora una volta dalla richiesta d’aiuto da parte di uno Stato minore, come era già accaduto allo scoppio della guerra, con la richiesta di Corcira (I Libro): qui Segesta chiede l’aiuto di Atene contro Selinunte (cap.6, i Segestani avevano ritenuto di appellarsi ad Atene per un appoggio, sotto forma di una spedizione navale). 

Per convincere gli Ateniesi, Segesta avanza 2 argomenti di fondo (cap.6): 
− osservazioni di tipo strategico-militare: se i Siracusani spopolavano Leontini e godevano l’impunità, non si sarebbero più contenuti, con il rischio che i Siracusani si decidessero a fornire al Peloponneso il rinforzo di una macchina bellica poderosa ⇒ una politica accorta suggeriva di contrastare il passo a Siracusa a fianco degli alleati ancora saldi. 
− promessa di finanziamenti: Segesta avrebbe finanziato in misura adeguata l’eventuale sforzo militare ateniese 

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Atene manda degli ambasciatori per accertarsi dell’effettiva disponibilità di risorse finanziare, come affermato dai Segestani. In seguito, Atene decide di intervenire, nominando 3 strateghi: Nicia, Alcibiade e Lamaco, i quali hanno 3 obiettivi (cap.8): 
− sostenere la guerra di Segesta contro Selinunte; 
− favorire il rientro dei Leontinesi nelle loro sedi; 
− operare in Sicilia, riguardo ai vari problemi che sarebbero nati, quelle scelte politiche che, a loro giudizio, promettevano per Atene il frutto più ricco ⇒ i 3 strateghi hanno essenzialmente carta bianca per avanzare gli interessi ateniesi in Sicilia. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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