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Alleanza di egemonia

Alleanza di egemonia 

Come l’alleanza di stallo, anche quella di egemonia è composta da Stati che sono, al tempo stesso, uniti da una causa comune e separati da una serie di cause particolari ⇒ anche in questo caso, l’eterogeneità introduce un elemento coercitivo nella negoziazione tra gli alleati. 
MA, a differenza dell’alleanza di stallo, in quella di egemonia i rapporti di forza strategica sono asimmetrici ⇒ scambio impari, tendente al rapporto dominio-dipendenza. 
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Anche se entrambi gli alleati adottano tattiche coercitive, l’esito della loro interazione non lascia di solito scampo alla parte più debole, la quale viene di solito sfruttata da quella più forte, l’egemone.
È questo l’elemento che più differenzia le 2 alleanze asimmetriche: nell’alleanza di egemonia, infatti, i “vantaggi emergenti” dell’alleato minore si riducono, nel migliore dei casi, ad un mero male minore, un esito che è il logico risultato della sua precaria posizione ⇒ mai come in questo caso l’alleato minore non ha alternative degne di questo nome, poiché esse vengono giudicate persino peggiori del suo rapporto con l’egemone. 
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La ricerca della conformità si manifesta in modi diversi, per i 2 alleati: 
− per l’egemone, si tratta di fare dell’alleato minore un vero e proprio strumento della propria politica; 
− per l’alleato minore, si tratta di contenere le iniziative dell’egemone, poiché di queste è proprio l’alleato minore a pagare il prezzo più alto. 

Vediamo ora gli effetti dei 4 dilemmi: 
a. Dilemma della sicurezza delle alleanze: l’asimmetria produce gli effetti già noti = il membro più debole oscilla tra il timore di abbandono e quello di intrappolamento, mentre l’egemone deve guardarsi soprattutto dall’intrappolamento. Ma, mentre nel caso dell’altra alleanza asimmetrica – quella di garanzia – queste preoccupazioni sono ridimensionate dall’omogeneità, qui esse sono molto più reali, a causa dell’eterogeneità ⇒ è il più dipendente, come è naturale, che si trova più a malpartito. 
Si nota qui un paradosso tipico di tutte le alleanze asimmetriche, ma particolarmente visibile in quelle di egemonia: se, da una parte, la grande potenza può far leva sulla minaccia di abbandono per avere ragione dell’alleato che non vuole prestare la sua conformità, dall’altro, questa minaccia non è credibile sino in fondo, alla luce dell’interesse che l’egemone ha nel continuare ad influenzare la politica dell’alleato. Non a caso, nelle contrattazioni di stampo coercitivo, le parti sono sottoposte proprio al vincolo di evitare la rottura delle trattative. 
b. Dilemma del potere delle alleanze: ogni alleato ha ragione di impedire l’eccessivo rafforzamento dell’altro. Per l’alleato minore, questo significa essere sottoposto ad una coercizione ancora più grande da parte dell’egemone; per quest’ultimo, il rafforzamento del primo significa non poterne più disporre come prima. 
Inoltre, se all’interno dell’alleanza di garanzia, l’alleato minore può essere tentato di comportarsi da free rider, nell’alleanza di egemonia questa non è un’opzione ugualmente attraente, per 2 ragioni: 
− non si può essere sicuri che l’egemone accetti di accollarsi i costi; 
− anche se l’egemone fosse disposto a farsi carico dei costi, ciò renderebbe la dipendenza dell’alleato minore ancora più accentuata e visibile. 
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Mentre nell’alleanza di garanzia l’alleato minore può tollerare il sacrificio di parte della propria autonomia in cambio dei servizi offerti dal leader, in quella di egemonia si cerca, al contrario, di evitare di trovarsi in balìa dell’alleato maggiore. 
c. Strategia verso il nemico: la fermezza con l’avversario da parte dell’alleato minore può essere tanto frustrata dall’egemone, con un chiaro rifiuto di appoggio, quanto condurre ad un ulteriore imbarazzo se questi, invece, lo spinge avanti, compromettendolo ancora di più. 
Viceversa, se l’alleato minore assume un atteggiamento di flessibilità con l’avversario, difficilmente ciò indurrà l’alleato maggiore all’abbandono, dal momento che questi ha invece tutto l’interesse a tenere in piedi un rapporto per lui così vantaggioso. Casomai, la flessibilità può avere l’effetto di scontentare l’egemone ⇒ di indurlo a cercare un accordo con l’avversario, scavalcando l’alleato minore, che non si troverebbe abbandonato, ma posto in una condizione ancora peggiore. 
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Nei rapporti con l’avversario, è l’egemone che di solito, forte della posizione che l’alleanza gli conferisce, detta modi e tempi, adottando un atteggiamento di flessibilità o di fermezza a seconda delle circostanze, contando sempre sulla disponibilità dell’alleato minore. 
d. Strategia dell’avversario: in un ambiente internazionale stabile e tendenzialmente pacifico, dove quindi l’avversario adotta una strategia conciliante, aumentano gli incentivi per la parte più debole di svincolarsi dall’egemone, perché ha meno bisogno della protezione di quest’ultimo. 
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L’egemone avrà interesse a mantenere uno stato di tensione costante, che giustifichi l’esistenza dell’alleanza. 

Nella sua manifestazione più tipica, l’alleanza di egemonia vede una grande potenza che tiene stretta una piccola, o media, potenza, oppure un’altra grande potenza in difficoltà, con la quale ha motivi di rivalità, neutralizzandola nella sua presa. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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