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Il realismo normativo di Machiavelli

Dunque, come si noterà, tutta l’opera machiavelliana è permeata da quello che è stato definito “realismo normativo” = tutta l’opera è tesa a dare consigli, elemento questo che lo differenzia da Tucidide e dal suo realismo amorale. Ad esempio: 
− Con una concezione quasi strutturale, Machiavelli afferma che il principe deve adattarsi all’ambiente che lo circonda: bisogna che elli abbi uno animo disposto a volgersi secondo ch’e’ venti e le variazioni della fortuna li comandono, e, come di sopra dissi, non partirsi dal bene, potendo, ma sapere entrare nel male, necessitato (Principe, XVIII). 
− Come Tucidide, anche Machiavelli sottolinea spesso il ruolo della Fortuna: et assomiglio quella a uno di questi fiumi rovinosi, che, quando s’adirano, allagano e’ piani, ruinano li arberi e li edifizii, lievono da questa parte terreno, pongono da quell’altra: ciascuno fugge loro dinanzi, ognuno cede allo impeto loro, sanza potervi in alcuna parte ostare (Principe, XXV). Di fronte a questo impeto, gli uomini possono prendere delle misure precauzionali, ossia costruire prima degli argini: e, benché sieno così fatti, non resta però che li uomini, quando sono tempi quieti, non vi potessino fare provvedimenti e con ripari et argini, in modo che, crescendo poi, o andrebbono per uno canale, o l’impeto loro non sarebbe né sì licenzioso né sì dannoso (Principe, XXV) ⇒ Machiavelli giunge alla conclusione che, perché el nostro libero arbitrio non sia spento, iudico potere esser vero che la fortuna sia arbitra della metà delle azioni nostre, ma che etiam lei ne lasci governare l’altra metà, o presso, a noi (Principe, XXV). 
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Il rischio che Machiavelli vuole sia evitato è quello di rimanere passivi, di fondarsi sostanzialmente sulla speranza, lo stesso pericolo più volte sottolineato da Tucidide. 
È con la virtù che si possono arginare gli effetti della Fortuna, la quale dimonstra la sua potenzia dove non è ordinata virtù a resisterle, e quivi volta li sua impeti, dove la sa che non sono fatti li argini e li ripari a tenerla (Principe, XXV). 

I 3 principi essenziali impliciti nella teoria di Machiavelli costituiscono le pietre angolari della filosofia realista: 
1. la storia è un susseguirsi di cause ed effetti, il cui corso può essere analizzato e compreso dall’intelletto, ma non guidato dall’“immaginazione”; 
2. la teoria non crea la realtà, bensì la realtà ispira la teoria; 
3. la politica non è una funzione dell’etica, ma l’etica lo è della politica. 

Machiavelli riconosceva l’importanza dei principi etici, tuttavia pensava che non potesse esservi alcuna effettiva vita morale laddove non vi fosse effettiva autorità ⇒ la morale è un prodotto del potere. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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