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"Storie” di Tucidide Libro V : La pace di Nicia

"Storie” di Tucidide Libro V: La pace di Nicia 

Il libro si apre con la scadenza della tregua di 1 anno, che era stata negoziata dopo la campagna di Tracia. 
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Gli Ateniesi si lanciano in un’operazione in Tracia, per riprendersi Torone, cui riservano un duro trattamento: le donne e i fanciulli di Torone furono venduti schiavi, gli uomini della città, i Peloponnesi… subirono la deportazione ad Atene (cap.3). 
Inoltre in quel tempo i Beoti conquistarono col tradimento Panatto, una piazzaforte ateniese di frontiera (cap.3). 

Nel corso della campagna in Tracia si giunge alla battaglia di Anfipoli, nella quale gli Ateniesi sono comandati da Cleone, il quale dimostra come gli eventi di Pilo fossero frutto solo del Caso, perché la sua condotta ad Anfipoli è decisamente scadente: impiegò la tattica che gli aveva garantito un successo felice a Pilo, infondendogli fiducia nei suoi lumi di stratega (cap.7), ma Cleone non è per niente uno stratega. 
La battaglia di Anfipoli si risolve con la morte sia di Cleone sia di Brasida (cap.10). 
Dopo questo episodio cruento, Sparta e Atene decidono di cominciare i negoziati per la pace, che sfoceranno nella cosiddetta pace di Nicia, del 421 a.C. 
Quali sono i motivi che spingono le 2 potenze alla pace? 
Le motivazioni generali delle 2 città nel loro complesso sono chiaramente espresse nel cap.14: 
− Atene temeva fondamentalmente ulteriori defezioni, la piaga principale per l’impero (si approfondiva ad Atene l’inquietudine che il vento della rivolta spirasse più diffuso e vivo dai paesi della lega); inoltre, da un punto di vista più psicologico, gli Ateniesi hanno meno fiducia nella proprie forze (percepivano incrinature sinistre in quella coscienza della propria forza); 
− Sparta era preoccupata sia per la prossima scadenza del trattato di pace trentennale con Argo, accordo che Argo non voleva rinnovare (serio pensiero era l’accordo trentennale di pace con gli Argivi, che stava per scadere: una tregua che Argo non intendeva rinnovare), sia per una probabile rivolta degli Iloti (gli Iloti disertavano), sia per le defezioni a favore di Argo (li mordeva il sospetto, rivelatovi poi giustificato, che alcuni centri del Peloponneso meditassero di passare ad Argo). Infine, era ancora fresco il ricordo della disfatta di Sfacteria (inginocchiati alla sferza di una sciagura, quella di Sfacteria). 

Tucidide fa poi un’analisi delle motivazioni dal punto di vista dei singoli capi, in luce del cambio ai vertici della direzione politica: da entrambe le parti sono morti i 2 capi che spingevano per la guerra (cap.16, Cleone e Brasida… erano le voci più fiere contro la pace), i quali vengono sostituiti da capi che, per motivi diversi, sono favorevoli alla pace: 
− Nicia voleva chiudere la propria carriera politica “senza macchia”: aspirava a serbarsi integro il frutto dei suoi successi prosperi, mentre la sconfitta non lo aveva ancora toccato ⇒ le generazioni venture riceverebbero in riverente eredità il suo nome: una vita profusa al servizio dello Stato, tersa di errori (cap.16); 
− Plistoanatte: egli, nel 446 a.C. , aveva comandato un’invasione dell’Attica, poi fallita ⇒ fu mandato in esilio, ma in seguito fu richiamato a Sparta. Ovviamente, però, questa sua restaurazione era motivo di critica da parte dei suoi nemici ⇒ riteneva di essere vulnerabile a questo tipo di critiche al suo passato non del tutto limpido in tempo di guerra, mentre in tempo di pace gli attacchi personali contro di lui sarebbero forse venuti meno: se perdura la guerra le personalità più influenti sarebbero sempre state bersaglio degli strali acri dei propri rivali in ogni avversità (cap.17). 

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Gli Spartani convocarono i propri alleati e dopo il voto concordemente favorevole di tutti, esclusi i Beoti, i Corinzi, gli Elei, i Megaresi (contrari a questa linea politica), stipularono un’intesa di pace (cap.17) ⇒ si può notare come ci siano almeno 4 gruppi che sono contro la pace, perché 
− i Megaresi perché il loro porto è ancora nelle mani degli Ateniesi ⇒ non sono disposti a trattare la pace in queste condizioni di inferiorità; 
− gli Elei hanno una serie di problemi territoriali con Sparta ⇒ temono che in condizioni di pace Sparta faccia valere la sua maggiore forza; 
− i Corinzi perché Corcira e Potidea sono ancora controllate da Atene e, in generale, negli ultimi anni Corinto ha perso gran parte del suo potere nel nordovest della Grecia; 
− i Beoti (e fondamentalmente Tebe) temono di diventare vulnerabili alla pressione ateniese se Sparta si ritira e concentra la propria attenzione soltanto nel Peloponneso. 

Il trattato di pace comporta, tra le altre cose (cap.18): 
− capo V) Gli Spartani e gli alleati restituiranno Anfipoli agli Ateniesi. Nelle città rese dagli Spartani agli Ateniesi, agli abitanti sarà concesso recarsi dove sceglieranno, con la propria roba. Le città stesse, se corrisponderanno il tributo stabilito da Aristide, saranno autonome. 
− capo VII) Gli Spartani e i loro alleati rendano agli Ateniesi Panatto. 
− capo VIII) In quanto a Scione, Torone, Sermiglio, gli Ateniesi decreteranno a loro talento sul destino di queste città e delle altre città. 
− capo X) (È il punto che più scontenta gli alleati) Se saranno intervenute, da una parte o dall’altra, omissioni su uno qualsiasi di questi punti, nel rispetto dei giuramenti, avvalendosi di metodi ragionevoli e ispirati a giustizia, sarà lecito introdurre quelle modifiche che con il consenso di entrambi, Ateniesi e Spartani si riterranno opportune ⇒ Atene e Sparta possono modificare il trattato a loro piacimento, senza consultare i propri alleati. 

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Da queste clausole si evince come le 2 potenze, in fondo, non si comportino in modo tanto diverso: sono loro che decidono, condizionando le scelte degli alleati ⇒ il trattato può essere facilmente rivisto su base bilaterale. 
Inoltre, Sparta si era presentata come il liberatore della Grecia, mentre ora restituisce ad Atene le città che avevano defezionato, lasciando ad Atene anche la libertà di decidere del loro destino ⇒ ancora una volta, si nota la vera motivazione che guida la politica Spartana, che non è quella ideologica di liberare la Grecia, quanto piuttosto di salvaguardare i propri interessi, anche a costo di grandi concessioni ad Atene. 
Inoltre, di fronte a quell’ostinazione (delle 4 città sopra citate) gli Spartani congedarono gli alleati e strinsero con Atene un’alleanza, stimando questa la tattica più sicura a sedare gli Argivi inquieti (cap.22) ⇒ oltre al trattato di pace, Sparta e Atene stipulano anche un’alleanza difensiva, in particolare perché Sparta vuole prepararsi all’eventualità di uno scontro con Argo, oltre a quella di una rivolta degli Iloti: se un nemico irrompe nel territorio di Sparta o lo danneggia, gli Ateniesi sosterranno gli Spartani, e viceversa; se la classe servile si rivolta, gli Ateniesi uniranno i propri sforzi agli Spartani con l’impegno più vivo (cap.23). 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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