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Problematiche posturali e danni rachidei da sovraccarico in età adulta ed anziana


Solo il 10% delle persone riesce a conservare quella che è la corretta struttura anatomica del rachide rispettando la normale angolazione delle curve fisiologiche, e quindi non soffrono di alcun tipo di dolore o di scompenso al livello del rachide.

Nel restante della popolazione invece è possibile verificare dolori al livello di tale struttura, dovuti principalmente a posizioni posturali errate, ad una vita sedentaria, a traumi ecc. e quella che si verifica con maggiore frequenza è l’ipercifosi acquisita, la quale conseguenzialmente scaricando il peso corporeo e carichi esterni sulla curva fisiologica lombare, ne consegue ulteriori problematiche su quest’ultima.

Tra le cause maggiori di ipercifosi abbiamo la demineralizzazione delle vertebre del rachide, che ne rappresentano la struttura fissa e che scaricano le forze da un corpo vertebrale all’altro. Le masse apofisarie anche vengono considerate una struttura fissa della colonna vertebrale, ma per le inserzioni muscolari e legamentose, vengono sollecitate in movimenti di flessione e di taglio.

La parte spongiosa della vertebra, è avvolta da un tessuto di osso molto sottile, ed è organizzata in modo tale da poter trasmettere i carichi in senso verticale. Ma nonostante la vertebra sia un osso, essa nel decorso della vita, può subire dei rimodellamenti strutturali, che si tendono a verificare in seguito agli atteggiamenti posturali ai quali deve far fronte. È proprio per questo che una vita sedentaria, atteggiamenti posturali scorretti, lesioni al livello osseo, ne possono causare una modificazione della struttura ossea, che conseguenzialmente causa nel soggetto dolori e patologie.

Un elemento principale è, come detto in precedenza, la mineralizzazione della vertebra, che aumentando nel decorso dell’età anziana, ne causa una riduzione alla resistenza agli urti provocando così microlesioni, che si arrestano quando incontrano zone meno mineralizzate.

Da ciò possiamo dedurre come il fenomeno del degrado delle proprietà meccaniche dell’osso sotto urto può apparire meglio correlabile all’età che ad altri parametri.  

La patologia che si verifica maggiormente nei soggetti anziani, è l’osteoporosi, ovvero una riduzione della densità ossea dovuto ad una minore neoformazione ossea al livello della cavità di riassorbimento dell’osso spongioso. L’osso spongioso è costituito da trabecole, le quali ne garantiscono la sua formazione rigida, ed è proprio in seguito all’osteoporosi che se ne interrompe la loro continuità portando così la vertebra ad una maggiore esposizione di frattura per via della sua ridotta densità.

L’anziano allora non deve temere l’attività fisica, ma più che altro una eccessiva sedentarietà associata a schemi comportamentali scorretti che si scaricano sulle vertebre.
 
Il disco vertebrale, è costituito dal nucleo polposo, cerchiato da un anello fibroso, che ha come funzione quella di limitare le pressioni che si vanno ad esercitare sui corpi vertebrali. In seguito all’invecchiamento questa componente fluida del disco vertebrale diventa più rigida, e quindi il rachide è maggiormente soggetto a fratture in seguito ad atteggiamenti errati o carichi eccessivi.

L’artrosi nell’anziano si verifica anche al livello delle faccette articolari che modificano la loro morfologia con mutamenti funzionali dell’articolazione.
Fattore che però limita maggiormente da un punto di vista sia funzionale che psicologico un soggetto in età evoluta, è l’ipotonia muscolare, responsabile degli atteggiamenti scorretti del soggetto, perché tale muscolatura ha il compito di mantenere eretta la colonna vertebrale e di accompagnarla nei vari movimenti. Ciò quindi rappresenta nell’anziano principalmente una condizione di scoraggiamento nell’inizio di un’attività motoria correttiva, perché risente dell’eccessivo affaticamento nell’eseguire i vari esercizi.

Il back pain di origine meccanica, rappresenta il 97% di tutti i mal di schiena ed è localizzato in una zona che non riesce a sopportare in modo corretto determinati carichi. Questo sforzo è dato principalmente da una distribuzione di forze locali che sono prodotte direttamente o indirettamente dalla contrazione dei fasci muscolari della colonna.

Tratto da TEORIA TECNICA DIDATTICA ATTIVITÀ MOTORIA di Vincenzo Sorgente
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