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Definizione di trucchi polifilmici e cinematografici


Costituisce ancora oggi un ottimo punto di partenza per lo studio di questo aspetto, a lungo trascurato sul piano teorico, dell'espressione filmica. Sul versante della produzione filmica Metz distingue i trucchi profilmici dai trucchi cinematografici. Metz definisce profilmici i trucchi che intervengono prima dell'atto del riprendere, come la sostituzione di un manichino con un attore e viceversa, o di una controfigura con un attore. I trucchi cinematografici appartengono invece all'atto del filmare. Essi sono prodotti durante le riprese (trucchi di cinepresa) o in laboratorio di stampa (trucchi di stampa) e possono essere dotati di diverso grado di specificità. Tale è ad esempio il flou, una ripresa sfocata con un procedimento che il cinema ha in comune con la fotografia, oppure l'accelerato e il rallentato che si ottengono diminuendo o aumentando il numero di fotogrammi al secondo rispetto alla frequenza utilizzata in fase di proiezione.
Queste distinzioni operate da Metz necessitano di alcune osservazioni di precisazione. Il piano profilmico e quello cinematografico di realizzazzione del trucco non sono nettamente separabili, quindi anche quando il trucco è attuato sul piano profilmico, c'è un intervento a livello propriamente cinematografico teso a occultare o a rendere più visibili i dettagli di quanto si produce a livello profilmico. Le attuali tecniche di produzione degli effetti speciali rendono in molti casi difficile o impossibile la distinzione tra profilmico e cinematografico. Due esempi saranno sufficienti a chiarire queste affermazioni. Nei film di fantasciernza i voli delle astronavi vengono ripresi impiegando una particolare cinepresa, la Dykstraflex, che è montata su un braccio snodabile i cui movimenti sono programmati da un computer: è il movimento della cinepresa, rispetto al modellino che rimane fermo, a produrre l'illusione del volo spaziale. Si combina dunque un trucco profilmico (il modellino dell'astronave) con una complessa modalità cinematografica di ripresa. Uguale discorso si può fare per lo Zoptic, un procedimento messo a punto da Zoran Perisic e utilizzato con grande successo in Superman (1978) di C. Donner. Questo procedimento permette di simulare la visione di un uomo o di un oggetto in volo mediante l'impiego di un proiettore (che proietta lo sfondo paesaggistico) e una cinepresa (che riprende l'uomo o l'oggetto immobili sullo sfondo paesaggistico proiettato); l'uno e l'altra sono dotati di zoom sincronizzati, per cui il proiettore rettifica l'angolo di visuale del paesaggio che sembra allontanarsi, mentre la cinepresa ottiene l'effetto di avvicinamento dell'uomo e dell'oggetto, che in realtà sono fermi.
Successivamente Metz propone una classificazione dei trucchi sulla base del modo in cui vengono percepiti dallo spettatore: i regimi percettivi del trucco. Ne individua di tre tipi:

- Trucchi impercettibili, come una controfigura. Tipici di film realistici.
- Trucchi invisibili ma che rischiano di essere percettibili, cioè trucchi di cui lo spettatore percepisce la presenza ma non sa in quale punto del film interverranno. Ad esempio il trucco dell'uomo invisibile.
- Trucchi che devono essere percettibili, come il flou, l'accelerato e il rallentato, e così via. Sono presentati come manipolazioni esplicite dell'immagine e svolgono per lo più la funzione di procedimenti retorici che Metz chiama marche di enunciazione. Pensiamo all'uso che Pasolini fa nella Ricotta della scena di Stracci che divora il cibo a velocità inverosimile; un'iperbole in pellicola.




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