Skip to content

Il ruolo del direttore di fotagrafia

Il ruolo del direttore di fotagrafia


Il lavoro del direttore di fotografia è sintetizzabile in una frase di Giuseppe Rotunno: è facile scrivere un'alba livida, ma come fare a tradurla in immagini? Il direttore della fotografia deve cercare o produrre quelle condizioni di luce che, combinate con le tecniche di ripresa e di stampa, diano il risultato fotografico previsto dalla sceneggiatura o richiesto dal regista: egli deve far sì che l'oggetto delle sue cure diventi un fatto plastico, acquisti una realtà luministica. Attualmente il compito del direttore della fotografia consiste nella cura e nel coordinamento dell'illuminazione delle scene da riprendere, illuminazione che avviene mediante riflettori e superfici riflettenti e che può essere variamente orientata e distribuita. Il rapporto fra luce naturale, illuminazione artificiale e tecniche di ripresa e stampa è ciò che produce la qualità fotografica.
Il direttore della fotografia, per la fondamentale importanza che riveste il mondo dell'immagine, è di solito il più stretto collaboratore del regista, anche se il suo ruolo per molto tempo è stato più che sottovalutato. Oggi la situazione è notevolmente mutata e si è addirittura arrivati a parlare di divismo dei direttori della fotografia, divismo della tecnica soprattutto. Un direttore della fotografia può essere chiamato a dare un apporto determinante a opere di grande impegno tecnico ed estetico, come può dare il suo contributo a definire uno standard figurativo qualitativamente alto nell'ambito di un cinema di genere ma può anche essere chiamato a garantire la corretta impaginazione filmica di spunti spettacolari che all'origine non hanno nulla di cinematografico. È il contributo determinante di un direttore della fotografia che può rendere possibile e importante un esordio nella regia: questa è stata sicuramente la funzione di Tonino Delli Colli per i primi film di Pasolini. La grandezza di un direttore della fotografia si vede anche dalle innovazioni.
Lee Garmes, ad esempio, può essere considerato l'inventore di un tipo di bianco e nero a forti contrasti, ottenuto con uno uso sistematico dell'illuminazione diretta, che molto meglio dell'opera di un singolo regista definisce il clima figurativo del cinema americano dei primi anni Trenta e che accomuna film diversi tra loro.
Pochi hanno dato il giusto rilievo all'arte di William Daniels, il direttore della fotografia che Greta Garbo imponeva a tutti i suoi registi. Fu Daniels a garantire una continuità interpretativa ai valori espressivi della figura della Garbo, indipendente dai ruoli impersonati.
La tecnica del low – key – lighting, cioè dell'illuminazione dal basso adottata negli USA per influsso del cinema espressionista tedesco, e l'uso che ne fece Arthur Edeson, hanno contribuito alla formazione dell'inconfondibile clima figurativo del cinema americano dei primi anni Quaranta, da Il mistero del Falco (1941) di J. Huston a Casablanca di Michael Curtiz (1942).


Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.