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L’approccio integrato alla schiofrenia


Dopo il tempo della divisione-contrapposizione tra modelli, ideologie e competenze disciplinari nello stesso lavoro di equipe, si è riconosciuto come la schizofrenia è la più complessa e pervasiva delle malattie mentali. La realtà dell’assistenza territoriale in periodi post legge 180, laddove gli operatori di servizi psichiatrici pubblici nelle varie loro qualifiche professionali si scontrano ogni giorno con la vera problematicità della malattia schizofrenica, non consente più la divisione storica tra chi sapeva e custodiva su delega sociale (nell’istituzione manicomiale) e chi invece non custodiva e non aveva un’intimità epistemica con il paziente schizofrenico.
La drammaticità dei bisogni terapeutico-esistenziali, nell’inquietante e spesso costante presenza del paziente schizofrenico nei nostri servizi territoriali, ha prodotto un paradossale effetto positivo sugli operatori. L’effetto formativo ha spiazzato gli stereotipi ideologici.
I progressi scientifici e le nuove risorse psicofarmacologiche hanno obbligato, anche chi era essenzialmente prevenuto, ad utilizzarle a fronte di precise responsabilità terapeutiche personali.
Oggi è il tempo della verifica: nella peculiarità del rapporto operatore-paziente, fatto di consensi e risultati valutabili su un piano di continua messa in discussione e ridefinibilità, non si può più indulgere in fantasie onnipotenti o in adesioni dogmatiche a particolari modelli teorici, abiti troppo stretti al confronto con la realtà.

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