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Il mito delle Sirene in Eliot e Kafka

Thomas Stearns Eliot – Canto d’amore di J. Alfred Prufrock (in Prufrock e altre osservazioni, 1917)

Nella prima raccolta pubblicata da T.S. Eliot, il Canto d’amore di J. Alfred Prufrock termina proprio con la melodia delle Sirene. Il protagonista, sul finire della propria confessione, decide di andare a passeggiare sulla spiaggia e ricorda di aver sentito cantare le fanciulle del mare. La nostalgia del passato è irresistibile ma una volta giunto sulla spiaggia si accorgerà che le Sirene ora cantano solamente fra di loro e non per lui  la poesia è un sogno chiuso in se stesso e nel passato, verso il quale si può soltanto provare nostalgia

Franz Kafka- Il silenzio delle Sirene, 1917

Per proteggersi dalle Sirene Odisseo si chiuse le orecchie con la cera (prima dislettura del mito originario, nel quale l’eroe tura invece le orecchie dei compagni) e si fece legare all’albero della nave. Però le Sirene avevano un’arma assai più letale del loro canto, e questa era il silenzio. Ulisse si avvicina alle Sirene ed esse dunque non cantano: o perché pensano che soltanto il silenzio potrà battere un nemico come questo, o perché la beata espressione di felicità sul volto di Odisseo fa loro dimenticare il canto.
Odisseo però credette che le Sirene stessero cantando e che solo lui non le udisse ( vale soltanto l’infondata presunzione dell’io). Immediatamente dopo, però, tutto svanì ai suoi occhi mentre egli fissava il suo sguardo in lontananza e per la prima volta nella letteratura occidentale emerge il punto di vista delle Sirene: tornate mostruose dopo il passaggio dell’eroe, esse non avevano più alcun desiderio di sedurre.
Un’appendice a tutto questo – conclude Kafka- è stata anche tramandata, ed egli la registra nell’ultimo paragrafo. Odisseo era così furbo che neppure la dea del fato poteva penetrare nel suo intimo. Forse aveva veramente notato che le Sirene tacevano e oppose ad esse e agli dei la sua simulazione come uno scudo. L’enigma di Ulisse è un racconto che si apre così a diverse interpretazioni:
le Sirene non cantano = morte della poesia e dell’essere, “preludio al nulla”
o è Ulisse a non volerle più ascoltare = disumanità dell’uomo

Già Virgilio, a suo tempo, aveva lasciato intendere che le Sirene, se mai sono esistite, ora non esistono più e, in ogni caso, non cantano. A conclusione dell’episodio famoso della morte di Palinuro, infatti, il poeta latino fa passare la nave di Enea vicino agli scogli delle Sirene, ma riduce la loro presunta voce, in quel passaggio un tempo difficile, all’insistente rumore dell’ “assidua risacca” contro gli scogli stessi. Enea non ode nessun canto, e Virgilio non dice che l’abbia per caso sentito Palinuro; anzi sottolinea che si tratta di un fatto del tutto naturale.
Non a caso, un po’ come Palinuro, anche il senatore La Ciura, nel famoso racconto di Tomasi di Lampedusa, cade in mare dalla coperta del Rex durante la notte e il suo corpo non viene più ritrovato.

Tratto da ULISSE E IL VIAGGIO di Livia Satriano
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