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Le svolte culturali necessarie per rivoluzionare lo stato sociale


Possiamo fare riferimento, su questa rivoluzione silenziosa, a 4 tappe di pensiero riflesso:
La prima è la grande svolta di LUHMANN. “ogni giorno, scrive Luhmann, si ingrossa il numero delle persone che non trovano la loro strada nella vita, che hanno problemi con se stessi e con gli altri”. Ma tale attività assistenziale non è affrontabile con successo dall'interno dello stato sociale. E ciò perchè il modello sistemico autoreferenziale di stato sociale esclude sia motivazioni e valori sia relazioni intenzionali di autorità ma anche la comunicazione che coinvolge i soggetti e non solo i ruoli sociali.
La crisi del welfare state non si risolve dunque, per L., né all'interno del welfare state  e nemmeno nell'ambito della relazionalità dialettico-simbolica fra sistema e ambiente, quale pensata in termini macro-sociali. Il che significa che lo stato sociale deve autolimitarsi, non può inglobare servizi interpersonali alle persone. Diritto e denaro sono gli strumenti di cui si serve il welfare state. Però “ciò che non è ottenibile né col denaro né col diritto, è la trasformazione della persona stessa”.
La seconda svolta in Italia si ingrossa dalla fine degli anni 80 con l'esplodere del terzo settore e con l'introduzione delle norme sul volontariato dei primi anni 90. Le conclusioni di Luhmann erano tutte nel senso della separazione dello stato sociale dai servizi sociali alle persone, per salvare lo stato sociale dal suo tracollo. Negli anni 80 e nella prima metà degli anni 90, il terzo settore si fa forte delle conclusioni di Luhmann e nello stesso tempo cerca di recuperare i rapporti con il welfare state. Verso la fine degli anni 90, con la comparsa di tesi economicistiche anche nel terzo settore, del volontariato come non profit economico, sembra ritornata la sfiducia di una parte del terzo settore nei confronti dello stato sociale: la stessa sfiducia di Luhmann.
La terza svolta ancora più aperta in direzione della qualità delle cure come fondata su una riduzione della spersonalizzazione, anzi su una rinascita, perfino nelle cure sanitarie, di rapporti fiduciari interpersonali tra medico e paziente.
La quarta svolta è quella di chi intende accrescere la qualità delle cure socio-sanitarie aprendo maggior spazio alla società civile e con nuovi impulsi alle prevenzioni. Questa quarta svolta intende far partire la ricerca della qualità delle cure dalla prevenzione sia ambientale che personale, contro gli accresciuti effetti iatrogeni delle stesse strutture sanitarie ma più in generale dei sistemi produttivi e di vita sociale che provocano l'inquinamento ambientale connesso alle stesse logiche capitalistiche della globalizzazione.
Tutte e 4 le svolte culturali e operative hanno in comune un rifiuto a ridurre la qualità delle cure socio-sanitarie e il loro controllo alla mera raccolta di opinioni sparse di consumatori singoli.

Tratto da VALUTARE LA QUALITÀ IN SANITÀ di Angela Tiano
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