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"Apologia di Raymond". Scetticismo in Montaigne



Il testo più importante per leggere le posizioni filosofiche di Montaigne è l’Apologia di Raymond. Si è detto di M. che fosse stato prima stoico, poi scettico ed infine epicureo. In realtà egli stesso si è definito un “filosofo fortuito e non premeditato”. Ad un certo punto della sua vita, leggendo Sesto Empirico, si è riconosciuto scettico-pirroniano, dal momento che il suo scetticismo non è mai stato tanto gnoseologico, quanto antropologico: egli riconosceva l’impossibilità di stabilire una verità certa non tanto (e forse anche) da un punto di vista della conoscenza, quanto più strettamente da un punto di vista antropologico. In questo senso la sua filosofia sintetizza quella pirronismo e quella del pessimismo e fideismo cristiano che vede nell’uomo niente più che un animale, illuso di essere superiore agli animali, ma anzi capace in virtù della ragione di gesti più che animaleschi. Accostando fideismo e scetticismo M. afferma che l’unica nostra via di contatto con la verità è la grazia, non la ragione così come sostiene S. Paolo a proposito della maggior efficacia dell’ignoranza rispetto all’eccessiva intelligenza per la fede.
Nella seconda parte dell’Apologia Montaigne espone le tipiche tesi dei pirroniani sul carattere intrinsecamente dubbio di ogni evidenza: né la ragione né i sensi sono assolutamente certi. Ciò che in determinate condizioni fisiche, psichiche e ambientali ci appare vero, può non esserlo in altre. Le teorie scientifiche si contraddicono a vicenda. Né i sensi né la ragione possono fornire un criterio assoluto di conoscenza.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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