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"Saggio sull'intelligenza umana" di Locke



La sua opera che meglio di tutte racchiude il suo lavoro è Saggio sull’intelligenza umana (1690). È qui che egli esamina i limiti della ragione umana: per farlo deve partire dal problema della sua origine perciò egli dedica il primo libro alla critica dell’innatismo concepito come l’esistenza di idee innate nell’uomo dimostrabili attraverso il riconoscimento comune di tutti gli uomini; questo consenso per Locke non esiste affato. Da dove proviene dunque la conoscenza? L’unica risposta “razionale” è l’esperienza. Questa si presenta sotto due forme:
sensazione che ci fornisce conoscenza dall’esterno attraverso i cinque sensi
riflessione che sta all’origine delle idee relative alle operazioni interne della mente
Nel secondo libro Locke procede alla distinzione dei diversi tipi di idee:
idee semplici => sono quelle che l’intelletto riceve del tutto passivamente dalla sensazione o dalla riflessione; esse non sono scomponibili in altre idee. All’interno di queste egli distingue tra:
idee di qualità primarie che ineriscono agli oggetti stessi (solidità estensione, movimento..); tali idee esistono realmente nei corpi stessi
idee di qualità secondarie che dipendono dalle condizione soggettive della nostra sensibilità: non c’è nulla nei corpi che abbia alcuna conformità con tali idee che esistono allora soltanto nell’ambito del pensiero.

Tratto da FILOSOFI DELL'ETÀ MODERNA di Carlo Cilia
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