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Introduzione del buddismo


Il periodo Kofun finì intorno alla metà del 6 secolo con l’introduzione del buddismo. Questa dottrina nacque in India nel 6 secolo a.C., e sosteneva che la causa delle sofferenze umane fosse da ricercare in quell'attaccamento alle passioni, in quel continuo desiderare tipico e insito nell' essere umano.

La cura che consisteva in un totale annullamento dell’io, della propria individualità sino al raggiungimento del nirvana, stato di assoluta felicità. Proprio questa prospettiva di una possibile salvezza in un'altra vita ne permise la diffusione prima in Cina, nel 1 secolo DC, periodo in cui si visse una grave crisi, poi in Corea per poi giungere da qui in Giappone. (Era già̀ passato 1 secolo dalla nascita di questa dottrina venne adattata da ogni paese a seconda delle proprie esigenze, ergo non è il buddismo vero e puro che giunse in Giappone).

L'introduzione del buddismo è strettamente collegato ad un evento che accadde o nel 552 o nel 558: accadde infatti che la Corea inviò tramite un rappresentante al capo del clan di Yamato, una piccola statuetta con una scritta buddista, allegata a questa vi era un messaggio che ne esaltava i poteri della dottrina in quanto capace di esaudire i desideri del capo del clan. Tutto ciò̀ ci dà prova del cambiamento che la dottrina aveva subito in quanto nasceva come via per allontanarsi e liberarsi dai desideri, e viene propagandata come modalità̀ per poter esaudire le proprie richieste.

Dopo aver ricevuti i doni, il capo allora si confrontò con gli altri Uji importante riguardo all'introduzione di questa nuova dottrina. Ciò comportò una netta contrapposizione tra coloro che si schierarono a favore, come i Toga, di origine coreana che avevano interesse nell'apertura dell'arcipelago al continente, e coloro che si schierarono contro come i Mononobe, secondo cui questa nuova introduzione avrebbe scatenato l'ira dei Kami, e i Nakatomi che erano strettamente devoti allo shintoismo.

Questa opposizione si risolse solo a seguito di uno scontro militare, che vide uscire vittorioso il can dei Soga. Da questo momento in poi dato che i Soga erano favorevoli ad un incremento degli scambi con l'esterno, si avrà̀ un'ondata di idee, concetti e modelli di derivazione soprattutto cinese.

I Soga grazie al successo militare che avevano ottenuto, occuparono una posizione decisamente rilevante, tanto da usurpare l'autorità̀ del sovrano. Uno dei componenti di questo clan infatti fece uccidere l'imperatore in carica, che nonostante fosse suo nipote stava portando avanti una politica contraria agli interessi dei Soga, e così salì al trono nel 592, l’imperatrice Suiko la prima donna che ricoprì questa carica. Inoltre venne nominato suo reggente ovvero Sessho il principe Shotoku Taishi.

Quest’ultimo fu una figura che assunse un rilievo immenso soprattutto nella scena politica. Uomo colto, di formazione buddhista (aveva letto le sacri scritture) aveva agito probabilmente per interesse del proprio clan facendo sì che il buddismo si diffondesse tra le classi elevate e cercando di avvicinare il più̀ possibile i Soga al potere. Con lui inizia l'era di riforme che si pongono alla base della costruzione dello stato giapponese, riforme ispirate al modello cinese, non copiate ma rimodellate secondo le proprie esigenze.

È ad opera sua che viene emanata la costituzione dei 17 articolati, non un codice di leggi ma una lista di precetti morali di ispirazione buddista. È chiaro che questa costituzione volesse confermare il potere dell'autorità̀ del sovrano ed eliminare quello dei clan locali sostituendolo con un gruppo di funzionari a suo servizio che avrebbero agito con decoro e responsabilità, e che non avrebbero sostituito l'autorità̀ centrale ma l'avrebbero rappresentata. Il sovrano rappresenta il tramite tra cielo ed è terra, è infatti in questo periodo che viene coniato il termine Tennō, per designare la figura dell'imperatore che non solo era un leader politico ma anche religioso.

Tratto da STORIA DEL GIAPPONE di Veronica Vismara
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