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I MESSAGGI PUBBLICITARI


I messaggi pubblicitari non riguardano solo il prodotto, a volte, a livello meta comunicativo trasmettono anche visione del mondo, sistemi filosofici, indicazioni di comportamento, valutazioni morali, diffondono opinioni preconfezionate, inculcano slogan, favoriscono l'instaurarsi di abitudini, promuovono e rafforzano uno stile di vita consumistico.

Oggi molte industrie alimentari puntano di vendere i loro prodotti ai minori puntando    sull'immagine, sui colori e sul legame affettivo e sul rapporto di fedeltà che si stabilisce tra il consumatore e un determinato marchio, senza preoccuparsi dei risvolti che certi alimenti possono avere nel creare cattive abitudini alimentare, pericolose dipendenze e anche problemi di salute. Non dobbiamo dimenticare che con le loro conoscenze tecniche i pubblicitari possono entrare nella mente degli spettatori meno difesi cioè meno abituati a smontare i messaggi attraverso una riflessione critica. Condizionano pesantemente dando quella sensazione di libertà di scelta. Ecco perché in Svezia, Norvegia, Austria non ci sono pubblicità durante i programmi televisivi rivolti ai
più giovani, in Grecia sono vietate le pubblicità di giocattoli, in Francia ed Inghilterra sono assai ridotte e non interrompono i programmi. Noi invece bombardiamo i bambini di pubblicità su televisioni private e reti pubbliche.

Altra forma di violenza nonché sfruttamento dei minori è il loro utilizzo come attori di spot e film violenti o pornografici, a tale proposito non c'è una normativa chiara.

Quindi oltre a forme di violenza diretta vi sono anche violenze indirette e subdole che possono promuovere una mentalità deviante, creare suggestioni distorcenti e promuovere in alcuni casi atti aggressivi. Esistono forme di violenza invisibile da cui ci si può difendere col ragionamento, il senso critico, la cultura. È necessario anche riflettere sulle regole, sui vari codici di autoregolamentazione, valutare se sono adeguati, se sono necessari aggiornamenti e soprattutto se vengono rispettati e applicati. Il nodo in tutto ciò è rappresentato dal rapporto tra i diritti individuali e la libertà d'informazione, sullo sfondo di potenti interessi di mercato. A ciò si aggiunga che in linea di principio gli utenti di internet sono contrari a ogni regolamentazione sull'uso del mezzo, rivendicano una totale libertà di espressione affermando che su internet tutti sono editori e perciò liberi di scegliere la propria linea editoriale. Si tratterà allora di esercitare una sorveglianza, creare blocchi e parole chiave, si tratta di muoversi in varie direzioni per aumentare la consapevolezza dell'opinione pubblica e ottenere dai gestori dei media il rispetto di alcune regole fondamentali.

IL DOCUMENTO DEL Comitato Nazione per la Bioetica DICE:
1. La scuola può acculturare i giovani rendendoli più consapevoli, aiutandoli a difendersi dalle manipolazioni.
2. I media devono promuovere azioni più decise che portino a distinguere i programmi dell’infanzia da quelli per gli adulti e che favorisca una cultura in positivo dei rapporti interpersonali. <le televisioni devono responsabilizzarsi moralmente nei confronti dei minori curando la qualità dei programmi che mettono in onda negli orari di maggiore audience e nelle cosiddette fasce protette.
3. La pubblicità deve essere regolata da norme coerenti che tendano a vietare qualsiasi forma di pubblicità nell’ambito di programmi rivolti ai bambini.
4. Il documento raccomanda la concreta attuazione della Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo richiamando il diritto a un’informazione corretta che abbia utilità sociale e culturale per il fanciullo.
5. Il documento si conclude con un riferimento al gioco, fondamentale nella vita di un bambino in quanto agevolatore di crescita cognitiva, sociale, emotiva nonché esperienza di libertà fondamentale, invita dunque le amministrazioni comunali a recuperare spazi di gioco per invogliare tutti quei bambini annoiata di fronte alla tv.

Tratto da BIOETICA E MASS MEDIA di Marianna Tesoriero
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