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L'APPROCCIO DI HOLLAND


Un approccio che diversifica ricerca filosofica e attività dei media, lo fa sulla base di una vera e propria diversità nei contenuti oggettivi di loro pertinenza. Tale approccio è stato recentemente proposto da Stephen Holland. Holland comincia la sua analisi con un confronto: un modo di dibattere l'etica “giornalistico” comporta la descrizione di pro e contro, ma nel fare questo porta alla nascita di questioni più profonde come ad esempio lo status morale, vivere, morire, uccidere, l'identità personale, ciascuna di queste domande più profonde è filosoficamente ricca, ma impoverita dalla non trattazione. In sostanza Holland sostiene che rispetto al livello della trattazione giornalistica l'approccio filosofico si presenta come l'unico competente ad affrontare approfonditamente le tematiche fondazionali. Questa impostazione ha però il difetto di impostarsi in maniera tale che ciò di cui si occupano i filosofi ha uno status dubbio se ci si vuole muovere nel tessuto delle comuni esperienze umane. L'impostazione di Holland suggerisce che il filosofo è fornito di strumenti logici e concettuali che ha appreso come parte ella sia formazione che lo mettono in condizione di affrontare questioni che sono prioritarie e fondanti rispetto a quelle di cui si occupa chi tratta della bioetica in modo giornalistico, il filosofo si presenta come una GUIDA in un territorio nascosto che però è decisivo in quanto costituisce la trama di fondo del mondo dell'esperienza comune. E sottolinea la separatezza e l'incomunicabilità tra l'area della trattazione filosofica e quella giornalistica delle questioni bioetiche. Holland va a sottolineare e a intendere la filosofia come una speciale capacità cui un giornalista semmai potrà, può arrivarci solo dopo una formazione filosofica ma, dato che le questioni di cui si occupa in questa formazione sono più profonde, prioritarie e speciali rispetto a quelle che si troverà di fronte nella sua attività giornaliera definitiva, finirà per dimenticarle.

Questa separatezza tra il piano della ricerca filosofica e quello della trattazione giornalistica delle questioni bioetiche è una conseguenza del privilegiamento di una metodologia che Holland chiama INTUIZIONISTICA: si tratta solo di prendere atto che nei tipi di faccende che costituiscono la bioetica contemporanea, spesso alla fine ci troviamo nella sconcertante posizione di fare affidamento sulle nostre risposte e giudizi familiari e condivisi a proposito delle cose. Ma c'è molta filosofia da fare prima di arrivare a questo punto, dovremmo mettere in ordine di priorità le considerazioni rilevanti e discutere e mettere da parte le opzioni dubbie; tutto questo potrebbe anche portarci al punto di partenza in quanto potremmo accorgerci che le nostre intuizione potrebbero aver bisogno di esser rivedute.

Un approfondimento filosofico delle intuizioni etiche di partenza porta a una loro revisione. Lecaldano sostiene che la metodologia di revisione proposta da Holland non sia utilizzabile a favore del sempre fertile processo di valutazione critica.

Una diversa impostazione viene proposta da Onora O'Neil che cerca di caratterizzare il modo in cui la cultura dei media tratta le questioni della bioetica e indica che il problema sta nel fatto che questa cultura mescola liberamente il dare un resoconto delle cose con il sensazionalismo, il sentimentalismo e la rappresentazione distorta. Tale modo di procedere genera da parte del pubblico cinismo e sfiducia. O'Neil come soluzione parla di censura se non vogliamo rassegnarci a una cronaca irresponsabile e senza criteri, ma sembra troppo radicale.


Tratto da BIOETICA E MASS MEDIA di Marianna Tesoriero
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