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Crescita ed innovazione


Nei paesi evoluti la crescita avviene per ricambio di beni d'investimento e di consumo durevole; questo ricambio, inoltre, non dipende dall'usura del bene ma dall'innovazione tecnologica che rende obsoleto ciò che c'è su quel determinato mercato in quel momento.

Negli ultimi anni, il nostro PIL, la produttività, il salario, sono cresciuti molto meno rispetto ai competitors. Perchè? Il problema non è il costo del lavoro ma la produttività che influenza il costo del lavoro per unità di prodotto.

La produttività, sul posto di lavoro, dipende da:
1) forza produttiva del lavoro, che dipende dalla qualità professionale dei lavoratori (formazione, abilità) e dal contesto organizzativo e tecnologico;
2) l'intensità di lavoro, che dipende dal consumo di energia lavorativa (orari, tempi).

È possibile intervenire su entrambe per poter migliorare le cose; le tecnologie basate sulla forza produttiva del lavoro le associamo a sistemi partecipativi e aperti, hanno un'alta intensità di capitale finanziario e di capitale intellettuale e assorbono meno energia fisica ed umana; di contro, però, vogliono una conoscenza profonda e hanno un elevato impatto sull'innovazione del prodotto.

Nonostante l'alleggerimento di quello che è il costo del lavoro previsto, non siamo ancora in grado di porci in vantaggio, rispetto ad altri paesi, nelle fasi migliori della filiera produttiva: il problema è la dimensione aziendale. Un'impresa si giudica di dimensioni adatte guardandola in rapporto con i concorrenti e al mercato dove vuole operare.

Le ragioni per le quali si smette di crescere sono molteplici:
– saturazione del mercato;
– concorrenti che erodono le quote di mercato;
– imprenditori e manager che non svolgono il loro lavoro poiché “già soddisfatti”.

La crescita, di contro, è sintomo di vitalità dell'impresa, del mercato e del territorio. I distretti che hanno accompagnato la nascita e crescita di moltissime imprese, oggi devono aiutarle a ricoprire un ruolo di coordinamento. Secondo molti, oggi, un indice di vitalità del territorio è il numero di imprese che nascono ogni anno; ma non è così, poiché bisogna tenere presente il percorso di un'impresa non solo in termini di dimensione ma di capacità di innovare e sopratutto di creare valore.

I motivi per i quali le imprese italiane non crescono:
1) Concentrazione in settori poco innovativi, ad alta intensità di lavoro e bassa intensità di capitale. Le imprese italiane devono modificare i loro business trasformando i settori in cui già operano e nei quali hanno competenze distintive e consolidate;
2) Problema dimensionale. Come già detto, in Italia siamo famosi per la media dimensione che, però, non è in grado di effettuare gli investimenti necessari in generale, sopratutto per quelli in R&S.
3) Minore grado di internazionalizzazione. Sono molto bassi i livelli delle esportazioni, di IDE, di partecipate estere rispetto ai nostri competitors;
4) Imprese Banca – Dipendenti. Le imprese italiane dipendono molto dalle banche e quindi sono tutte, o quasi, sottocapitalizzate; questo crea il problema del Credit Crunch, cioè la congiura creditizia. Con l'arrivo della crisi nel 2008, molte imprese sono arrivate al fallimento poiché le banche hanno smesso di erogare credito poiché anche loro vittime di insolvenza da parte di altri clienti.
5) Insufficienza dello spirito imprenditoriale capitalistico.

Tratto da STRATEGIA D'IMPRESA di Adriana Capodicasa
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