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La prospettiva post modernista



È quella minoritaria nel panorama delle 3 prospettive. è la prospettiva critica. Nel senso che si occupa prevalentemente di mettere in discussione tutto quello che viene detto dalle altre prospettive. Si occupano di studiare i rapporti di potere all’interno delle organizzazioni. Sono interessati ai punti di vista che vengono soffocati nelle realtà organizzative, a quelle a cui non viene dato spazio. Le organizzazioni appaiono come centri di potere. io, post modernista, mi interessa capire chi viene sfruttato, come vede questa situazione e come si manifesta il potere. Uno degli aspetti a cui stanno più attenti, da un lato è la conoscenza che definisce i rapporti di forza nelle organizzazioni. La selezione delle informazioni rilevanti per l’organizzazioni è una dimostrazione di potere. L’idea stessa d sensemaking viene visto come un meccanismo per manipolare le menti delle persone. Ti faccio pensare come la penso io di modo che non hai più un punto di vista. La cultura organizzativa viene vista come un espediente manageriale. Qui riveste un ruolo il linguaggio. Le parole e il significato che viene dato alle parole. Esempio Hatch: quando si parla di terzo mondo , questo implica che ci sia un primo mondo che sta migliore del terzo. In questo senso le Parole che si scelgono sono una manifestazione del potere. Loro sono interessati a capire come si manifesta il potere e vogliono capire l’opinione di chi viene sfruttato.
Oggi gli studiosi di questi meccanismi prendono il nome di Critical Management Studies. Secondo i post modernisti, i gruppi di lavoro non sono altro che un espediente manageriale per aumentare lo sfruttamento dei lavoratori. Si scarica la responsabilità sui lavoratori, più stressati, non cè autonomia completa perché il controllo nei gruppi avviene tra pari (il mio collega che mi controlla e si preoccupa di controllare che io faccia quello che devo fare) —> una serie di implicazioni negative per il lavoratore. Tutti questi processi vengono definiti empowerment del lavoratore che si organizza, fa le sue scelte, ecc. ecc. La scelta di queste etichette (empowerment) si dà un’accezione positiva a una cosa negativa secondo i post modernisti. I lavoratori vedono l’etichetta come una cosa buona, che fa aumentare i salari ecc. ecc. quando in realtà si dovrebbe chiamare intensificazione degli sforzi, unica cosa che interessa al management per i post modernisti.
Prospettiva critica che offre letture interessanti.

Tratto da ORGANIZZAZIONE AZIENDALE di Kevin Carne
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