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Apprendimento



Qualsiasi abilità, pratica, competenza là si apprende così: osservando qualcuno più esperto di noi, provando a fare insieme a chi è più esperto, provando a fare sotto la supervisione di chi è più esperto, provando a fare in gruppo. In tutto questo processo si ha un ruolo molto attivo, non solo perché attivamente si deve mettere insieme una sequenza di azioni, ma perché si ha l’interesse e la curiosità di apprendere -> L’osservazione non avviene se non è mossa da curiosità, voglia di imparare, interesse di conoscere qualcosa. Questo dice che nel processo di apprendimento culturale (qualsiasi apprendimento è culturale, dal momento che si apprendono pratiche abilità ecc culturali) ci sono sempre 2 individui, uno esperto e l’altro novizio, che interagiscono -> l’apprendimento quindi non può prescindere da una qualsiasi interazione, caratterizzata da reciprocità, nel senso che entrambi i membri dell’interazione sono attivi (l’esperto mette in atto le sue conoscenze, competenze, abilità / il novizio è curioso, interessato, motivato ad apprendere).

Non c’è apprendimento se non c’è reciprocità. Lo studioso che ha introdotto questo concetto dell’apprendimento tramite interazione e reciprocità è Vygotskij -> sottolinea che l’apprendimento del bambino avviene nell’interazione con un adulto che stabilisce la zona di sviluppo prossimale, cioè lo spazio compreso tra il traguardo che l’adulto si aspetta che il novizio raggiunge e il traguardo che il bambino raggiungerebbe da solo senza adulto -> il bambino segue il traguardo che via via si alza. Al di fuori di questa dinamica interattiva è difficile parlare di apprendimento, ma piuttosto si parla di maturazione, riguardante il cervello.

Lo sviluppo del bambino quindi non può prescindere da un contesto interattivo relazionale. La reciprocità fa riferimento anche al fatto che adulto e bambino sono sincronizzati (i comportamenti dell’adulto dipendono al comportamento del bambino e viceversa) -> ciò vuol dire che ogni apprendimento è peculiare e contestuale e non vi sono regole di apprendimento generali che vanno bene per tutti. Socializzazione e partecipazione guidata sono fenomeni che si riferiscono alla stessa cosa, solo che socializzazione è più usato in psicologia, mentre partecipazione guidata in antropologia -> comunque entrambi si riferiscono all’apprendimento culturale. Esso avviene prima di tutto per osservazione da parte del novizio (anche se è necessario che anche l’esperto osservi il novizio per adeguare il suo insegnamento). Questa è una socializzazione indiretta, perché l’adulto può anche non essere consapevole di essere guardato, oppure può esserne consapevole, ma non sa quali sono i processi mentali del bambino. Comunque l’adulto all’inizio non ha l’intenzione di insegnare ma semplicemente segue delle azioni.

Osservando i genitori non si apprendono solo le pratiche, ma anche a comunicare, a esprimere le emozioni in un certo modo -> noi osservando gli adulti, in particolare i genitori, abbiamo appreso le nostre capacità psicologiche. Il bambino non fa quello che il genitore dice, ma piuttosto ciò che il vede fare dal genitore. Tutto questo processo avviene non solo tra genitore e bambino, ma anche all’interno di un gruppo. L’osservazione di ciò che fa l’adulto è il modelling. Poi l’apprendimento culturale avviene attraverso contingiency -> sia modelling che contingiency sono etichette assegnate da Saarni. Il contingiency è un comportamento contingente dell’adulto con il bambino (esempio: cucinare insieme,  ma anche agire sulle emozioni del bambino).

L’adulto che non si cura del comportamento del bambino (ad esempio quando il bambino cade), trasmette al bambino come insegnamento che la caduta non è importante -> sé questa è la modalità ricorsiva degli adulti che gravitano intorno al bambino, smette di chiedere aiuto e smette di esprimere emozioni (dato che gli adulti non le colgono è così comunicano che non sono importanti. Se invece la madre accorre con apprensione esagerata il bambino ricava che la caduta è un dramma, e il suo spavento aumenta, facendogli aumentare anche l’insicurezza -> il bambino apprende che avrà sempre bisogno dell’aiuto di qualcuno (da qui l’espressione esagerata delle emozioni di alcuni bambini). Un fenomeno importante è anche il riferimento sociale, per cui il bambino utilizza l’espressione sul volto dell’adulto per decodificare stimoli nuovi. La terza modalità di apprendimento culturale è il teaching.

Tratto da PEDAGOGIA INTERCULTURALE E DELLA COOPERAZIONE di Mariasole Genovesi
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