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La teoria della teoria di Wellman



La teoria della teoria di Wellman è una teoria di tipo stadiale (n accordo con gli assunti di Piaget).
Gli stadi sono 3:
1) psicologia del desiderio (2-3 anni) --> il bambino capisce cosa sta nella mente dell'altro quando l'altro esprime un desiderio tramite il suo comportamento (voglio una mela quindi afferro una mela) -->  prevede il suo comportamento sulla base del suo desiderio
2) psicologia della credenza-desiderio (3-4 anni): oltre ai desideri, per comprendere le intenzioni altrui, il bambino utilizza anche le credenze --> le persone si comportano in un certo modo perché hanno una certa credenza nella loro testa. Il bambino però in questo stadio sa capire il comportamento altrui solo quando la credenza è vera (cioè se corrisponde alla realtà dei fatti). Esempio: Luca sa che il cioccolato è nell'armadio. Il bambino vede che la mamma di Luca lo sposta nel cassetto, quindi la credenza di Luca è falsa. Il bambino però pensa comunque che Luca cercherà il cioccolato nel  cassetto, quindi non capisce che gli altri possono avere credenze diverse dalle proprie, che possono anche essere false. Questa si chiama falsa credenza --> i bambini prevedono il comportamento dell'altro sulla base della sua falsa credenza solo intorno ai 4 anni
3) teoria rappresentativa basata sulla credenza: la capacità di capire gli stati della mente altrui si basa sul fatto che gli altri hanno desideri e  credenze, che però possono discostarsi dalle proprie credenze e che possono anche essere sbagliate (contraddicono la realtà).

Quindi secondo la teoria della teoria di Wellman prima la teoria della mente nel bambino si basa sul desiderio, poi il bambino si accorge che il desiderio non è sufficiente per capire cosa avviene nella mente altrui e per comprenderne il comportamento, perché il numero delle evidenze contrarie aumenta, quindi i bambini incorporano nella teoria la credenza, poi il bambino si accorge che le credenze possono anche essere diverse dalla propria e false, quindi compare la capacità di comprende gli stati mentali altrui grazie anche alle false credenze  --> sono cambiamenti qualitativi
In questo approccio teorico la capacità di comprendere la falsa credenza è fondamentale, perché indica quando il bambino è in grado di rappresentarsi nella mente degli altri una realtà diversa da quella che lui sa essere vera --> vuol dire che sa distinguere il piano dello stato mentale dal piano della realtà. Quindi in questo approccio teorico è stato usato il paradigma della falsa credenza, che verifica se il bambino è in grado di scindere due rappresentazioni della realtà (la realtà da lui percepita dalla realtà rappresentata nella mente dell'altra). Ci sono vari tipi di compiti. I più famosi sono i compiti del trasferimento inaspettato e i compiti della scatola ingannevole. Trasferimento inaspettato: compito di Sally e Anne --> i bambini a 4 anni danno la risposta corretta. I bambini autistici e bambini inferiori a 3 anni invece non sono in grado di rispondere correttamente (neanche quando il compito è agito da persone reali). Invece i bambini down hanno un andamento di prestazione simile a quello di bambini con sviluppo tipico. Scatola ingannevole (anche chiamato test degli smarties): viene usata una scatola ingannevole, che sembra un pacchetto di caramelle --> viene chiesto al bambino cosa pensa vi sia dentro e lui risponde che vi sono delle caramelle. Poi viene fatto vedere il reale contenuto, cioè una matita. Poi lo sperimentatore domanda: quando hai visto per la prima volta questa scatola cosa pensavi vi fosse dentro? I bambini di 3 anni dicono una matita, mentre i bambini di 4 anni hanno la capacità di possedere rappresentazioni multiple nella loro mente e quindi sono in grado di rispondere correttamente.
Perché i bambini di 3 anni falliscono in questi compiti? Sono stati condotti numerosi studi e sono state ipotizzate diverse interpretazioni:
1) mancano proprio del concetto di credenza, cioè è come se quando gli si chiede "Sally dove crede che sia la mela?", il bambino lo interpretasse come "dove pensi che sia la mela" --> cedono che la conoscenza dipende direttamente dalla percezione, e applicano la regola "vedere=conoscere" --> ciò che io so lo sanno tutti.
2) nei bambini di 3 anni mancano una  serie di abilità cognitive dominio-generali, che non riguardano direttamente il concetto specifico di credenza. Nel bambino di 3 anni ancora si stanno sviluppando le capacità esecutive, di controllo e di inibizione. Il bambino quindi non sa fermarsi a riflettere per rispondere, ma risponde subito --> non inibisce la risposta immediata prepotente, quindi sbaglia. Inoltre ancora non sono del tutto sviluppate le abilità linguistiche -> domande come "dove pensi che Sally creda dove sia la palla?" sono molto complesse e prevedono tante subordinate, quindi richiedono capacità di comprensione sintattica complesse che potrebbero non essere disponibili al bambino, gli stessi termini "pensa" "crede" sono concetti semantici astratti difficili da comprendere per il bambino.
In realtà le ricerche più recenti sembrano dire che abbiano ragione un po’ entrambi --> sicuramente le componenti cognitive esecutive e linguistiche hanno un ruolo importante nel compito (semplificando il compito in queste variabili i bambini migliorano un po'), però comunque non hanno prestazioni come i bambini di 4 anni, quindi vuol dire che hanno anche difficoltà specifiche relative alle credenze.

Però non hanno importanza solo le componenti cognitive e linguistiche, ma hanno grande importanza anche i correlati sociali. Prima di tutto è importante la relazione madre-bambino -> studi sulla fascia 0-3 anni hanno mostrato che tanto più la madre è in grado di attribuire al bambino una mente (mind-mindedness) quanto più è favorita nel bambino la capacità di comprendere gli stati mentali altrui (il bambino capisce che se lui ha dei desideri, intenzioni, bisogni, allora anche gli altri li hanno) --> relazione positiva tra attaccamento sicuro / capacità di mind-mindedness e capacità di comprensione degli stati mentali nella fascia 3-6 anni. Sono però importanti anche le relazioni con i pari. Il gioco con i pari è un'opportunità per sperimentare tutta una serie di stati mentali altrui (che gioco vuole fare l'altro? Come si sente quando vince? Quando perde?) --> la relazione con i pari favorisce le abilità di mentalizzazione, che a loro volta hanno un effetto positivo sulla  relazione con i pari (comprendere gli stati mentali altrui permette di relazionarsi in modo adeguato con l'altro). Tuttavia nella fascia di età più elevata (tra 6-10 anni) questa relazione tra capacità di mentalizzazione e relazioni sociali non sempre è positiva --> gli studi sul bullismo hanno mostrato che posso comprendere benissimo cosa sta nella mente degli altri e utilizzare questa comprensione non per relazionarmi in modo positivo ma per trattare l'altro come vittima --> è stato dimostrato che i bulli (bullismo sia fisico sia psicologico) hanno una buona teoria della mente e buone capacità di comprendere l'altro, tanto che sanno benissimo capire chi è la migliore vittima (il bambino più debole della classe) e sanno usare queste capacità per il loro fine. Quindi si parla di distinzione tra nice TOM e nasty TOM.

Quali sono i precursori della TOM? Abbiamo visto i correlati cognitivi e sociali ora vediamo i precursori. Sono precursori: attenzione condivisa, cioè capacità di condividere con gli altri l'attenzione su oggetti o eventi / capacità di imitazione / gioco di finzione (siccome per mentalizzare si deve rappresentare, tanto più so astrarmi della realtà, ad esempio tramite il gioco di finzione, tanto più so mentalizzare).
Attenzione condivisa: differenza tra indicare richiestivo (per farsi prendere l'oggetto che si vuole, cioè si usa l'altro come prolungamento dell'azione che voglio svolgere --> utilizzo strumentale dell'altro) e indicare dichiarativo (non si usa l'altro come strumento, ma si vuole dire all'altro qualcosa, quindi condividere con lui una rappresentazione --> questa capacità favorisce la TOM).
Imitazione: si parla di imitazione differita, che anche qui implica una capacità di rappresentarsi l'azione --> se imito un'azione compiuta nel passato, vuol dire che sono  stato capace di rappresentare quell'azione e poi di riprodurla in azione --> questa capacità di rappresentazione favorisce la teoria della mente. L'imitazione inoltre favorisce il sistema specchio, che è fortemente implicato nella comprensione delle intenzione altrui. Inoltre molti studi hanno mostrato che le capacità di imitazione nei bambini con autismo è fortemente ridotta.
Gioco di finzione: è importante perché è un modo per astrarsi dalla realtà percettiva. Coloro che giocano molto a livello di finzione sono più competenti nella teoria della mente. All'opposto bambini con difficoltà nella TOM incontrano difficoltà anche nel gioco di finzione.

Molti studi si sono chiesti se vi è continuità o discontinuità nella teoria della mente, se è vero che vi sono salti qualitativi nella TOM (così come espresso della teoria della teoria).
Questi studi hanno mostrato che già in bambini sotto i 3 anni sono presenti capacità di TOM, cioè sanno attribuire a se stessi e agli altri stati mentali non direttamente osservabili e prevedere il comportamento sulla base di tali stati. In particolare oggi si sa che prima dei 3 anni il bambino sa seguire lo sguardo degli altri quindi attribuire ad altri percezioni (se lo segue vuol dire che sa che l'altro sta percependo qualcosa che lui non percepisce), sa attribuire ad altri desideri, sa attribuire ad altri emozioni (sulla base di un'espressione emotiva sa attribuire l'emozione corrispondente). Secondo alcuni queste capacità di attribuzioni sono del tutto separate dalla vera teoria della mente (vi è un gradino di discontinuità), cioè la vera e propria capacità di attribuire ad altri credenze, anche false. Altri autori invece sostengono che vi sia continuità tra queste capacità e le capacità successive --> anche queste capacità sarebbero capacità di mentalizzazione, e le capacità successive sarebbero solo più complesse, ma non qualitativamente diverse. Queste interpretazioni possono anche essere dette "povera" (la prima) e "ricca" (la seconda). Rich interpretation: i bambini attribuiscono stati mentali agli altri nel tentativo di prevederne e spiegarne il comportamento. Lean interpretation: i bambini sono fin dalla nascita sensibili nei confronti di specifici indizi ambientali informativi rispetto agli stati mentali altrui (desideri, emozioni, percezioni), ma questo NON implica la reale attribuzione di stati mentali, che è solo apparente. Infatti i bambini fanno previsioni corrette solo quando le conoscenze attribuite dal bambino all'agente coincidono con la realtà.

Due modelli che insistono sulla continuità dello sviluppo della TOM sono: modello "like me" di Meltzoff e la teoria che fa riferimento al sistema specchio --> entrambi sostengono la continuità tra le prime forme di TOM (attribuire ad altri percezioni, desideri ed emozioni) e le forme più evolute (attribuire ad altri credenze, anche false).

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO COGNITIVO di Mariasole Genovesi
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