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Evidenze empiriche a sostegno del modello like-me



Intorno ai 18 mesi i bambini rispondono in maniera appropriata ai desideri di un'altra persona, anche quando questi differiscono dai propri --> se una persona mostra preferenza per i broccoli e non per i cracker, il bambino gli offrirà i broccoli (anche se lui preferisce i cracker). Prima dei 2 anni i bambini sono anche in grado di attribuire agli altri obiettivi e intenzioni. Esperimento: Meltzoff mostrava ai bambini una scena in cui un attore cerca di fare un'azione ma non riesce a portarla a termine: ha una barra orizzontale sui cui estremi vi sono due tappi, e l'attore cerca di togliere un tappo (questa è la sua intenzione, però il suo comportamento non dà seguito a questa intenzione). Poi l'attore dà l'oggetto in mano al bambino. Il bambino a quel punto imita l'azione, ma non quella osservata (che era fallimentare) ma quella che l'attore voleva mettere in atto secondo le sue intenzioni (quindi ciò vuol dire che il bambino ha compreso la sua intenzione). Quindi il bambino è stato in grado di sganciarsi dalla realtà percettiva e rappresentarsi l'intenzione dell'attore. Nell’esperimento eran presenti 3 gruppi: In un gruppo l'attore riesce a togliere il tappo (obiettivo raggiunto), in uno non riesce a toglierlo (obiettivo non raggiunto), e in un terzo gruppo l'attore non fa nulla (è un gruppo di controllo per verificare che il bambino non compie quella azione di default). Entrambi i primi 2 gruppi svolgono l'azione e la portano a termine, e il loro comportamento è significativamente diverso dai bambini del gruppo 3. Bambini di 9 mesi invece non riescono nel compito, quindi a questa età ancora non è presente la capacità di attribuire ad altri intenzioni. È interessante come nel momento in cui all'attore viene sostituito uno strumento meccanico le cose cambiano --> lo strumento non è un agente sociale, quindi non gli si possono attribuire intenzioni. Anche qui la macchina non porta a termine l'obiettivo, però i risultati cambiano, dato che i bambini non raggiungono lo scopo della macchina.
Altre ricerche hanno dimostrato come i bambini anche molto precocemente sanno legare la direzione dello sguardo alla percezione (cioè sanno che se una persona guarda in una direzione sta guardando ciò che si trova lì). I neonati prima di tutto preferiscono un volto che li guarda  in faccia (direct gaze) piuttosto che uno che guarda da un'altra parte (averted gaze). A 3 mesi usano lo sguardo di una persona come indizio per per spostare l'attenzione verso un target periferico.

A partire dai 12 mesi comprendono la natura referenziale dello sguardo (cioè lo sguardo è sempre diretto verso qualcosa):
- Comprendono che gli occhi sono un canale importantissimo per fare inferenze su ciò che si trova nella mente dell'altro 
- comprendono che gli oggetti hanno una valenza speciale se sono guardati dagli altri.
Esempio: in un esperimento di M la sperimentatrice è seduta di fronte al bimbo in braccio alla mamma e guarda uno dei due giocattoli presenti sul tavolo. Il bambino guarda quel giocattolo o lo indica.

È stato anche dimostrato che i bambini guardano proprio agli occhi e non al movimento della testa, perché se lo stesso esperimento viene replicato in modo che lo sperimentatore abbia gli occhi chiusi, il bambino non segue la sua direzione di sguardo (quindi sono proprio gli occhi l'indice cruciale per capire dove l'altro direziona la sua attenzione). Il bambino sa quindi anche tenere sotto controllo lo status percettivo dell'altro (se ha gli occhi chiusi vuol dire che non percepisce nulla).
È stato anche dimostrato che quando l'altro ha una benda sugli occhi il bambino di 14 mesi (ma non di 12) non segue lo spostamento degli occhi dello sperimentatore.
Per capire il ruolo dell'esperienza in prima persona vediamo questo esperimento: se a bambini d 12 mesi viene fatta sperimentare una benda sugli occhi, allora poi sanno come comportarsi quando l'altro ha una benda sugli occhi (l'esperienza in prima persona li ha resi consapevoli di ciò che l'altro esperisce).
I dati descritti a proposito della capacità dei bambini al di sotto dei 24 mesi di interpretare e prevedere il comportamento degli altri dimostrano che i bambini possiedono un framework, all'interno del quale i diversi stati mentali (emozioni, desideri, percezioni) interagiscono in modo causale per determinare il comportamento altrui. E le credenze?
Per quel che riguarda l'attribuzione di credenze vediamo questo esperimento: si vuole capire se bambini di 15-18 mesi sono in grado di capire almeno in maniera implicita la falsa credenza in compiti che non richiedono l'utilizzo di abilità verbali: i bambini vedono una scena con un pupazzo e due scatole, e la stessa scena viene vista anche da un osservatore posto di fronte al bambino. Il pupazzo prende un giocattolo e lo posiziona in una delle due scatole, l'osservatore lo vede e cerca il giocattolo nella scatola giusta. Successivamente l'osservatore si distrae e non vede che il giocattolo viene cambiato di posizione dal pupazzo. I bambini quando osservano una scena di questo genere guardano di più l'evento impossibile (la persona non si comporta sulla base della sua falsa credenza e quindi cerca il giocattolo nel posto giusto) rispetto a quello possibile (la persona si  comporta sulla base della sua falsa credenza e quindi cerca Il giocattolo nella scatola sbagliata). Secondo questi studi già a 2 anni i bambini sarebbero in grado di conoscere in maniera implicita le false credenze nella mente dell'altro.

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO COGNITIVO di Mariasole Genovesi
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