Skip to content

Esercitazione sul gioco come strumento di valutazione e intervento



[Modello di Boivin: il neurosviluppo è è determinato dall’interazione tra geni, cervello ed ambiente -> se si verificano delle perturbazioni a uno di questi livelli si verificheranno poi delle disfunzioni a livello dello sviluppo. In quest’ottica il periodo in cui è più importante intervenire è l’infanzia e la prima infanzia. In ambito neuroevolutivo poi vi sono anche delle finestre temporali critiche, che una volta terminate fanno perdere la possibilità di acquisire quella capacità (ad esempio il linguaggio).]
Il gioco può essere considerato uno strumento di intervento, quindi l’abilità dello psicologo deve essere quella di trovare nel gioco possibilità per implementare le capacità del bambino. Può essere anche uno strumento di valutazione, dato che il gioco è uno strumento ecologico e motivante, grazie al quale si può osservare:
- Lo sviluppo cognitivo del bambino (es: il bambino mette in atto un gioco adeguato alla sua età / tenuta attentiva -> si vede se il bambino ha un lasso attentivo adeguato / come il bambino passa da un’attività all’altro -> così si può valutare la flessibilità cognitiva)
- Lo sviluppo emotivo (esempio: si può vedere la qualità delle relazioni -> il bambino si apre facilmente alla relazione con lo psicologo? Nella sessione di gioco con la mamma qual è la relazione tra i due? / si può vedere quanto il bambino tollera la frustrazione -> cosa fa il bambino quando perde? Si arrabbia? Vuole vincere sempre lui? Se gli si toglie il gioco come reagisce?)
- Lo sviluppo linguistico (si possono fare prelievi linguistici, cioè in 40-45 minuti si scrive tutto ciò che il bambino dice -> con il gioco si possono fare questi prelievi in un contesto spontaneo e semi-strutturato / si possono anche fare dei giochi con un determinata lettera che il bambino pronuncia male, in modo da stimolare la ripetizione di quella lettera).  
Ovviamente l’osservazione deve essere strutturata
Quindi sarebbe consigliabile cominciare un lavoro clinico con un bambino tramite il gioco.
Come si diceva il gioco è anche un utile strumento di intervento -> gli obiettivi sono:
- Sviluppo dell’autoregolazione: vi sono bambini che vogliono sempre prevalere nel gioco, oppure altri che sono inibiti, quindi con il gioco si può insegnare al bambino come tenere il turno / si può insegnare la flessibilità (anche se il bambino vuole fare un gioco, impara d essere flessibile e a fare il gioco deciso da un altro) / si può aumentare l’attenzione sostenuta -> con microobiettivi si aumenta lo span di attenzione (prima 5 minuti, poi 6, poi 7) / si può insegnare a rispettare le regole (ad esempio quando il gioco è finito, deve essere riposto nel cesto)
- Sviluppo delle competenze linguistiche: si può ampliare il lessico del bambino (ad esempio il bambino ha un lessico ridotto per i vestiti, quindi si propongono giochi che permettono di aumentare il suo lessico riguardante i vestiti) / si può fare una vera e propria stimolazione di fonemi (vedi esempio di prima) / si possono anche sviluppare le competenze narrative del bambino (attraverso determinati giochi si potenziano le sue capacità narrative)
- Potenziamento cognitivo: potenziamento della memoria, promozione di abilità di ragionamento logico, attività di problem solving
- Stimolazione sensoriale e percettiva: alcuni bambini hanno difficoltà sensoriali (ad esempio bambini autistici, bambini ciechi o ipovedenti, Sordi ecc), quindi nel gioco si stimolano i sensi che sono per loro deficitari / utilizzo di tappeti sensoriali utilizzati con bambini con disabilità
- Sviluppo motorio: proposte riabilitative all’interno di un contesto di gioco

Il gioco come forma di intervento si esplicita nella play therapy, definita come l’uso sistematico di un modello teorico per stabilire un processo interpersonale dove un professionista della salute mentale formato in play therapy utilizza i poteri terapeutici del gioco per aiutare i “clienti” a prevenire o risolvere difficoltà psicosociali e a raggiungere un livello ottimale di crescita e sviluppo. Il principio di base è quello di vedere il gioco come un veicolo di comunicazione, attraverso cui il bambino esprime ciò che non riesce a esprimere direttamente (ad esempio i bambini vittime di abusi non dicono mai in modo diretto ciò che successo, ma possono farlo tramite il gioco): il bambino utilizza i materiali in modo diretto o simbolico per esprimere sentimenti e pensieri che non riesce ad esprimere attraverso le parole. Questa terapia è nota fin dai primi del 900, ma solo nel 1982 diventa un trattamento specialistico nell’ambito della salute mentale, tramite la istituzione dell’Association for play therapy (APT). Gli altri principi di base della terapia sono:
- il gioco non è solo un momento ludico, ma anche un processo terapeutico
- Il gioco fornisce una distanza psicologica sicura dai problemi del bambino e consente ‘espressione di pensieri e sentimenti appropriati allo sviluppo’

Esistono 3 modalità di intervento:
- modello non direttivo: l’idea è di non dare direttive al bambino, ma far sì che sia il bambino a dirigere il gioco. Il ruolo del terapista è selezionare con attenzione i giochi che saranno presenti nella stanza, poi sarà il bambino a scegliere il gioco. Il terapista poi deve seguire in modo empatico il gioco del bambino, incoraggiandolo e sottolineando tutto ciò che fa (esempio: il bambino si alza e la terapista dice “ah hai deciso di sederti”). L’obiettivo è quello di creare un clima sicuro e rilassato, nel quale il bambino si senta libero di esprimere se stesso, provare cose nuove, apprendere regole e restrizioni sociali, affrontare ed elaborare i propri problemi.
- Modello direttivo: vi sono giochi specifici che vengono proposti nelle varie sessioni di play therapy, in base al piano terapeutico che ha formulato il terapeuta
- Modello familiare: si lavora in modo indiretto tramite i genitori -> il terapista incontra il genitore e gli propone dei giochi, dopodiché il genitore gioca con quei giochi con il bambino.

Come si diceva il gioco può essere utilizzato anche come potenziamento cognitivo e motivazionale di bambini che presentano difficoltà di sviluppo. Un esempio è il laboratorio ludico Fenix, che si avvale di un kit di giochi, volti a stimolare i processi di:
- Memorizzazione
- Conoscenza e comprensione
- Ragionamento logico: alcuni esempi di giochi sono “indovina l’oggetto”, “indovina il personaggio”, “sequenze prima e dopo”, “disegni interrotti” (si presentano al bambino disegni interrotti in cui sono stati collocati elementi essenziali per effettuare inferenze), “fiabe al contrario” (l’insegnante parte da una fiaba nota partendo dalla fine, eliminando i nomi e i riferimenti che indicherebbero il titolo in modo troppo facile, e il bambino deve riconoscere la fiaba)
- Creatività
- Capacità critica: ad esempio vengon fatte vedere delle immagini (come una macchina con le ruote sopra il tettuccio) e si chiede al bambino cosa c’è di strano
L’intervento avviene in piccoli gruppi, le attività sono poste all’interno di uno sfondo integratore fantastico (cioè si propone un filo conduttore che leghi le attività proposte, come il bosco o il campeggio) e sono condotte da un mediatore esperto, che accompagna con la verbalizzazione e la regolarizzazione il processo di apprendimento.

Bruno Munari è stato un artista, designer e scrittore italiano, ed è l’inventore dei laboratori didattici -> lui dice: “ciò che distingue questo laboratorio da tutti gli altri è il metodo”. Lui infatti propone di insegnare ai bambini come si guarda un’opera piuttosto che leggerne solo il significato o il messaggio. L’arte visiva non va raccontata a parole, ma va sperimentata. Nel laboratorio “si gioca all’arte visiva”, si sperimentano cioè regole e tecniche ricavate dalle opere d’arte di ogni epoca e luogo, trasformate in gioco: è così facendo che si scoprono le qualità diverse dei materiali e le caratteristiche degli strumenti. I bambini imparano giocando. L’obiettivo del laboratorio è quindi quello di far conoscere ai bambini le principali tecniche artistiche, attraverso una metodologia che prevede l’azione gioco.

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO COGNITIVO di Mariasole Genovesi
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.