Skip to content

Eteroregolazione e Autoregolazione



Tronick ha studiato la capacità di auto ed eteroregolazione del bambino attraverso il paradigma volto immobile (still facce) -> Si articola in 3 episodi:
- Episodio 1 (3 minuti): baseline -> interazione faccia a faccia tra madre e bambino
- Episodio 2 (3 minuti): la madre mantiene l’espressione del viso immobile anche a seguito della sollecitazione del bambino
- Episodio 3 (3 minuti): la madre ritorna comunicativa ed espressiva
Viene effettuato su bambini di 3-4 mesi circa e comunque fino ai 9 mesi.
Cosa succede nei 3 momenti osservativi? Nel primo momento si osserva una comunicazione normale tra madre e bambino. Nel secondo momento (episodio stressante in cui la mamma ha il volto immobile): la cosa interessante è che il bimbo cerca di intensificare la interazione, vocalizza di più, aumenta le espressioni, quindi cerca una eteroregolazione della madre. Successivamente, dato che la mamma non risponde e l’eteroregolazione non funziona, mette in atto comportamenti autoregolatori, in cui mette in bocca il dito, muove i capelli, e ritira l’interazione con la madre evitando lo sguardo. Verso la fine molti bambini piangono (comp disorganizzato), questo soprattutto se il bambino è molto piccolo, se invece è più grande riesce a comunicare meglio con la mamma e a mantenere meglio l’organizzazione delle emozioni. Nel terzo momento (la madre riprende a comunicare): il bambino inizialmente è arrabbiato poi dopo poco riprende anche lui l’interazione (comportamenti ambivalenti). Ciò dimostra che il bambino già a 3-4 mesi è in grado di cogliere i cambi espressivi della mamma e per un breve periodo è anche in grado di autoregolarsi, anche se alla fine si verifica una lieve disorganizzazione del comportamento -> ciò dimostra quindi gli effetti della non responsività della madre (si vede come il bambino reagisce a un comportamento ostile della madre, ad esempio madre depressa). Nel terzo momento si può anche vedere come il bambino mantiene memoria di quanto successo, dato che inizialmente è ostile verso la madre. Poi Tronick ha replicato l’esperimento molte volte, e lo ha ricommentato, enfatizzando come il bambino nell’episodio still tende a disorganizzarsi (inizialmente si autoregola, ma se la mamma non interviene per lungo tempo il suo comportamento si disorganizza e anche lui diventa inespressivo).
Tutti i ricercatori che si occupano di interazioni precoci mostrano tale doppia tendenza del bambino, sia all’autoregolazione sia alla connessione con l’altro (che ha il doppio significato di condividere con l’altro stati emotivi o significati ma anche di ottenere sicurezza emotiva per ottenere eteroregolazione).
Tronick fa quindi la distinzione tra comportamenti autoregolatori ed eteroregolatori.
Quali sono le manovre autoregolatorie che mette in atto di fronte a una madre che lo mette in situazioni stressanti negative (sia madre inespressiva sia madre iper stimolante) -> il bambino può ricorrere a comportamenti autoregolatori di tipo auto consolatorio o anche autostimolante, quali:
* Distoglie lo sguardo (evita di vedere la situazione negativa)
* Permane con lo sguardo vuoto (freezing)
* Succhiare il pollice (effetto consolatorio)
* Dondolarsi e stringere le braccia
* Toccarsi parti del viso, capelli, orecchie ecc

Tali comportamenti autoregolatori se ripetuti nel tempo (ad esempio con una madre depressa che ha difficoltà interattive croniche) possono diventare nel tempo difese patologiche, limitando l’interesse del bambino verso il caregiver e verso l’ambiente.
Quali sono le manovre eteroregolative? Il bambino manifesta degli affetti negativi e positivi alla madre che ne sollecitano la funzione regolatoria. Se la madre legge questo messaggio, cerca di regolare in tale senso le emozioni del bambino.
È molto importante che il bambino nel primo anno di vita veda condivise sia le sue emozioni positive sia negative, in modo da crearsi un nucleo affettivo positivo che sarà alla base della sua personalità.

Tronick mette appunto un sistema di analisi delle configurazioni affettive specifiche nella relazione bambino-madre-ambiente presenti nei primi mesi di vita (ICEP) -> esse sono:
* Coinvolgimento sociale positivo del bambino: mostrare/offrire, accettare/rifiutare oggetti, indicare, segnalare di volersi far prendere in braccio, contatto fisico con adulto, gesti referenziali
* Coinvolgimento sociale negativo da parte del bambino: protesta, ritiro, congedo
* Espressione neutra (ciò che Tronick chiama monitoraggio sociale, cioè attenzione del bambino verso il partner adulto senza esprimere emozioni)
* Esplorazione dell’ambiente con affetti positivi/negativi/neutri (quando il bambino è abbastanza grande): esplorazione visiva, manipolazione di oggetti.

Come Tronick studia ancora più in profondità la auto ed eteroregolazione? Lui crea un modello di comunicazione madre-bambino -> è un modello a 3 step: 1) sintonizzazione madre/bambino (è una situazione di coordinazione emotiva, anche detto match positivo -> esempio: il bambino sorride, la madre sorride, rispecchiando il sorriso del bambino). Tuttavia non sempre c’è un match positivo, ma vi possono essere delle 2) rotture della comunicazione, in cui si crea il mismatch, cioè una mancata coordinazione (esempio: il bambino piange, la madre continua a sorridere non comprendendo il mutamento affettivo del bambino), oppure un match negativo (in cui entrambi esprimono emozioni negative). Se però il sistema comunicativo madre/bambino funziona, in pochi minuti si verificherà 3) un ripristino della sintonizzazione (repair), in cui si ripristina il match positivo.

Match
Bambino positivo – madre positiva
Bambino negativo – madre negativa
Bambino neutro – madre neutra

Mismatch
Bambino positivo – madre negativa
Bambino positivo – madre neutra
Bambino negativo – madre neutra
Bambino negativo – madre positiva
Bambino neutro – madre positiva
Bambino neutro – madre negativa

Nel primo anno di vita il match positivo costituisce circa il 30% di una comunicazione normale (quindi poco), l’importante è sapere poi ripristinare la coordinazione.
Il bambino già a 3-4 mesi tende a formarsi degli schemi relazionali, quindi nel caso di una mamma che funziona bene, si formerà uno schema di una mamma disponibile e responsiva e si rappresenterà in grado di comunicare a attivare l’intervento della madre. Questi schemi vengono interiorizzati in memoria procedurale, e si trasformano in aspettative circa come si comporterà la madre (se la madre non è responsiva dopo i 4 mesi potrebbe cominciare ad aspettarsi che la madre non sia responsiva) e guida rispetto alle successive relazioni. Al contrario vivere ripetutamente rotture della comunicazione e riparazioni fallite, come accade con madri depresse, può portare il bambino a costruire un nucleo affettivo del sé negativo, caratterizzato da rabbia e tristezza e fondato sulla rappresentazione di sé come inefficace e della madre come non responsiva.
Caso della depressione materna: la madre con depressione comunica peggio rispetto a una madre non depressa. Prevale il mismatch tra madre e bambino, vi è una minore condivisione di emozioni positive, rottura della comunicazione, assenza di riparazione. Il bambino, se la depressione permane, nel giro di pochi mesi comincia anche lui a esprimere stati affettivi negativi. Ciò implica, a livello di schemi relazionali, che il bambino si crea un’immagine e un’aspettativa di una madre che non è in grado di cogliere le sue emozione, è un’immagine di sé come inefficace/indifeso e disregolato. Se il padre funziona i modelli si diversificano e vengono compensati, se invece sono entrambi depressi vi sarà un maggiore rischio per il bambino. L’esposizione cronica a una situazione di disregolazione emotiva da parte della madre depressa induce cambiamenti permanenti nello stato affettivo del bambino che diventa prevalentemente negativo. Inoltre il bambino intensifica l’autoregolazione: il bambino deve ricorrere continuamente all’autoregolazione a discapito della sua disponibilità all’interazione sociale, quindi questo lo porta a interazioni impoverite anche con gli altri caregiver.

Come si evolve poi la regolazione emotiva nel bambino? Sroufe si è occupato di studiare l’evoluzione delle competenze di autoregolazione -> divide in fasi:
- nelle prime fasi (fino a 6 mesi) si ha una regolazione guidata da parte dell’adulto e il bambino impara a modulare le sue emozioni positive e negative nell’interazione con il caregiver
- da 6 mesi in poi: progressivo uso intenzionale dell’adulto come regolatore delle emozioni, attraverso comunicazioni specifiche rivolte a quest’ultimo. Il bambino comincia anche a schematizzare le proprie esperienze emozionali in rappresentazioni sé/altro attraverso un tipo di memoria implicita
- dopo i 14 mesi il bambino diventa sempre più capace a regolare le sue emozioni attraverso la guida del caregiver
- dopo i 24 mesi è sempre più autonomo e acquisisce l’autoregolazione -> tale acquisizione si correla alla diminuzione di reazioni di collera rispetto a situazioni frustranti o di disagio in situazioni iperstimolanti. Vengono anche sviluppati stili individuali di regolazione emotiva (esempi: oggetti transazionali, gioco simbolico, narrazioni ecc)

Dopo i 2 anni il bambino dovrebbe essere in grado di regolare da solo le sue emozioni, anche se poi anche da adulti si ha bisogno di un altro significativo che ci aiuti (soprattutto in situazioni di paura o grande stress), quindi l’aspetto eteroregolatorio tende a mantenersi durante tutto il ciclo di vita.
Alcuni ricercatori sono andati a vedere anche a livello neurofisiologico la capacità di autoregolazione nell’adulto -> la sua capacità dovrebbe essere evoluta, attraverso linguaggio e pensiero, ma anche nell’adulto rimangono richieste di coregolazione. Esperimento con donne sottoposte a uno stimolo spaventante (lieve scossa): Nelle donne con presente il partner che gli teneva la mano si verificava un’attenuazione della risposta di paura / nelle donne con presente un estraneo a tenere la mano si verificava un’attenuazione, anche se minore rispetto al primo caso / nelle donne sole si verificava invece una maggiore attivazione della risposta di paura -> ciò dimostra l’importanza della coregolazione.
Perché l’autoregolazione è così importante? Perché è predittiva di alcune competenze del bambino -> il bambino che ha acquisito una buona capacità di autoregolazione a livello prescolare è un bambino che poi nelle successive fasi di sviluppo avrà più fiducia in se stesso (self confidence), maggiore capacità di esprimere le sue emozioni, maggiore curiosità, autostima, senso di autoefficacia, maggiore capacità di relazione con adulti e pari, e presenterà un attaccamento sicuro.
Vi sono anche altri aspetti dell’ambiente familiare che fanno sì che il bambino assorba stili di regolazione emotiva:
* Come il genitore regola le sue emozioni (osservazione del comportamento genitoriale e degli stili di coping del genitore)
* Clima familiare / conflitti parentali
Altri aspetti degli stili genitoriali: quanto il genitore tende a tollerare o incentivare l’espressione del bambino di emozioni negative, o tende a ignorare/minimizzare/punire le emozioni negative.

Come si struttura l’emozionalità tra bambino e caregiver (sviluppo socio-emotivo nella prima infanzia)? Tanto più il genitore è in grado di esprimere e regolare le emozioni negative, tanto più il bambino sarà capace di controllare le sue emozioni anche in situazioni molto stressanti (la cosiddetta resilienza). Un bambino invece esposto a emozionalità negativa (esempio mamma depressa) tenderà successivamente ad avere problematiche di tipo psicopatologiche. Anche i bambini che subiscono maltrattamenti sono meno capaci nell’autoregolazione, esprimono poi più rabbia e tendono a essere ipervigili verso stimoli negativi (vede intenzioni negative -> attribuisce negatività a stimoli neutri). Se la madre è responsiva nei confronti delle emozioni positive del bambino durante il suo primo anno di vita, allora il bambino esprimerà nel successivo sviluppo maggiormente emozioni positive e di meno emozioni negative. Se invece La madre o il padre sono intrusivi o ostili durante il primo anno di vita, il bambino tenderà a manifestare comportamenti esternalizzanti dopo i 2 anni.
Vedi strategie autoregolatorie su slide.

Nei bambini più grandi (8-9 anni) si possono somministrare questionari self-report per vedere quali sono le loro strategie di regolazione emotiva e vedere se hanno una buona competenza -> un esempio è il questionario how I feel -> con i vari item si può vedere l’intensità delle emozioni e come il bambino fronteggia tali emozioni.

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO SOCIO-AFFETTIVO di Mariasole Genovesi
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.