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Trauma e sviluppo nella psicoanalisi



Molto ampiamente la psicoanalisi si è occupata del trauma. Uno dei primi autori che si è occupato di esperienze traumatiche è Freud -> Studi sull’isteria (1892-1895): abuso sessuale come origine dei sintomi isterici. Cominciano a emergere così delle ipotesi sul fatto che sintomi psicologici nascessero da esperienze traumatiche (in particolare Freud parla di abusi sessuali). Negli scritti successivi abbandona l’ipotesi (toglie importanza all'esperienza reale) dando sempre più importanza alla realtà interna del soggetto e alle fantasie inconsce di matrice edipica rispetto a realtà traumatiche alla base dei sintomi nevrotici. Di fatto questa tesi, che attraversa grande parte della psicoanalisi, è stata ribaltata dalle teorie recenti, che mostrano come molti sintomi psicopatologici derivano da eventi reali tramatici avvenuti nell'infanzia.
P. Janet (1925): mantiene l'ipotesi freudiana, per cui i sintomi isterici derivano da esperienze traumatiche, ed è uno dei primi a parlare di sintomi dissociativi.
 
Sandor Ferenczi - Trauma e sviluppo nella psicoanalisi
Ferenczi (F), contemporaneo a Freud (suo allievo), incomincia a dare sempre più importanza al trauma osservato nei bambini e nella relazione tra genitore e bambini --> inizia quindi a porre le basi per una osservazione psicodinamica del ruolo dell'esperienza traumatica sullo sviluppo del bambino. Scrive una serie di saggi molto brevi:
° L’adattamento della famiglia al bambino 1927
° Il bambino indesiderato e il suo istinto di morte 1929
° Confusione delle lingue tra adulti e bambini 1932
In queste opere mette in luce:
° Impatto decisivo delle disposizioni mentali (calore/freddezza) del genitore sulla sopravvivenza psichica del bambino
° Funzione organizzatrice “vitalizzante” svolta dal genitore -> se il genitore non è responsivo, ma anzi molto aggressivo, ha un impatto traumatico sul bambino.

Sostanzialmente F descrive due possibilità traumatiche che il bambino può incontrare:
- genitore aggressivo o erotizzante -> una tale comunicazione ha un impatto molto forte sullo sviluppo del bambino, invadendone la mente -> il bambino può mettere in atto dei meccanismi difensivi -> F è il primo a parlare di identificazione con l'aggressore: il bambino viene invaso dalla violenza o dal desiderio sessuale del genitore, e per difendersi mette in atto l'identificazione con il genitore che aggredisce -> non si ribella all'invasività del genitore, ma tende a diventarne una vittima compiacente
- Genitore trascurante, in particolare dal punto di vista emotivo: il bambino non viene riconosciuto dal genitore. Qui è presente un altro meccanismo di difesa, che lui chiama -> progressione traumatica delle capacità intellettuali ed emotive -> il bambino diventa molto precoce nelle sue acquisizione intellettive (non tanto per sue capacità accentuate, quanto piuttosto per sfuggire alla trascuratezza, diventando egli stesso genitore di se stesso), e può mettere in atto role reversing, quindi si adultizza
 
Alcune citazioni di F
"I bambini si sentono indifesi fisicamente e moralmente, la loro personalità è ancora troppo lontana dall’essersi consolidata perché essi siano in grado di protestare sia pure solo mentalmente; la forza prepotente e l’autorità degli adulti li ammutolisce, spesso toglie loro la facoltà di pensare."
Ma questa stessa paura, quando raggiunge un certo livello, li costringe automaticamente a sottomettersi alla volontà dell’aggressore, a indovinare tutti gli impulsi di desiderio e, dimentichi di sé, a seguire questi desideri, identificandosi completamente con l’aggressore.
Con l’identificazione, diciamo meglio con l’introiezione dell’aggressore, quest’ultimo scompare come realtà esterna; l’evento da extrapsichico diviene intrapsichico. (Ferenczi, 1932, p. 421) -> questa citazione parla dell'identificazione con l'aggressore (da un evento extrapsichico, il trauma diventa un aspetto intrapsichico)

"Si ha decisamente l’impressione che essere abbandonati comporti una scissione della personalità. Una parte della persona comincia a sostenere il ruolo di padre o di madre nei confronti della parte rimanente e in tal modo l’abbandono diventa per così dire un fatto compiuto." -> questa è la progressione traumatica -> wise baby/inversione di ruolo

Quindi F dà molta importanza alla comunicazione del genitore nei confronti del bambino e ai meccanismi di difesa messi in atto dal bambino per fronteggiare il trauma
 
Anna Freud: il trauma della guerra e dell’abbandono
Lei è andata a osservare una situazione traumatica molto particolare ("children without family”) -> Studio di bambini in asili residenziali orfani o con madri e padri impossibilitati a occuparsene durante la 2° guerra mondiale -> come reagiscono alla separazione da madre e padre? È uno studio osservativi delle reazioni delle bambini al trauma della separazione (genitori in guerra) o del lutto (genitori morti)
Comportamenti di bambini in età prescolare in asili residenziali a fronte dell'assenza delle figure genitoriali (ci sono aspetti sia positivi che negativi):
- Attivazione di legami di attaccamento se disponibile con una figura sostitutiva stabile (cosa che invece non avviene ad esempio in orfanotrofi)
- Atteggiamenti empatici e prosociali con altri bambini, amicizie precoci e molto intense con altri bambini -> quindi questi bambini tendono sia a sostituire i legami di attaccamento con le figure presenti nelle residenze, sia a stringere legami di attaccamento orizzontali con altri bambini
○ Presenza di comportamenti autoconsolatori massivi (dito in bocca, dondolamento, etc.) --> strategie di autoregolazione molto regressive
○ Presenza di comportamenti autoaggressivi (battere la testa) --> quindi alcuni riescono a ricostruire le relazioni, altri invece devono mettere in atto strategie autoregolatorie molto primitive, anche auto aggressive
○ Aspetti esibizionisti attivati
○ Fantasie idealizzate figura paterna
-> l'assenza di una figura di caregiving stabile dà luogo sia a comportamenti di resilienza, sia di comportamenti regressivi

A questo punto la psicoanalisi tende a divaricarsi: mente la corrente freudiana dà sempre maggiore importanza al mondo interno, piuttosto che alle esperienze avverse, la teoria dell'attaccamento tende a rivalutare sempre di più il ruolo dell'esperienza reale, quindi anche di quella traumatica

John Bowlby : trauma e attaccamento
Uno dei primi scritti di B è del 46, in cui va a osservare 44 ladri adolescenti, in cui arriva a ipotesi evolutive, in cui i comportamenti delinquenziali di questi adolescenti sono ricondotti, ricostruendo la loro storia, a esperienze di inadeguatezze e carenze di cure materne.
Trauma: ogni fenomeno che il bambino sperimenta come interruzione dell’attaccamento.
 
Renè Spitz: il trauma dell’istituzionalizzazione
Dà molto spazio al trauma, ed è colui che precorre gli studi sull'istituzionalizzazione.
Va a vedere cosa succede in bambini istituzionalizzati (quindi separati dai genitori). Ciò che osserva è il fatto che il bambino senza una figura di attaccamento stabile tende a non progredire nel suo sviluppo cognitivo, linguistico ed emotivo, e tende a metter in atto comportamenti autoregolatori o autoaggressivi moltoprimitivi (come quelle identificate da Anna Freud) --> questa situazione viene da lui chiamata depressione anaclitica (di appoggio).

studi anni ‘60:
- Kempe e Kempe (1978) – studiano l’influenza dell’abuso fisico e della trascuratezza sul disagio del bambino e segnalano l’importanza della prevenzione e dell’intervento precoce --> individuano la sindrome del bambino picchiato – battered child syndrome
- Dagli anni ‘80 nuovo interesse per l’abuso sessuale
- Negli anni recenti focalizzazione sul concetto di neglect (trascuratezza emotiva e fisica)

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO SOCIO-AFFETTIVO di Mariasole Genovesi
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