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Abiure e sentenze



Abiure e sentenze: le abiure possono essere leggere, se leggero è un reato, e secondo questa impostazione, l'abiura lieve (de levi) è quella che corrisponde alla cerimonia privata, all'auto de fé privato, mentre l'abiura de vehementi avviene nell'auto de fé pubblico e con la tortura pubblica delle accuse che sono state mosse. Questa differenza è sostanziale tra le due inquisizioni: l'auto de fé pubblico è tipico dell'inquisizione spagnola, mentre l'inquisizione romana non lo pratica o per lo meno, lo ha praticato in alcuni decenni del '500 (1552 un imputato mandato al rogo), ma in generale c'è un'idea, una convinzione che l'auto de fé sia una propaganda per il crimine commesso e non una pedagogia che serva da deterrente per un reato. Vi sono due modi di vedere la cosa opposti: l'inquisizione spagnola pensa che se si fa vedere il pentimento, lo spettacolo rivolto al popolo, la popolazione è contenta e nello stesso tempo si fa vedere come vengono puniti i colpevoli dunque vince la giustizia del Re e della Chiesa e si fa vedere come i penitenti rifiutano il loro errore, perché l'abiura avviene pubblicamente, dunque gli spagnoli considerano tutto questo come pedagogico, come deterrente per i reati puniti di volta in volta; al contrario la Chiesa cattolica lo vede come una propaganda per i reati che vengono commessi, dunque preferisce fare gli auto de fé privati e soprattutto non esibire le condanne in pubblico, convinta com'è la Chiesa che giustiziare un eretico è la sconfitta per la Chiesa stessa.
Tra le pene che vengono culminate c'è anche il carcere: esso è relativo alla durata dei processi, sono carcerazioni in attesa del processo. Il carcere non è una condanna se non nella sua forma di carcere del patto nelle galere. Esiste anche una carcerazione che chiamano "ergastolo", che per noi significa carcere a vita, ma in questo caso non è un carcere perpetuo, dura da 3 a 8 anni; la cosa paradossale è che l'ergastolo viene considerato una punizione minore rispetto alla galera o ad altre forme di punizione. Questo perché in verità l'ergastolo si può scontare nei conventi, in luoghi particolari dove gli inquisiti possono anche uscire, è una forma di semi-libertà, che possono scontare anche nelle loro abitazioni. Esistono anche condanne più gravi: quella della galera possono anche essere condanne a morte per i molti anni trascorsi in esse; oltre al rogo, ci sono anche condanne allo strangolamento e in particolare a Venezia la condanna capitale avviene tramite annegamento. Ci sono anche dei casi in cui si prospetta l'ipotesi di far scontare la galera agli schiavi: in quanto proprietà del padrone, lo schiavo subirebbe la pena al posto del padrone.
I prigionieri in ergastolo venivano frequentemente mantenuti dalle proprie famiglie, dai loro correligionari o dai loro protettori, mentre i poveri venivano mantenuti dal Sant'Uffizio, anzi il costo del mantenimento viene sottratto dai possedimenti, dai beni dell'imputato. Il notaio infatti, nel momento dell'arresto, fa sequestrare i beni, fa l'inventario dei beni dell'inquisito e da questi si sottraggono i soldi per il mantenimento (anche il mantenimento è diverso tra i tribunali).
Tutti i tribunali sparpagliati tra i vari Stati italiani si comportano in maniera conforme l'uno all'altro, ma c'è la possibilità di fare appello a Roma, al Papa: nel caso in cui la commissione che ha in carica il processo, vede che ci sono ragioni di questo appello, avoca il processo a Roma e lo fa ex novo. La cosa interessante è che ci si possa rivolgere a Roma come se fosse un'istanza superiore, questa cosa esiste anche nel Sant'Uffizio spagnolo, ma esiste solo teoricamente dal momento che è previsto nel manuale degli inquisitori, la procedura lo prevede ma gli inquisitori (anche i siciliani) evitano l'appello al Papa perché lo sentono come una diminuzione della propria autorità. Possono esercitare questo rifiuto proprio perché essi non rispondono al Papa ma al Re. Questo quindi priva gli imputati spagnoli di una carta in più rispetto a quelli degli Stati italiani. Ci sono dei casi in cui, quelli che si aspettano di essere accusati dal tribunale, scappano e si fanno processare a Roma dove spesso vengono sentenziati benevolmente e poi, tornati nelle loro città, il tribunale non potrà più far nulla contro di loro. In particolare Venezia è un tribunale blando, benevolo perché misto, formato da tre giudici e tre laici che il Senato di Venezia pone per la lotta alla giurisdizione.
Roma dunque sarebbe un tribunale d'Appello nel caso in cui si riesca ad avere acceso a questo foro romano. C'è uno scetticismo romano nei confronti di una serie di reati, soprattutto nei confronti dei reati di stregoneria, negromanzia e altri. Si contestano le decisioni dei tribunali locali; tra le pene c'è anche il sanbenito, lo stesso abito penitenziale che serve come punizione per la vergogna esibita.

Uno stesso inquisitore si può comportare in maniera difforme, in contesti diversi ci possono essere esiti diversi.
La sentenza di morte è usata da tutti i tribunali, però ci sono tribunali che esprimono una maggiore severità nei confronti dei protestanti: così come in Spagna sono gli ebrei il primo bersaglio, qui sono i protestanti. Molte sentenze di morte vengono comminate ma non vengono eseguite, cioè vengono successivamente cambiate in pene più lievi, e quindi la severità che viene dichiarata attraverso le sentenze di morte non è tutta quella che appare prima di tutto perché alcune vengono commutate e poi anche perché molti di questi condannati sono condannati in contumacia (un giudizio viene fatto nei confronti di qualcuno non presente, perché fuggito, scappato all'estero), in questi casi le condanne a morte nel tribunale romano non le fanno, mentre in Spagna le fanno bruciando in effige o in statua il condannato, in assenza dell'imputato.
Black vuole demolire la leggenda nera dell'inquisizione romana, nera perché esagera la crudeltà, il numero delle sentenze a morte e le sedute di tortura, mentre in realtà tutto questo non è vero ma lo può essere semmai per la Spagna (sempre per Black).
Per quanto riguarda i familiari, essi sono molto importanti nell'inquisizione spagnola e in particolare in Sicilia, il legame tra l'inquisizione e il tessuto sociale che la sosteneva è stato considerato un elemento che anticipa i moderni rapporti mafiosi. Questo però non è vero perché la mafia si è sviluppata solo a partire dall'800. I familiari, la famigliatura è un'istituzione che organizza in un corpo i familiari, coloro che danno manforte al Sant'Uffizio, coloro che collaborano con il tribunale in tutte le fasi della sua attività. Dal momento che essere familiari implica tutta una serie di privilegi, tutti vorrebbero esserlo ma soprattutto, quelli che si iscrivono nel rango della famigliatura sono aristocratici. La famigliatura infatti cresce in maniera esponenziale, tale per cui nei primi decenni del '600 in Sicilia parrebbero esserci 25.000 familiari, sebbene essi sono definiti "tutti i ricchi, i nobili e i delinquenti": essi vanno sotto il Sant'Uffizio perché possono godere di un foro privilegiato. I familiari infatti, anche se commettono un reato penale, non di fede, vengono giudicati dal Sant'Uffizio che li giudicherà con l'attenzione dovuta ai suoi membri, aiutanti. Dunque si sottraggono alla legge del regno, forse sono esenti dal pagare le tasse; spesso sono persone che portano armi e sono protetti dal tribunale tale per cui riscuotono i crediti degli inquisiti; inoltre, sono loro che amministrano molto spesso i beni sequestrati agli inquisiti. Ci sono conflitti giurisdizionali molto frequenti a proposito dei familiari, i quali se vengono catturati dai soldati dei viceré, vengono immediatamente ripresi e portati all'inquisizione dove appartengono. Siamo di fronte a un istituto certo fatto da prepotenti, ricchi, nobili e delinquenti. In realtà questi delinquenti formavano una specie di blocco sociale con il Sant'Uffizio, un blocco sociale che si contrappone, che è impermeabile e non si lascia governare da quelle che sono le vere istanze di governo come poteva essere il viceré e la magistratura regia. Sono quindi un corpo a parte che non ha nulla a che fare con la mafia. Questa idea nasce in seguito alla diffusione di un libretto da parte di un professore universitario di storia, secondo cui la mafia non si chiamava così e secondo cui, non tanto sulla famigliatura, quanto sul tipo di sopraffazioni, inganni, complicità e corruzioni degli uffici pubblici che avvenivano nel XVI secolo esistono i prodromi della mafia. In realtà non è così perché la mafia nasce in Sicilia dopo l'abolizione della feudalità nel 1812, perché abolita la feudalità vengono aboliti tutti i privilegi del barone feudatario, tra cui la giustizia del barone, gli uomini, i "bravi" che rappresentavano il suo braccio armato. Tutti questi, abolito il feudo, si sciolgono e dunque hanno organizzato un sistema molto complesso nei quali c'era un livello inferiore degli uomini armati, un livello intermedio in cui vi erano i funzionari e gli eletti dei comuni siciliani e un livello superiore composto dai proprietari terrieri; questi si organizzano, si mettono in collutta (assieme) e cominciano rubando intere greggi. Viene così a formarsi un tenebroso sodalizio che opera come una borghesia organizzata.

Tratto da STORIA DELL’INQUISIZIONE ROMANA di Federica Palmigiano
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